Dalla metamorfosi alla metastasi.

Dalla metamorfosi alla metastasi.

Di Apostolos Apostolou

La metamorfosi che conosciamo tutti è quando il bruco diventa farfalla. Il bruco e farfalla non avessero alcun legame genetico, però una serie di trasformazioni accompagnano il bruco nel percorso che lo condurrà verso una trasformazione radicale, la metamorfosi. Le metamorfosi ( Metamorphoseon libri XV ) è il titolo di un poema epico – mitologico di Publio Ovidio Nasone ( 43 a. C – 18 ) incentrato sul fenomeno della metamorfosi.

Il racconto più noto di Kafka,”La metamorfosi”, è uno dei più ‘impressionanti’, ed è anche quello che si presta alle più disparate interpretazioni. il giovane Gregor Samsa un mattino si risveglia senza ‘essere più luì, perché nel corso della notte si è trasformato, senza nemmeno rendersene conto, in un insetto.

Nel mondo letterario il tema della metamorfosi, tra l’altro, è stato trattato da Stevenson in lo strano caso del Dr Jekill e Mr Hyde, anche Oscar Wilde con il ritratto di Dorian Grey.

Nella mitologia greca spesso sono gli dèi a cambiare forma: Giove si muta in toro per rapire Europa, in cigno per Leda e in pioggia d’ oro per Danae. Ma anche in Esiodo (e successori) essa avviene attraverso un intervento divino, per ristabilire un ordine violato dall’uomo.

Un altro esempio dalla mitologia greca può essere Aracne, la tessitrice che, dettasi più abile di Minerva, viene trasformata in un ragno che tesse incessantemente la sua tela. Metamorfosi è un termine che può riferirsi a diversi contesti, stati, situazioni e indica una trasformazione radicale.

Mentre abbiamo la metamorfosi del neutrino, una delle particella più piccole e sfuggenti finora note che riesce a cambiare identità, trasformandosi da un tipo di neutrino in un altro tipo di neutrino.

Il tema delle metamorfosi, espone un dipinto del pittore cinquecentesco Domenico Beccafumi che illustra la storia di Deucalione e Pirra, una delle metamorfosi più celebri narrate da Ovidio. Anche ci sono metamorfosi come le donne che si trasformano in alberi Delvaux, o delle foglie che hanno forma di uccelli Magritte.

“La Pioggia Nel Pineto” “La pioggia nel pineto” è una delle più belle liriche di Gabriele d’Annunzio. Il tema centrale della lirica quindi è quello della metamorfosi: il poeta e la donna amata si fondono gradualmente con lo spirito stesso del bosco. Ma proprio l’opera di Hermann Hesse le metamorfosi di Piktor.

Qui Hermannn Hesse parla di eterna metamorfosi di vita mezzo la personalità di Piktor. “ Piktor fu trasformato, perché questa volta aveva raggiunto la giusta, l’eterna trasformazione, perché da una metà era diventato l’intero. D’ora in poi avrebbe potuto trasformarsi quanto volesse.

Continuamente scorreva il flusso incantato del divenire attraverso il suo sangue, eternamente prendeva parte al creato che sorgeva ogni ora nuovo. Egli diventò capriolo, diventò pesce, diventò uomo e serpente, nuvola e uccello. Ma in ogni forma era completo, era una coppia, aveva la luna e il sole, aveva in sé il maschio e la femmina, scorreva come un fiume gemello attraverso le terre, stava come una duplice stella nel cielo.”

Il discorso delle Tre Metamorfosi di Zarathustra (di Friedrich Nietzsche) ha come oggetto il passaggio dell’uomo dalla sua condizione inferiore alla coscienza di sé: il cammello, il leone e il fanciullo sono simboli del progredire umano verso la propria autoliberazione dalla religione e dalla morale, in direzione dell’innocenza dell’Oltreuomo.

Si apre così il capitolo delle “Tre metamorfosi” del “ Così parlò Zarathustra ” del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche. Qui le metamorfosi alludono alla condizione del genere umano attraverso le epoche. Il cammello è l’animale da soma che accetta ciò che gli viene imposto, che viene caricato dei pesi maggiori e inginocchiandosi dinanzi al suo destino è la categoria dei razionalisti, che da Socrate a Kant si impone nella storia della filosofia.

