L’istruzione tra Cristianesimo e Paganesimo a Bisanzio

L’istruzione tra Cristianesimo e Paganesimo a Bisanzio

Di Chiara Fiaschetti

A partire dall’età ellenistica il modello di istruzione dei territori imperiali non aveva subito significativi cambiamenti, neppure con il trionfo del Cristianesimo nel IV secolo.
I ragazzi venivano educati a partire dal settimo anno di età da un maestro elementare, il grammatistes che insegnava a leggere a scrivere. Quest’ultimo era un libero professionista ed aveva uno status sociale basso, nonostante il ruolo fondamentale che ricopriva.

L’educazione, come oggi, prevedeva tre stadi: elementare, secondario e superiore. Dal livello successivo o secondario, il compito d’insegnamento veniva affidato ad un altro maestro, meglio preparato e di conseguenza “più caro”. Il grammatikos insegnava e spiegava agli allievi una grande quantità di opere, quelle degli autori classici, soprattutto Omero.
Ciascun testo doveva essere compreso mediante la correzione, la lettura, la spiegazione e in fine la critica.

Oltre alle materie letterarie, venivano insegnate anche materie scientifiche e più tecniche, che probabilmente erano confinate alla sola istruzione superiore, ma la maggior parte dei ragazzi si fermava al livello elementare.
A impartire l’istruzione superiore era un sofista o retore e solo nelle grandi città. Il sofista, designato da un consiglio cittadino, riceva un salario oltre ai pagamenti che gli venivano versati dai suoi studenti. Moltissimi, tuttavia, erano liberi professionisti e dipendevano interamente dalle rette che gli allievi pagavano. Gli anni di corso erano complessivamente cinque ma molti dei ragazzi proseguivano solamente per due o tre anni, solo pochi – coloro che avevano fame di conoscenza e curiosità – proseguivano per tutti i cinque anni e oltre.

L’erudita che desiderava affinare le proprie conoscenze con la retorica, con la filosofia o con gli studi di legge, era costretto a spostarsi all’interno dei territori imperiali. Solo nelle città più grandi e più importanti avveniva, infatti, l’insegnamento da parte di un sofista. I centri più eminenti erano senza dubbio Costantinopoli, Antiochia, Alessandria e in fine Beirut per gli studi di legge.

Nasce l’Università Statale

Il governo burocratico di Bisanzio favoriva la domanda di determinate competenze e il modello di istruzione liberale si mostrava sempre più inadatto. La burocrazia bizantina richiedeva la conoscenza del latino – la lingua dei “barbari” – , oltre che quella del greco e, in fine era fondamentale acquisire competenze notarili.

Libanio, uno dei più importanti sofisti del tempo che operava nel centro di Antiochia, si oppose duramente alla pretese dell’Impero perché le riteneva una minaccia alla sua professione.
Lo studio e la conoscenza del latino nel IV secolo era sempre più diffusa. Il latino era richiesto non solo per poter accedere agli studi legali, ma anche per poter operare nel settore amministrativo.

L’organizzazione dell’Università di Costantinopoli nel V secolo manifesta l’insoddisfazione del governo imperiale. Nel 425 furono emanate svariate norme volte a regolare lo status degli insegnanti. A loro venne vietato di insegnare al pubblico, ma potevano continuare ad insegnare da liberi professionisti solo se pagati privatamente. Il corpo insegnante doveva essere costituito da tre oratores, dieci grammatici per il greco e dieci per il latino, cinque sofisti.
Così nacque l’Università statale, allo scopo di formare funzionari per lo Stato come ci conferma la presenza dello studio sia del greco sia del latino, la presenza degli studi di legge e, inoltre, i professori venivano designati dal prefetto della città a nome dell’imperatore.

Il ruolo della Chiesa

L’istruzione era incentrata sullo studio di opere di autori pagani, e allora che ruolo ebbe la Chiesa? In realtà, lo studio sui testi pagani era legittimo e necessario per poter conoscere il vero nemico e per poter difendere l’unica vera fede cristiana.
La Chiesa non istituì un sistema di istruzione separato e le opere di autori pagani continuarono ad essere punti di riferimento.
Insegnanti cristiani e pagani continuarono ad insegnare contemporaneamente, senza tensioni, diversamente però dagli studenti.
La Vita di Severo opera di Zaccaria Retore, ci mostra un po’ com’era la vita studentesca nel primo periodo bizantino.

Severo, di famiglia cristiana, venne mandato dal padre ad Alessandria per lo studio della grammatica e della retorica, nonché del greco e del latino. Ad Alessandria, Severo incontrò Zaccaria. Nel testo compaiono circa nove professori tra filosofi, sofisti e grammatici e tutti, sia cristiani sia pagani – che erano la maggioranza -, insegnavano nello stesso edifico in serenità.

Diversa era la questione per gli studenti. Studenti cristiani e pagani erano in conflitto e tra i cristiani moltissimi erano attivisti che facevano parte di associazioni. Questi ultimi erano soliti inveire contro gli studenti pagani.
Anche a Beirut c’era una maggioranza di studenti cristiani, che erano soliti obbligare i pagani ad andare in chiesa e a vietargli spettacoli e bagni.

La vita universitaria cominciò a mutare alla fine del V secolo e nel VI secolo, l’imperatore Giustiniano era deciso ad imporre a tutti i sudditi l’uniformità di credo. Manifestazione di questa intolleranza è l’editto emanato nel 529 che ordinava la chiusura dell’Accademia di Atene, inoltre, la legge di quello stesso anno vietava l’insegnamento nei confronti dei pagani ed ebrei. Nel 546 grammatici, sofisti, medici e avvocati vennero trascinati dinanzi all’inquisitore Giovanni d’Efeso per essere puniti. In fine, nel 562 ci fu il rogo dei libri pagani.

Alla fine del VI secolo gli studi di livello superiore era sopravvissuta solamente nella capitale, ad Alessandria e a Beirut.

Non c’è dubbio che Giustiniano sia stato responsabile dell’indebolimento del sistema educativo, che scomparse del tutto nel VII secolo con l’avanzata araba che comportò la distruzione della maggior parte dei centri urbani.

Chiara Fiaschetti

Redazione Radici

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