L’ascesa del principato di Mosca
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In che modo Mosca divenne il centro di potere della Russia
Inizialmente la città di Mosca non era altro che un piccolo villaggio insignificante che sorgeva, come oggi, lungo il fiume Moscova.
Sull’origine di quello che sarebbe diventato uno dei principati più importanti, la tradizione letteraria è ricca di versioni quasi fiabesche. Queste versioni, secondo alcuni, tra cui lo scrittore e storico russo N. M. Karamanzìn, avrebbero un fondo di verità.
La fonte più antica e più affidabile per ripercorrere il medioevo russo, è senz’altro “La Cronaca degli anni passati”, compilata a partire dal XII secolo e attribuita al monaco Nestor di Pecerska. La Cronaca attribuisce alla nascita di Mosca le azioni del Knjaz Jurij Dolgorukij. Secondo la fonte, Jurij stanco del viaggio da Kiev a Vladimir, si fermò a riposare nelle vicinanze del fiume Moscova e lì rimase incantato dalla bellezza del paesaggio tanto che fu desideroso di sapere a chi appartenessero quelle terre. Così, poco dopo, Jurij decise di uccidere il signore di quelle terre e ne prese possesso.
Il ruolo di Kiev
Mosca rimase per lunghi anni ai margini della storia politica del più antico stato slavo. Il ruolo primario era quello svolto dalla città di Kiev, sede del potere centrale. Nonostante la sua importanza, il potere della Rus’ di Kiev a partire dalla morte del Knjaz Jaroslav il Saggio nel 1054, inizia a sgretolarsi.
La Russkaja Pravda, raccolta di leggi voluta proprio da Jaroslav, prevedeva che alla morte del sovrano in carica il potere sarebbe dovuto passare al fratello maggiore di quest’ultimo e non al primogenito. Questa scelta rappresenta la più grande novità nel primo codice legislativo della Rus’, che secondo alcuni storici è basato sul modello giustinianeo. La norma dell’ereditarietà a sistema rotale favorì infinite faide che nel corso del tempo portarono alla disgregazione del potere di Kiev.
Nuove prospettive
L’arrivo dei Tatari di Gengis Khan nel XIII secolo portò al termine quel processo di decadimento iniziato già nel XI secolo.
Già nel XII secolo il principe Andrej Bogoliubskij, consapevole della debolezza di Kiev, aveva deciso di restare a Vladimir per dar vita alla nuova sede di potere, non interessandosi al trono di Kiev.
Fino al 1272 Mosca era governata da rappresentanti eletti proprio dal Gran principe di Vladimir, finché, in quell’anno, Daniele, figlio di Aleskandr Neviskij, non ereditò il piccolo principato.
Nel 1277, il giovane Daniele ricette lo Jarlyk dal Khan dell’Orda d’Oro, ovvero, la concessione che garantiva il titolo di Gran Principe di Mosca.
Nonostante lo Jarlyk, Mosca e gli altri principati della pianura russa erano sottoposti ad una sorta di vassallaggio. Il Khan, a partire dalla fine del XIII secolo, spediva dei “commissari” all’interno dei vari territori, con il compito di prelevare i tributi. Inoltre, i funzionari dell’Orda, erano tenuti ad informare il Khan sulle questioni politiche.
Durante questi anni il potere del Gran Principe non era ancora riconosciuto fuori dalla città di Mosca, anche se il principato alla guida di Daniele I stava manifestando l’aumento della sua forza, soprattutto grazie ai tentativi da parte di Mosca di assumere il controllo su Novgorod.
Nonostante l’aumento di potere, Mosca non contava praticamente nulla e i suoi abitanti, così come quelli di altri principati, dovevano periodicamente sottostare alle pretese dell’Orda, soprattutto al momento della riscossione dei tributi.
Il rafforzamento dei Tatari a Sarai si intensificava sempre di più anche grazie al controllo del traffici commerciali. Il controllo dell’Orda, spesso, portava a delle insurrezioni e anche se di poco conto, con il passare del tempo divennero sempre più frequenti tra gli abitanti dei villaggi. Tutta questa situazione favorì l’idea di un’identità “nazionale” e coesa.
Ivan I Kalita e la strategia della dinastia Moscovita
Ivan I fu principe di Mosca dal 1325 al 1340 e con lui, affermano le Cronache, ci fu un lungo periodo di pace.
Già negli anni precedenti, grazie a Daniele I e al suo successore, Jurij Danilovic, Ivan regnava dai confini del principato di Smolenk fino ai confini di Rjazan’. Grazie ai confini così estesi, Mosca riceveva i dazi per l’attraversamento, soprattutto da parte dei mercanti di novgorodesi. Ivan si era impegnato nel liberare i sentieri intorno a Mosca dai pericolosi banditi, così da facilitare i passaggi e gli attraversamenti nella città. In questo modo gran parte dei traffici vennero deviati da Mosca. Nel frattempo, gli altri principi nella pianura russa si videro sempre di più impoveriti, anche a causa dei tributi che i Tatari dovevano riscuotere, così si videro costretti ad indebitarsi con il principato di Mosca, prima economicamente e poi anche militarmente.
In questi stessi anni Mosca iniziò a popolarsi. Moltissimi, infatti, attirati dalla grandezza e dalla ricchezza della città decisero di trasferirsi. I nuovi arrivati erano dovuti a riconoscere l’autorità del principe moscovita giurandogli la propria fedeltà. Gli altri Udel iniziarono così a svuotarsi e ad impoverirsi offuscati dalla grandezza di Mosca.
Mosca non attirò solamente i più poveri, ma anche i ricchi signori (Bojari) che in cambio del giuramento di fedeltà ricevevano da parte dei principe grandissimi vantaggi economici.
Ciononostante, Ivan Kalita continutò a recarsi a Sarai per svolgere numerose missioni diplomatiche per conto del Khan, fino ad ottenere la piena fiducia di quest’ultimo ottenendo il titolo di Gran Principe se non il pieno diritto di riscuotere le tasse per conto dell’Orda, senza la presenza del funzionario del Khan sui territori russi. In questo modo gli abitanti non dovevano più sottostare direttamente alle pretese da parte dei Mongoli.
Ivan iniziò a tassare gli Udel intorno a Mosca, a prestare denaro ai principi vicini bisognosi, impoveriti a causa della ricchezza di Mosca e costretti a dipenderne economicamente e militarmente, i quali, al momento della restituzione del denaro, furono obbligati a versare una somma ancora più alta.
In questo modo Ivan proseguì nel riscattare i debiti e ad accumulare ricchezza per sé e per i propri parenti.
Grazie Ivan Kalita (letteralmente, Giovanni il Borsello), Mosca divenne il più ricco e importante principato della pianura russa, capace di offuscare e di mettere in ombra tutti i possedimenti degli altri principi che videro le loro terre svuotarsi dai propri abitanti, attirati dall’oro di Mosca.
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Chiara Fiaschetti