C’era una volta il ’66: il cinema italiano al primo festival mondiale delle arti negre

C’era una volta il ’66: il cinema italiano al primo festival mondiale delle arti negre
Un omaggio e una riscoperta dei rapporti tra Italia e Senegal attraverso la settima arte. Il recente ritrovamento di alcuni documenti nell’archivio audiovisivo senegalese riguardanti il Primo Festival Mondiale delle Arti Negre che si tenne nell’aprile del 1966 a Dakar, hanno rivelato che la presenza e la collaborazione tecnica italiana furono un contributo determinante al successo della sezione cinematografica del festival.
Per questo, l’Istituto Italiano di Cultura di Dakar ha presentato, con il patrocinio della Direzione del cinema del Ministero della Cultura senegalese, una proposta culturale dell’Associazione Atelier MamiWata, in continuità con il progetto di salvaguardia e valorizzazione dell’archivio audiovisivo senegalese, nel quale l’associazione è impegnata dal 2019, che di aprirà domani, 17 febbraio, per concludersi poi il prossimo 10 marzo.

L’Italia non si distinse solamente dietro le quinte dell’organizzazione, ma fu protagonista anche all’interno del concorso con la presenza di 6 film. Tra questi, “Alla scoperta dell’Africa” di Folco Quilici, inserito nella categoria lungometraggi, venne assegnata l’Antilope d’Argento, il premio per il miglior documentario.

In programma due film sul jazz e il suo contributo alla lotta per i diritti degli afroamericani: “Noi Insistiamo! Suite per la libertà subito” e “Appunti per un film sul jazz” di Gianni Amico, che saranno presentati in collaborazione con la Cineteca di Bologna.

La proiezione di apertura si svolge nel giardino del Museo Theodore Monod, in collaborazione con IFAN. Per questa serata verrà proiettato il documentario “Il festival di Dakar”, girato durante l’evento dal giornalista Sergio Borelli, recentemente scomparso.

Questo documento è uno dei rari resoconti prodotti sul festival, che è stato il primo e uno dei maggiori eventi culturali panafricani del Continente e della Diaspora.
Il film di Borelli è stato scelto per aprire il ciclo perché permette di introdurre e contestualizzare storicamente e meglio comprendere tutti gli altri film. Non è mai stato proiettato in Senegal, quindi è una prima nazionale dalla sua uscita nel 1966, e sarà presentato dal giornalista e veterano della critica cinematografica Baba Diop e dalla figlia del giornalista Caterina Borelli.

Il programma, che occupa 4 serate tra febbraio e marzo 2022, si arricchisce di un titolo del cinema neorealista italiano, “Miracolo a Milano” di Vittorio De Sica, film citato nei documenti degli archivi senegalesi, destinato ad integrare la collezione della cineteca nazionale.
Si parte dunque domani, 17 febbraio, alle 18.30 nel Giardino del Museo Theodore Monod, con “Il festival di Dakar” di Sergio Borelli.
Proiettato per la prima volta in Senegal, “Il festival di Dakar” è stato realizzato durante il Primo Festival Mondiale delle Arti Negre da Sergio Borelli, giornalista corrispondente della Rai. Dopo la sua diffusione in Italia, non è mai stato visto in Senegal.

Si tratta quindi di un’anteprima nazionale che sarà presentata da Baba Diop, veterano della critica cinematografica africana, memoria vivente del cinema del continente e vicepresidente dell’associazione Atelier MamiWata.

Secondo appuntamento il 24 febbraio, sempre alle 18.30 nel Giardino dell’Istituto Italiano di Cultura, con “La scoperta dell’Africa”, di Folco Quilici (Italia 1966 – serie di documentari in 2 episodi: “Gli anni del risorgimento”, “L’Africa scopre se stessa” VO sottotitolato in francese – Antilope d’Argent FMAN). Il documentario di Folco Quilici ha vinto il premio per il miglior documentario straniero, l’Antilope d’argento. È composto da 7 episodi, due dei quali sono stati scelti per questo ciclo: “Gli anni del risorgimento” e “L’Africa scopre se stessa”.

Folco Quilici è stato un regista, fotografo e scrittore italiano. Fu un apprezzato documentarista, attivo nella diffusione naturalista dagli anni cinquanta del XX secolo.
Poi ancora il 3 marzo, stessa ora e stesso luogo del secondo appuntamento, con “Noi insistiamo! Suite per la libertà subito” (Italia 1964 – 16′ b/n) e “Appunti per un film sul jazz” (Italia 1965 – 35′ b/n), due film di Gianni Amico.

I due film di Gianni Amico, in concorso al festival, raccontano la storia del jazz nel contesto della lotta per i diritti dei neri americani. Regista, sceneggiatore e critico cinematografico, oltre che culturale
Gianni Amico è stato una figura unica nella cultura italiana del XX secolo. Si occupò di cinema, jazz e musica brasiliana, politica, arte e analisi intellettuale. Ha lavorato con Bertolucci, Godart e Rocha, tra gli altri. È il primo a portare in Italia Gato Barbieri, amico di una vita, così come Don Cherry, Steve Lacy ed Enrico Rava.

Si chiude con l’appuntamento, sempre alla stessa ora e nello stesso luogo, il 10 marzo, con “Miracolo a Milano” di Vittorio De Sica (Italia 1951 – 100′ b/n, VO con sottotitoli in francese).

Il film “Miracolo a Milano” di Vittorio De Sica non era in concorso al WFDF. Piuttosto, era menzionato nei documenti degli archivi audiovisivi della DCI come un film da acquisire per arricchire la collezione della cineteca nazionale. Vittorio De Sica è uno dei registi più influenti della storia del cinema, fu anche attore di teatro e documentarista. È considerato uno dei padri del neorealismo e uno dei più grandi registi e interpreti della commedia italiana.

I suoi film “Sciuscià”, “Ladri di biciclette”, “Ieri, oggi, domani” e “Il giardino dei Finzi Contini” hanno vinto l’Oscar come miglior film straniero.

Redazione Radici

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.