Come l’uomo cristiano, che ha deciso di subordinare la sua vita alla fede e al comando di qualcun altro. Nella prima metamorfosi il cammello diventa leone, l’animale che si caratterizza per il rifiuto continuo ad accettare il mondo così com’è.

Ma anche il leone, secondo il filosofo, è troppo legato al passato. l’uomo affermando con forza la propria volontà è in grado di uccidere Dio, dicendo no al Tu devi, e creandosi la propria libertà, ma ancora non ha la forza per fare nuovi valori. Per la fondazione di nuovi valori e l’affermazione della propria volontà di potenza, a cui Nietzsche vuole indirizzare il genere umano occorre ricercare un altro modo di dire “si”, innocente e nuovo come quello di un fanciullo.

Dopo la morte di Dio, che liberata dalle catene del “Tu devi” so manifesta ora pienamente nel suo carattere di volontà di potenza. Solo il fanciullo può annunciare l’avvento del Super-uomo, colui che si sottrae dal peso della storia e del passato e che al rifiuto accompagna lo spirito creativo e il gioco.

La nuova metamorfosi dell’uomo sono i cloni, cioè la società clonica. Un tempo il corpo era la metafora dell’anima, poi divenne la metafora del sesso, oggi non è più la metafora di nulla, è il luogo della metastasi, della concatenazione macchina di tutti i suoi processi, di una programmazione all’infinito senza organizzazione simbolica, senza obiettivo trascendente, nella pura promiscuità con stesso che è anche quella dei sistemi reticolati e dei circuiti integrati.

Con altre parole la metamorfosi è morta viva la metastasi. La metastasi è la nuova macchina che si chiama Metà uomo. Sono gli androidi, cioè robot umanoidi, provvisti di apporti biologici, spesso allo scopo di aumentare la loro somiglianza con l’essere umano.

Tutti parlano di cyborg o organismo cibernetico – anche organismo bionico – indica l’unione omeostatica costituita da elementi artificiali e un organismo biologico. Tutti i tentativi attuali tra cui ricerca biologica più avanzata, tendono verso la messa a punto di una tale sostituzione genetica, di riproduzione sequenziale lineare di clonaggio, di partenogenesi, di piccole macchine celibi. Antonio Caronia nel libro, “il cyborg – Saggio sull’uomo artificiali” scrive, p,106.

«Mentre l’automa settecentesco, quello concreto e materiale costruito dai grandi atomisti, aveva anche l’effetto di rassicurare riguardo all’eccellenza del corpo dell’uomo (così complesso da essere imitato) e dalla sua mente (così acuta da essere capace di realizzare quell’imitazione), il robot, l’androide, il cyborg della fantascienza annunciano invece il declino dell’uomo quale noi lo conosciamo, o quale pensiamo di conoscerlo da ciò che la storia e l’abitudine ci hanno tramandato, e la nascita di un nuovo uomo, simbionte della creatura che egli stesso ha costruito ma ormai in qualche modo automatizzato».

“Quando il bruco diventa una farfalla? Quando scopre il desiderio di volare”. Diceva Antonio Curnetta. Però oggi il bruco non scopre il desiderio di volare. Perché l’uomo oggi entra in un processo di virale di in distinzione.

Metamorfosi e corpo.

Cercando il corpo al paesaggio di un nuovo realismo .Cercando il corpo del desiderio dentro la poesia del reale, che cosa possiamo dire ? La verità è che non vi è neppure una parola in Omero in grado di dire il corpo nella sua totalità.Il soma in greco antico (cioè il corpo) è un’invenzione platonica, in esso il corpo diviene quella totalità chiusa, e aperta insieme, gerarchica e psicocentrata in Platone come filosofico – scientifica, che è tutt’ora imperante. Nella filosofia antica e medioevale possiamo rintracciare due concezioni di questa relazione anima-corpo: la prima risale all’interpretazione orfico – pitagorica secondo la quale il corpo è un’entità di natura completamente diversa e separata rispetto all’anima.

