La storia della scrittura dal tardo-antico all’Alto Medioevo

La storia della scrittura dal tardo-antico all’Alto Medioevo

Di Chiara Fiaschetti

Una scrittura elitaria

Tra I e II secolo d.C nel mondo romano la scrittura era assai diffusa come testimoniano i rinvenimenti di papiri o tavolette cerate, utilizzate per corrispondenze epistolari, appunti o conti. Esistevano anche i cosiddetti “supporti duri” non deperibili in pietra o marmo, si tratta delle epigrafi o iscrizioni, scritture destinate all’esposizione pubblica. Si tratta di testi di una certa solennità, commemorazione di defunti o fondazioni.
Tuttavia, nel III e IV secolo si è verificata una notevole diminuzione della cultura scritta, riemersa nel VII e VIII secolo.
La rarefazione corrispondente al III e IV secolo è sicuramente legata all’aumento della pressione nemica ai confini dell’Impero e il successivo decadimento della vita urbana.

Il ruolo istituzionale della Chiesa
Con la caduta dell’Impero romano d’Occidente, la formazione dei cosiddetti regni romano-barbarici, la diffusione del cristianesimo, l’arrivo dei Longobardi nel 568 e quindi, il fallimento da parte di Bisanzio di ricreare il vecchio assetto dell’Impero con la riconquista della parte occidentale e in fine, l’egemonia dei Franchi con Carlo Magno, continuò la tradizione scritta, ma si tratta di una scrittura “ristretta” e limitata al genere delle “storie nazionali” di pochi autori, come Diacono e la sua Historia Langobardorum dell’VIII secolo, o Paolo Orosio con le Historiarum adversus paganos libri septem (Le storie contro i pagani) risalenti al V secolo, un’opera mediante la quale Orosio si scagliava contro le teorie pagane che addossavano la colpa della caduta dell’Impero alla diffusione del culto cristiano.
Oltre a questi “nuovi generi”, si svilupparono in questi secoli altre forme di scrittura che riguardavano la celebrazione di vescovi legate all’aspetto territoriale. Compaiono anche biografie, sempre di vescovi, celebrati per le loro gesta e attività missionarie.

Ciò che è chiaro è che non scompare la scrittura, bensì avviene una frattura rappresentata dal distacco del laicato dalle pratiche scrittorie. La scrittura si era principalmente concentrata presso i vertici istituzionali della Chiesa.
La Chiesa, a partire dalla fine del VI secolo riuscì ad affermare un’egemonia politica e culturale in tutto l’Occidente latino. Tale egemonia si spiega con le attività di evangelizzazione fuori dai confini imperiali e presso quelle popolazioni ancora pagane.
L’attività di evangelizzazione era accostata alla produzione scritta, un esempio è la produzione effettuata da parte del pontefice Gregorio Magno (590-604) che si impegnò nella conversione delle genti pagane, come gli Angli o per convertire i Longobardi, ancora ariani. Gregorio Magno diete vita ad una sorta di propaganda cristiana utilizzando narrazioni semplici e incisive.
Fu anche un grande organizzatore della vita monastica e fece sì che le chiese monastiche venissero inserite all’interno di diocesi. Si svilupparono in questo modo sempre più chiese episcopali caratterizzate da una gerarchia ecclesiastica.
La clericalizzazione dell’aspetto urbano e territoriale è rappresentato soprattutto dalla grande quantità di fonti scritte appartenenti unicamente all’ambito ecclesiastico.
Si tratta di documenti – emanati da vertici di potere politico e anche ecclesiastico allo scopo, ad esempio di trasferire dei beni – fino al XII secolo, redatti esclusivamente con la mediazione di un ente ecclesiastico.

I secoli dall’Alto Medioevo non corrispondono ad una “glaciazione” culturale, come affermò Ludovico Antonio Muratori in risposta a coloro che percepivano il medioevo e, in particolare i secoli che seguono la calata dei longobardi, come un periodo di stallo della cultura letteraria.
Ciò che avvenne dal passaggio all’antichità al medioevo fu solamente un’alterazione della produzione, e non il suo decadimento.

Chiara Fiaschetti

Fonti:
Paolo Cammarosano “Italia Medievale. Struttura e geografia delle fonti scritte”, Carocci Editore, Roma, 2021

Redazione Radici

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