Un piatto di solidarietà

Un piatto di solidarietà
 di Nicola Nicoletti
“Di fronte all’Ambasciata d’Italia, tra la pizzeria e il ristorante, da un quarto di secolo Leonardo Nardini, a Città del Guatemala, tesoro di bellezze antiche dai colori intensi, promuove la cultura del Belpaese. Ma non solo. Nardini aiuta anche chi non ce la fa a mangiare. Collabora a sostenere l’ambulatorio pediatrico di un altro italiano, un prete arrivato in Guatemala dalla Campania, padre Angelo Esposito”.

“All’Ambasciata d’Italia ho incontrato padre Esposito, un missionario che cura i poveri indios. Immediatamente abbiamo pensato di fare qualcosa insieme, organizzare cene, finanziare progetti e lotterie per comprare medicine e viveri per El Ospedalito, il centro dove il missionario cura i bambini”.

Da allora, Nardini ed Esposito collaborano a un progetto che non pensa solo a diffondere il made in Italy culinario, ma anche la solidarietà tricolore.
“Come sono finito in Guatemala? Ho conosciuto la mia futura metà in Italia. Lei era giunta dal Guatemala per un corso di studi – racconta Nardini –. Ci innamorammo e ci sposammo. Dopo dodici anni vissuti in Italia, mia moglie volle ritornare in Guatemala, e io l’ho seguita”.

Nardini ha trascorso circa vent’anni nel piccolo Paese centroamericano, terra di piramidi pre-ispaniche e con una natura incantevole. Avendo anche in Italia un’attività di albergatore a Fiumalbo (Modena), centro caratteristico per le stagioni invernali, ha deciso di continuare l’arte della ristorazione in Guatemala, introducendo la tradizionale cucina italiana.
“Ho due ristoranti nel centro della capitale”, spiega con una parlata semplice e allegra. Ma cosa lo affascina di questa terra? “Il Guatemala è un Paese dai mille colori e dalle mille contraddizioni. La gente è molto socievole, e i paesaggi sono bellissimi. Ciò che mi attrae di più è la famiglia, le mie tre figlie”.

Nardini ha conosciuto padre Angelo nel 2018 in occasione della Festa della Repubblica alla nostra ambasciata: un momento importante per chi vive all’estero perché “significa ricordare le origini, e scoprire altri connazionali arrivati per le ragioni più diverse”. Nardini era lo chef ufficiale dell’evento in cui il meglio della pasta, degli affettati e dei dolci, ha incantato i presenti.

“L’ambasciatore italiano mi presentò il sacerdote e, dopo averlo ascoltato, entrammo subito in sintonia. Era un’occasione per vivere la fede tramandata dalla mia famiglia in modo concreto, offrendo opportunità di curarsi a chi è nato in povertà”.
Grazie al suo lavoro, Nardini conosce tante persone sensibili “che possono aiutare padre Angelo e l’ospedale per i bambini che ha fondato. Inoltre non gli faccio mai mancare le delizie italiane ogniqualvolta viene a farmi visita”, grato per un’amicizia nata davanti a un piatto di pasta”. 

Redazione

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