Platone sostiene che il corpo è la tomba dell’anima.(Fedone 66b), cioè un ente corruttibile e mortale di cui l’ anima, caduta dal suo stato meramente intellettuale ed eterno sarebbe prigioniera. Un’altra concezione del rapporto anima-corpo troviamo in Aristotele che sostiene che le due entità non sono separate ma costituiscono elementi separabili di un’unica sostanza : il corpo è la materia intesa come potenzialità, quella che offre possibilità di sviluppo, l’anima è la forma, la realizzazione di quelle possibilità materiali tramutatesi in attuali.

L’anima è la vita che possiede in potenza un corpo. Il corpo cioè è un puro e semplice strumento dell’anima: ma non uno strumento inerte ma tale che possiede “in se stesso il principio del movimento e della quiete”. Spinoza concepisce «la mente e il corpo come un solo identico individuo, che è concepito ora sotto l’attributo del pensiero, ora sotto quello dell’estensione» Nel pensiero filosofico moderno e contemporaneo come per esempio nella filosofia di Nietzsche il corpo esiste come principio di verità.(Gli odiatori del corpo).

Mentre la filosofia idealistica come la filosofia di G. Berkeley per cui soltanto la mente e le sue percezioni esistono (Trattato sui principi della conoscenza umana ). Secondo Arthur Schopenhauer, il corpo è nella sua essenza, cioè come “volontà di vivere”. Cosi il corpo diventa uno strumento degli oggetti materiali semplici oggettivazioni della volontà. E Henri Bergson sostiene che il corpo è un semplice strumento dell’azione pratica di una coscienza spirituale. Secondo E Husserl il corpo è un’esperienza vivente che viene isolata mediante una serie di riduzioni fenomenologiche (Meditazione cartesiane ). “Gli spiriti sono qui, dove sono i corpi, nello spazio e nel tempo naturali, ogni volta e fintanto che i corpi sono corpi viventi. Husserl”.

Alla concezione husserliana del corpo richiamano in modi diversi, come J, P, Sartre (L’ essere e il nulla) è presente in ogni progetto della coscienza in quanto rende possibile l’apertura al mondo e agli altri. e anche M. Merleau – Ponty (Fenomenologia della percezione) qui M. Ponty torna il tema dell’apertura al mondo, resa possibile da quella dimensione originaria in cui la consapevolezza che abbiamo del nostro corpo.

Però Il corpo parla. Il corpo racconta, e anche possiamo dire che il corpo chiede aiuto.E proprio Il corpo è il luogo in cui s’inscrive il potere, è il dominio esteso di una torsione di senso. Sostengono M. Foucault, Gilles Deleuze, e Giorgio Agamben. “Il potere si è addentrato nel corpo, esso si trova esposto nel corpo stesso.” Il corpo diviene una totalità in cui le differenti parti si trasformano in “organi”, ognuno finalizzato all’efficienza e produttività dell’intero, e il potere vuole il corpo come si fa chiusura difensiva verso tutto ciò che è “fuori” e che è visto come negativo, pericoloso, da eliminare.

Viviamo quello tecnico-politico, costituito da tutto un insieme di regolamenti militari, scolastici, ospedalieri, e da processi empirici e ponderati per controllare o correggere le operazioni del corpo. Il corpo diventa come Il cilindro beckettiano (possiamo ricordare Le dépeupleur, 1970 “Lo spopolatore” di Samuel Beckett), non è dunque semplicemente un edificio di reclusione, ma un dispositivo architettonico del controllo e della sorveglianza, in cui ciò che conta è l’insieme dei meccanismi grazie ai quali il singolo scompare per lasciare il posto ad una massa anonima di individui separati e incapaci di relazioni.

La libertà del corpo è libertà in situazioni. Il corpo diventa il feticismo dei bisogni. Quando i valori di scambio organizzano il mondo, anche il corpo spetta nella situazione di scambio. K Marx scisse: “L’uomo, infatti, è un ente corporeo che ha nulla natura il suo corpo inorganico con il quale egli deve rimanere in un processo continuo” .

