“Into the Woods“: a Shanghai il legno punto di incontro artistico tra Italia e Cina

“Into the Woods“: a Shanghai il legno punto di incontro artistico tra Italia e Cina

Sarà inaugurata il 12 febbraio presso la ArtCN Gallery di Shanghai la mostra “Into the Woods”, che, organizzata in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Shanghai, resterà aperta al pubblico sino al 27 marzo, a cura di Kaimei Wang.
In questa mostra, il legno è il punto di incontro dei due artisti, provenienti da Paesi e generazioni diversi. Guo Donglai realizza lavori con rami di albero, oppure taglia, lucida e riorganizza pezzi di legno in forme e sequenze. Dall’altro lato, il colorato intaglio di carta dipinta di Claudio Diatto origina, in ultima analisi, dal fascino per il bosco, che è stato una costante nel suo lavoro, sviluppato nel corso della sua lunga carriera artistica. A prima vista, questi due artisti, che non si sono mai incontrati, trasmettono lo stesso tipo di passione per il materiale naturale, anche se i motivi che li hanno condotti al tema della foresta sono assolutamente diversi.

Per Claudio Diatto, che ha preso una decisione di ritirarsi nei boschi all’età di 25 anni dopo una traumatica perdita familiare, la foresta è il luogo in cui la sua anima inquieta trova la pace. Il silenzio dei boschi ha guarito le sue ferite e ha generato il potere della creatività che lui ha proiettato nelle sue opere. La pratica di Guo Donglai è sempre stata una riflessione sullo stato delle cose nella loro forma naturale e sulla funzione iniziale dell’arte come mimesi della natura. Partendo dall’opera di Pechino, parte della sua tradizione familiare, e in seguito dai suoi studi di stage design, Guo ha adattato il linguaggio simbolico dell’opera di Pechino alla sua arte e ha impiegato materiale naturale nelle sue tele per creare il reale, l’illusorio e la loro coesistenza.

Le 40 piccole opere colorate su carta della serie Divenire | Become di Claudio Diatto sono state estratte da un grande lavoro intitolato Mano Fertile. Si è deciso di installare una replica del lavoro originale a Shanghai solo per mostrare il piacere di creare arte per Diatto. Attraverso il taglio, la pittura e alla fine il montaggio, l’artista è tornato ai boschi della sua giovinezza. Le brillanti combinazioni di colori in stile Matisse seguono la propria logica e tra la creazione di dettagli figurativi e l’illustrazione di emozioni astratte l’artista si gode l’eufonia della sua pratica creativa. Le opere d’arte di Guo Donglai contengono linee semplici, griglie, rami di alberi, ciottoli. La costellazione di questi elementi forma vari labirinti visivi, in alto e in basso, concavi e convessi, sfidando la nostra capacità percettiva.
Ciò che rende l’incontro dei due artisti ancora più interessante è la loro comune connessione con l’Italia. Diatto è nato a Torino, la città in cui uno dei più importanti movimenti artistici, quello del’Arte Povera, si è sviluppato a partire dagli anni Sessanta. Sono ancora freschi in lui i ricordi degli incredibili incontri, da adolescente, con alcuni dei fondatori del movimento presso i tavoli dei caffè sotto i portici di Via Po e Piazza Castello. Trae anche ispirazione da Renzo Piano, il cui silenzio architettonico è la risposta alla sua solitudine nel bosco.

Quando Guo Donglai ha terminato i suoi studi d’arte a Bologna nel 2015, i giorni di massimo splendore dell’Arte Povera erano ormai una leggenda. L’eredità del movimento, la celebrazione degli oggetti quotidiani e degli elementi della natura sono diventati, tuttavia, una parte intima del suo linguaggio artistico, insieme all’approccio alla tradizione del teatro cinese e alla filosofia antica. Ponendo enfasi sull’artigianato e la qualità del materiale naturale, Guo cerca di ridimensionare l’idea di superiorità degli esseri umani, che si sentono forti grazie allo sviluppo tecnico ottenuto con la rivoluzione industriale. 

Redazione Radici

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