Con i certificati digitali l’Italia volta pagina

Con i certificati digitali l’Italia volta pagina

di Paolo Pagliaro

Nel 2016 il comune romagnolo di Bagnacavallo fu il primo a trasferire i dati dei propri abitanti, 17 mila, alla nascente Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente, creata per accorpare e mettere in rete i dati anagrafici di tutti gli italiani. In questi cinque anni ha fatto come Bagnacavallo il 98% degli ottomila comuni italiani, e così lunedi prossimo 15 novembre l’Italia digitale smetterà di essere uno slogan e diventerà realtà. Perché da lunedì tutti, senza fare la fila allo sportello dell’anagrafe, potremo scaricare dal computer il certificato di cui abbiamo bisogno .

Saranno disponibili gratuitamente, dunque senza dover pagare il bollo, lo stato di famiglia e l’atto di nascita, il certificato di residenza e quello di matrimonio, oltre a una decina di altri certificati. Nei prossimi mesi saranno online anche le procedure per il cambio di residenza. Con l’anagrafe nazionale unica, voluta dal governo Monti e creata in seguito da Sogei su incarico del ministero dell’Interno, si semplificherà la vita non solo dei cittadini ma anche delle imprese e degli enti che avranno accesso alla banca dati, come l’Agenzia delle entrate, l’Inps o la Motorizzazione civile. E finalmente a nessuno saranno più chieste informazioni già in possesso dell’amministrazione pubblica.


E’ una svolta per molti aspetti epocale, frutto di una buona legge, della collaborazione tra lo Stato e i Comuni, e della tenacia di alcuni professionisti visionari e capaci. L’ultimo test prima della messa in rete si è svolto al Quirinale e Sergio Mattarella è stato il primo utente del nuovo servizio.

Redazione Radici

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