Nella psicoanalisi il corpo diventa voce e presenza. Binswanger scriveva: “ Si deve pensare soprattutto e unicamente al modo con cui il corpo assume rilevanza psicologica e psicopatologica come dato corporale o come presenza corporale con tutte le sue essenziali modalità a priori e con tutte le sue possibilità fattuali di alterarsi.”

Ma anche il corpo diventa un senso, che compone sensi. “Il corpo è un carniere di sensi, il segno è un corpo disincarnato” sosteneva J. Baudrillard.Nel rapporto preciso tra significante e significato il corpo diventa un sistema di segni. Nell’arte il corpo diventa un riflesso diretto della percezione del sé .Il nostro corpo nell’arte è il percorso che significa la percezione del sé e degli altri nella storia. Il filosofo indiano Svami Prajnanpad diceva che il corpo dovrebbe diventare sensibile come un occhio. Il poeta greco K. Kavafis scrisse una poesia con titolo Ricordati, mio corpo.

Ricordati, mio corpo…

Corpo, ricorda non solo quanto sei stato amato
non solo i letti dove hai giaciuto
ma i desideri, anche,
brillanti, chiari per te negli occhi
che tremavano nella voce – da un qualche
ostacolo casualmente impediti.
Ora che tutto ormai è nel passato, pare
che in qualche modo a quei desideri
tu avessi ceduto – come brillavano,
ricordalo, negli occhi su te fissi;
e nella voce, come tremavano per te, ricorda, corpo.

Anche A. Artaud, descrive la struttura del mio corpo e la struttura è sempre struttura d’espropriazione. La divisione del corpo in organi, la differenza interna della carne apre la carenza, attraverso la quale il corpo si fa assente a se stesso, dando a intendere di essere, o credendo di essere lo spirito. Come diceva Derrida. ( A.Artaud, Ci-gît in Artaud le Mômo, Ci-gît e altre poesie, op. cit., pag. 29.)

Il corpo è il corpo, / esso è solo / e non ha bisogno di organi, / il corpo non è mai un organismo, / gli organismi sono i nemici del corpo, / le cose che lo costituiscono / avvengono da sole / senza il concorso di alcun organo, / ogni organo è un parassita, / ricopre una funzione parassitaria / destinata a far vivere un essere / che non avrebbe dovuto essere là. […] La realtà non è ancora costruita perché i veri organi del corpo umano non sono ancora composti e piazzati.

E’ quello, che dicevano Deleuze e Guattari sottolineano il fatto che il corpo “sotto gli organi sente larve e vermi ripugnanti, e l’azione di un Dio che lo sconcia o lo strangola organizzandolo”, specificando come, allo stesso tempo, “il corpo soffra d’essere così organizzato, di non avere un’altra organizzazione o assolutamente nessuna organizzazione” G. Deleuze e F. Guattari, L’anti-Edipo, p, 9,10.

Il corpo ha un destino. Un destino come prontezza creativa. Ogni corpo, come afferma lo studioso José Gil, è segnato da simile destino che lo costringe a portare le stigmate di una manipolazione occulta:I corpi saranno condannati a ripetere all’infinito il rito della conformità al Significante supremo: cercheranno senza sosta di incarnarsi, ossia di obbedire alla regola che li porta ad apparire nella loro carne (in sfacelo) come presenza pura del Significante supremo e dispotico.

È la via insegnata da tutte le religioni, sia nell’eucarestia (dove l’incarnazione del corpo di Cristo ha il fine di cambiare il corpo – e lo spirito – del fedele), sia in qualsiasi pratica che, come nel buddismo, mira a riprodurre nel corpo umano il “corpo glorioso” del Buddha. Si tratta sempre della presenza di un Senso supremo che deve essere realizzato. Questa si chiama incarnazione J. Gil, Corpo in Enciclopedia, Torino, Einaudi, 1978, vol. III, pag. 1132.

Apostolos Apostolou. Professore di filosofia.

Redazione Radici

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