Putin come Hitler, quel passaggio di Draghi scritto ma non detto

Putin come Hitler, quel passaggio di Draghi scritto ma non detto

Vero, nei resoconti ufficiali ci sarà solo quello che poi viene effettivamente pronunciato. Specie se l’intervento si svolge in Parlamento. Eppure quella frase presente nel discorso scritto del premier, ma che poi Mario Draghi ha saltato, rivela comunque una preoccupazione altissima su quello che potrebbe accadere nei prossimi giorni. Se davvero dovessimo trovarci di fronte a un leader invasato, in preda al delirio di onnipotenza e a quel punto capace anche dell’irreparabile.

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Perché la guerra all’Ucraina, ha detto Draghi, è un attacco alla democrazia di fronte al quale l’Italia non intende girarsi dall’altra parte. “L’aggressione – premeditata e immotivata – della Russia verso un Paese vicino – questo il testo non pronunciato – ci riporta indietro di oltre ottant’anni, all’annessione dell’Austria, all’occupazione della Cecoslovacchia e all’invasione della Polonia. Non si tratta soltanto di un attacco a un Paese libero e sovrano, ma di un attacco ai nostri valori di libertà e democrazia e all’ordine internazionale che abbiamo costruito insieme”.

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Eccola la dura risposta proprio a chi, come Putin, ha giustificato l’invasione dicendo che andava a ‘denazificare’ l’Ucraina. E si sorride amaro, in questo momento drammartico, buio, ad ascoltare alcuni parlamentari che fino a ieri vantavano l’amicizia con l’autocrate russo, oggi cercare di cavarsela con ‘Putin chi? Mai sentito… Ah, ci sono foto con lui? Fingevo…’.

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I missili distruggono, il numero dei morti aumenta. Il tempo è contro Putin e il suo esercito, ecco perché molti temono che in queste ore si cercherà di portare il colpo mortale all’Ucraina. Ed è vero quello che ha detto il premier Draghi, “l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia segna una svolta decisiva nella storia europea. Negli ultimi decenni, molti si erano illusi che la guerra non avrebbe più trovato spazio in Europa. Che gli orrori che avevano caratterizzato il Novecento fossero mostruosità irripetibili… Che l’integrazione economica e politica che avevamo perseguito con la creazione dell’Unione europea ci mettesse al riparo dalla violenza. Che le istituzioni multilaterali create dopo la Seconda guerra mondiale fossero destinate a proteggerci per sempre. In altre parole, che potessimo dare per scontate le conquiste di pace, sicurezza, benessere che le generazioni che ci hanno preceduto avevano ottenuto con enormi sacrifici”.

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Oggi la guerra e la morte, “le immagini che ci arrivano da Kiev, Kharkiv, Mariupol e dalle altre città dell’Ucraina in lotta per la libertà dell’Europa segnano la fine di queste illusioni. L’eroica resistenza del popolo ucraino, del suo presidente Zelensky, ci mettono davanti una nuova realtà e ci obbligano a compiere scelte fino a pochi mesi fa impensabili“. Ma non tutti i russi seguono Putin, “dobbiamo ricordarci che questo non è uno scontro contro la nazione e i suoi cittadini – molti dei quali non approvano le azioni del loro Governo”, ha sottolineato Draghi. “Dall’inizio dell’invasione, sono circa 6.000 le persone arrestate per aver manifestato contro l’invasione dell’Ucraina – 2.700 solo nella giornata di domenica. Ammiro il coraggio di chi vi prende parte. Il Cremlino dovrebbe ascoltare queste voci e abbandonare i suoi piani di guerra“, ha aggiunto il presidente del Consiglio.

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A chi fino all’ultimo ha pensato ad una mossa avventata, Draghi ha fornito prove che così non è stato: l’attacco della Russia all’Ucraina “era stato premeditato da molto tempo… man mano che andiamo avanti vediamo certe azioni, ad esempio le riserve della Banca centrale russa sono aumentate sei volte dall’invasione in Crimea a oggi, perché allora ci fu una grossa difficoltà, le riserve sono aumentate e alcune sono state lasciate in deposito presso altre banche centrali in giro per il mondo e altre in banche normali”. Ora, però, ha spiegato Draghi, “non c’è quasi più nulla, è stato tutto portato via, e queste cose non si fanno in un giorno, ma in mesi e mesi, quindi non ho alcun dubbio che ci sia stata molta premeditazione, se si vuole molta preparazione”.

Redazione Radici

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