Il Pulcinella giullare di strada si interseca al Pulcinella teatrale

Il Pulcinella giullare di strada si interseca al Pulcinella teatrale

Di Daniela Piesco Vice Direttore Radici

Nell’arte di Bruno Leone il Pulcinella del carnevale si mescola al Pulcinella d’autore e così via…


Pulcinella è senza ombra di dubbio un grande inno alla libertà, all’amore, alla ribellione delle convenzioni, alla rinascita, alla natura e, infine, all’ironia che vince sulla morte, sulla miseria, sul dolore…Un ‘protagonista’ che le fonti dell’arte figurativa, teatrali, musicali, folkloriche ci descrivono come un punto fermo della cultura occidentale.

È da poco trascorsa l’Epifania che ,come è notorio, tutte le feste si porta via.Tuttavia assistendo ad uno spettacolo del grande maestro Leone non può farsi a meno di pensare alla prossima festività che ci attende che è quella del Carnevale, tanto amato dai bambini. Non sapremo ancora come sarà la situazione epidemiologica tra un mese e mezzo e neppure che cosa ci sarà di aperto. Ovviamente si spera sempre nella venuta di tempi migliori.

Il Carnevale è una festa..

Il Carnevale è una festa le cui origini sono da ricercare nella notte dei tempi: già gli Antichi Egizi, infatti, onoravano la dea Iside con feste in maschera. Il carnevale come lo conosciamo oggi, però, è arrivato fino a noi dalla tradizione cristiana, dove era abitudine organizzare un ultimo banchetto prima dell’inizio del periodo di Quaresima.

Protagoniste assolute del Carnevale, neanche a dirlo, sono le maschere. In passato il mascheramento rappresentava un temporaneo rovesciamento dell’ordine precostituito, da cui derivava anche la pratica dello scherzo e della dissolutezza. Si trattava, inoltre di una forma di scherno nei confronti dei potenti ma anche dei vizi e dei tipi umani. Proprio per questo motivo, ogni zona d’Italia possiede la sua maschera di Carnevale tradizionale e caratteristica, legata ad un preciso periodo del teatro dell’arte: Pantalone per il Veneto, Pulcinella per la Campania, Gianduia per il Piemonte e Arlecchino per la bergamasca solo per citarne alcune tra le più famose.(www.progetto-radici.it/2021/12/03/venezia-un-viaggio-per-vivere-la-magia/

La storia di Pulcinella

Pulcinella è una maschera campana della commedia dell’arte italiana e del teatro delle marionette. Si ritrova il personaggio in varianti diversi anche in altri luoghi quali la figura “Punch” nella tradizione inglese, mentre in Francia è conosciuta la figura di Guignol.

“Storie di Pulcinella” è lo spettacolo, aperto a tutti, che andrà in scena al Festival di Burattini a Tønsberg il 22 e il 23 gennaio, grazie anche alla collaborazione dell’Istituto Italiano di Cultura di Oslo.

Uno spettacolo di musica e arte che celebra la complessa anima racchiusa dentro la maschera napoletana per eccellenza.
Un mix di musica, mimo e danza per liberare uno dei più celebri volti di Napoli dagli stereotipi che, nel corso degli anni, gli sono stati ingiustamente cuciti addosso.

Interpretato da Bruno Leone, maschera e burattino, e con le musiche di Marcello Squillante, lo spettacolo si svolgerà in lingua italiana e si terrà presso il St. Olavs gate 16 B, a Tønsberg.

Pulcinella è “l’uomo di strada” che riesce sempre a scampare la morte. Prende in giro le autorità, l’arroganza e la paura. Non è un eroe, ma un tipo del tutto comune. Nello spettacolo sono utilizzati tecniche tradizionali ed è pieno di umorismo, storia e satira. E musica.
La rinascita dell’antica arte di Guaratelle è attribuita a Bruno Leone di Napoli e Leone è chiamato in tutta l’Europa come insegnante di burattini di guandi e del teatro di strada. Non a caso, in occasione dello spettacolo, il 23 gennaio, dalle ore 10 alle 15 presso il Papirhuset Teater, Leone terrà anche un Corso pratico nell’arte di Guaratelle e Pulcinella rivolto ad attori e ad attori di burattini.

