Rivitalizzare i Borghi con il Turismo delle Radici

Rivitalizzare i Borghi con il Turismo delle Radici
 Un nuovo inizio di percorso da un lato, una prosecuzione di un cammino iniziato nel 2018 dall’altro. Due strategie di due Ministeri che intrecciandosi possono creare un quid che, nelle intenzioni, vuole risollevare delle parti specifiche dell’Italia: i borghi spopolati nello Stivale e l’Italia che non risiede in Italia, gli italiani nel mondo. Il tutto portando beneficio a uno dei settori più colpiti dalla pandemia, il turismo.

C’è questo assunto alla base dell’accordo siglato questa mattina, 10 febbraio, al Ministero della Cultura, tra Angelantonio Orlando, direttore generale dell’Unità di Missione per l’attuazione del PNRR del MIC, e il Direttore Generale per gli Italiani all’Estero del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Luigi Maria Vignali. Un accordo che dà il via ufficiale al progetto PNRR Il Turismo delle radici – una strategia integrata per la ripresa del settore del turismo nell’Italia post covid-19”.

Il progetto Turismo delle Radici, infatti, “si sposa perfettamente”, come spiegato da Orlando a margine della firma dell’accordo, con l’investimento per l’“Attrattività dei Borghi” del PNRR. Borghi che sono da anni molto attenzionati dal MIC e che ora potranno puntare, per ripopolarsi e rivitalizzarsi, su quel turismo “sentimentale e non episodico” rappresentato e incarnato dagli italiani all’estero e – ancora più a largo spettro – da tutti gli italo-discendenti, di cui si contano circa 80 milioni di individui sparsi in 5 continenti.
L’intervento per i Borghi italiani, ossia quelli con meno di 5 mila abitanti, è “stato molto voluto dal MIC” e rappresenta un “investimento molto significativo: 1 miliardo di euro”, ha spiegato sempre Orlando. E per metterlo in pratica, essendo un progetto triennale (dunque fino al 2024), il Ministero della Cultura sta già avviando le due linee di intervento:

“riqualificare materialmente 229 borghi per valorizzarli e farli tornare attrattivi” e “attivando bandi” per rivitalizzarli anche culturalmente. Gli interventi per metterli in pratica, sempre secondo quanto appresso dal rappresentante del MIC, saranno sia “a livello materiale” che “a livello culturale” valorizzando e riscoprendo le “tradizioni”. È proprio qui che il progetto si interseca con gli italo-discendenti, figli, nipoti e pronipoti di chi quei borghi li ha vissuti e che vuole riscoprirli per avere idea di dove e in che modo i propri avi sono cresciuti. Per questo, quello firmato oggi, “è sicuramente un ottimo intervento di coinvolgimento delle due strategie”.

A tal ragione, il rappresentante del MIC ha ringraziato fortemente il MAECI, il Direttore Vignali e il Consigliere De Vita, che ha dato vita e coordina il tavolo tecnico.
Ringraziamenti reciproci, come spiegato poi dal Direttore Vignali nel suo intervento: “grazie per questo momento importante e per la collaborazione tra i Ministeri che ha portato alla firma di questo documento. Un inizio di percorso amministrativo importante che consentirà di lanciare in maniera sistemica e strutturata il programma del Turismo delle Radici”. Un inizio di percorso che va ad avvalorare il cammino che “da almeno 3 anni il Maeci ha convintamente seguito riguardo al Turismo delle Radici e che porterà i nostri connazionali a riscoprire le loro origini”.

I borghi sono infatti molto importanti, secondo Vignali: “la ricchezza e il patrimonio costituito dai Borghi Italiani sono un fatto essenziale nella nostra cultura”. A tal ragione, è necessario, secondo lui, “convincere e aiutare i connazionali all’estero a scoprire questo patrimonio che è fatto di luoghi, di bellezze naturali, di bellezze artistiche e di molto altro: artigianato, enogastronomia, tradizioni, costruzioni di alberi genealogici e di tantissime opportunità che vanno coordinate”. Per farlo, il rappresentante del Ministero degli Affari Esteri ha evidenziato la necessità di “formare e preparare” sia i Borghi che gli operatori – in Italia e all’Estero – che accoglieranno questi particolari “turisti emotivi”. Ciò potrà aiutare a dare agli italo-discendenti la possibilità di “riscoprire al meglio quelle che sono le loro radici”.

Ed ecco perché il piano lanciato oggi “prevede attività di formazione, di comunicazione, prevede anche la collaborazione con enti importanti di ricerca e con università”. “Un percorso molto articolato”, del quale si discute nel tavolo tecnico che è in continua crescita dal 2018 ad oggi, che “potrà contribuire alla ripresa del settore turistico e alla rivitalizzazione dei Borghi stessi, perché gli italo-discendenti che li scoprono poi tornano”, poiché questo “è un turismo diffuso sul territorio e non episodico. Spesso acquistano case e ridanno vita” ai piccoli centri italiani ormai desertificati. Per fare tutto ciò, è necessario anche il coinvolgimento diretto degli italiani all’estero e delle loro istanze, come assicurato dal Direttore Vignali in chiusura: “Comites e Cgie fanno parte del Tavolo Tecnico e della programmazione”. Saranno dunque “fondamentali” per fare da “cassa di risonanza” del Turismo delle Radici nel mondo, con una specifica programmazione, per la buona riuscita del progetto.

Redazione Radici

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