Il Pulcinella di Bruno Leone: una storia di integrazione e accoglienza

Napoli è sempre stata cosmopolita. La sua architettura, gli abiti tipici, le tradizioni, vengono da una miscela di culture diverse. La sua profonda bellezza è il frutto sapiente di secoli di accoglienza. Èd proprio nella città consacrata a Partenope , nella cornice magica, suggestiva e piena di folclore dei suoi vicoli ,che incontro l’ultimo burattinaio di Napoli,Bruno Leone.

Non potevo esimermi dallo scambiare alcune battute con lui .

Maestro napoletano dell’arte dei burattini, in dialetto “le guarattelle”, è stato allievo del vecchio maestro Nunzio Zampella ed è l’unico suo successore in grado di salvare la continuità di tale arte non solo a livello locale,ma anche e soprattutto internazionale.

Caro Bruno puo’ farmi capire cosa significa Pulcinella per lei?

Ho viaggiato molto da solo e con il mio Pulcinella e ho provato quanto è bello essere accolto. Questo è successo tante volte, con popoli che non parlavano la mia lingua e che erano di culture diverse dalla mia. Popoli poveri ma ricchi di umanità e portatori di culture antiche, culture che hanno permesso all’uomo di sopravvivere anche nei momenti difficili. Parlo dei nomadi del deserto africano, dei popoli nativi delle Americhe, dei villaggi poveri nelle periferie di New Dehli, ma anche dei quartieri popolari delle periferie di Napoli e di altre città dell’Europa.Forse questo è avvenuto anche grazie a Pulcinella, un personaggio che gira il mondo da tempi immemorabili ed è egli stesso portatore di un’idea universale della vita. Ovunque vada, Pulcinella è accolto come “uno del posto”anche se viene da molto lontano. Noi potremmo dire che Pulcinella è napoletano perché magari è nato a Napoli. Non è vero. Pulcinella ha scelto Napoli come sua città ma non ricorda più dove sia nato. Pulcinella, è un eroe perché rappresenta la voglia di vivere. È bene sottolineare che affianco a Pulcinella c’è sempre la sua fidanzata, perché l’amore è la sola molla che sospinge il mondo.Pulcinella si pone in netta contrapposizione con uno dei personaggi più negativiche è rappresentato dal guappo , emblema dei prepotenti. Sotto questo punto di vista Pulcinella è sempre stato un personaggio anti-camorra, perennemente contrapposto alla prepotenza dei guappi. Gli artisti che fanno il mio lavoro e girano il mondo ,da sempre, da tempi immemorabili non possono capire nessuna forma di sovranismo. Questa idea per noi è un’idea di morte. Come chiudersi in una prigione con le proprie mani e odiare il resto del mondo perché lo si ritiene responsabile della nostra sofferenza. E poi è così bello conoscere gente diversa, che ha un colore diverso della pelle. È una cosa che ti arricchisce. Inoltre l’atto di accogliere chi soffre sublima l’animo umano e diviene uno un dono che può proteggerci dal male delle guerre, delle carestie e altro. Devo constatare che girando il mondo la gente più felice l’ho sempre trovata tra quelli che soffrono di più. Come sono tristi i ricchi, quelli che difendono le loro ricchezze, i loro privilegi e quando ridono si vede che lo fanno a forza,perché l’unico amore che hanno trovato lo hanno pagato.

Prima di lasciarla può dirmi quale spettacolo ricorda con più forza?

Quello con Ibrahim Drabo, un musicista africano bravissimo .Siamo stati così contenti di lavorare insieme. Il nostro spettacolo era ricco, pieno di teatro e musica.Lo promuovemmo il più possibile. Era dedicato a Miriam Makeba e Nelson Mandela. Un nostro piccolo contributo contro l’idea dell’apartheid che dilaga per il mondo è si vuole imporre creando solo guerre e disastri… e soldi per i commercianti di armi. Che poi non gli serviranno a niente perché non possono essere altro che tristi. Assurdo no?

Grazie Maestro.

Daniela Piesco Vice Direttore Radici

Redazione

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