São Paulo -Gli italiani illustri (1)

São Paulo -Gli italiani illustri (1)

Di  Paola Cecchini


Con lo sviluppo della coltura del caffè, gli immigrati italiani invadono la regione paulista: nel 1872 rappresentano il 3,5% della popolazione locale, nel 1900 il 21%.Lo sviluppo urbano di Campinas, Araraquara, Riberão Preto e Piracicaba è impressionante ma l’espansione più grande è quella che vive São Paulo (decima città del Paese dal punto di vista demografico), tanto che i suoi abitanti si moltiplicano nello spazio di pochi decenni, come si evince dalla tabella dell’Instituto Brasileiro de Geografia e Estatística (I.B.G.E.) di seguito menzionata:   

AnnoAbitanti São Paulo
1872      31.385
1890     64.934
1900   239.820
1920   579.033
19401.326.261

Fonte: I.B.G.E. (1971)

Alla crescita demografica fa eco una crescita edilizia vertiginosa. Il nucleo urbano originale, trasformato in centro, è totalmente riedificato. Dal 1880 a fine secolo, sono costruite vie, piazze e nuovi giardini pubblici. Nel decennio successivo, grazie ai progetti del sindaco Antonio Prado, realizzati in quattro mandati consecutivi (1899-1910), innumerevoli lavori edili trasformano completamente il paesaggio urbano cittadino: viene costruito il Parque do Anhangabaú; sono ristrutturati i giardini della Praça da República; é ampliata la Praça da Sé ed inizia la costruzione della nuova cattedrale (1913). Con le sue passeggiate eleganti, i prati verdi ed i nuovi edifici quali il Teatro Municipale (1911) ispirato al Teatro dell’Opera di Parigi, la città acquisisce un’aria molto europea.


Il cosiddetto Triangolo -delimitato dalle vie Direita,São Bento e 15 de Novembre- si unisce ad altre aree riedificate, componendo un circuito di locali e ritrovi per il tempo libero destinato ai ceti più elevati. Rimangono esclusi da questo ambiente tutti coloro che non sono in grado di sostenere un’inflazione immobiliare esorbitante: tra il 1916 e il 1936 il prezzo al metro quadrato degli immobili nei luoghi più ambiti del centro aumenta del 450% ed in quelli centrali meno ricercati, del 364%.Le zone residenziali più eleganti sono Campos Elíseos, Higienópolis e, successivamente, l’Avenida Paulista, aperta nel 1891, dove si trovano le case degli italiani divenuti ricchi: Francesco Matarazzo, Rodolfo Crespi, Alessandro Siciliano, Egidio Pinotti Gamba ed il re del caffè Geremia Lunardelli.


Nessuno impersona lo spirito imprenditoriale degli emigranti italiani, quanto il salernitano Francesco Matarazzo (1854-1937), diventato in Brasile Conte Francisco Matarazzo, proprietario di un impero industriale senza precedenti all’inizio del secolo scorso e fondatore di una dinastia che ancora oggi ha rappresentanti al governo.La sua famiglia d’origine era benestante ma perde il padre molto presto e nel 1880 si imbarca su un piroscafo alla volta del paese sudamericano con la moglie e due figli. All’inizio lavora come bracciante nelle piantagioni dell’interno dello Stato di São Paulo ma appena riesce a racimolare un piccolo gruzzolo, apre nella cittadina di Sorocaba un emporio per la vendita di grasso suino ed altri articoli di prima necessità per i fattori italiani delle grandi fazendas locali: coltelli, zappe, cappelli, cerchioni per le ruote delle carrette. Guadagna abbastanza per barattare le proprie merci con farina e con quest’ultima comincia a produrre spaghetti e maccheroni. Con il capitale istalla un allevamento di maiali per ottenerne il grasso ed allo stesso tempo fonda il primo mulino moderno del Brasile (come annuncia un giornale del 1891) e la prima fabbrica di pasta.
Al posto dei barilotti di legno in cui era venduta la farina sino ad allora, il Mulino ModernoMatarazzo adotta i pratici sacchi di cotone che hanno fatto la loro apparizione in Europa nel decennio precedente:  il successo è immediato. Gli ordini cominciano a fioccare da tutto lo Stato e persino da quelli limitrofi.Il nome Matarazzo inizia a diventare famoso ma lo spirito imprenditoriale di Francisco non finisce lì: per insaccare la farina, compra piantagioni di cotone ed istalla una fabbrica di sacchi che prima doveva importare dall’Inghilterra.

La fabbrica si trasforma in un impianto di filati di cotone e Matarazzo entra anche  nel settore dell’abbigliamento.
Nulla va sprecato nel sistema industriale del dinamico imprenditore di Castellabate: dalle piantagioni di cotone i semi sono inviati a Sorocaba dove sorge una fabbrica di olio di cotone, da cui si produce sapone, poi prodotti per la pelle, e così via…Nel 1930 il giornale Diario de São Paulo scrive:  ‘E’ sorto un nuovo Stato brasiliano. E’ lo Stato Matarazzo che copre tutta la geografia economica del Brasile: se lo stato di São Paulo ha un prodotto interno lordo annuo di 400 mila ‘Contos de Rei’ e lo stato di Rio de Janeiro di 270 mila ‘Contos’, le Industrias Reunidas Matarazzo S.A. incassano all’anno 350 mila ‘Contos’Si può quindi affermare che il Conte Francisco Matarazzo rappresenta dal punto di vista economico e finanziario il secondo Stato brasiliano’.
Francisco Matarazzo è insignito del titolo nobiliare per le sue attività filantropiche, tanto in Brasile che a Salerno, dove finanzia la costruzione di un ospedale intitolato a re Vittorio Emanuele III.

A lui si deve in parte la fama di fascisti che si guadagnano gli italiani in Brasile ed in America Latina in generale: oltre alle opere di beneficenza, l’industriale salernitano supporta in modo munifico anche il Partito Fascista e ne diventa il principale rappresentante in Brasile. Muore a São Paolo nel 1937 lasciando in eredità alla sua famiglia un titolo nobiliare che i pronipoti usano ancora oggi, nonché  il maggior gruppo industriale dell’America Latina.
Dei suoi discendenti si mette in luce il nipote Cicillo (soprannome di Francisco) che all’attività industriale unisce quella di mecenate delle arti: fonda nel 1946 il Museu de Arte deSão Paulo (tuttora il maggior museo dell’America Latina) e nel 1951 istituisce la Biennale di São Paulo che presiede fino alla morte, nel 1977.L’impero Matarazzo non regge alla modernizzazione dell’economia brasiliana e soprattutto all’impatto dei capitali internazionali e finisce smembrato a poco a poco.


Rodolfo Crespi (Busto Arsizio 1874-São Paulo 1939) parte  non ancora ventenne dall’Italia verso São Paulo, come rappresentante di una delle fabbriche italiane di Enrico Dell’Acqua. Attraverso un buon matrimonio e grazie ad azzardate speculazioni, fonda un cementificio, un cappellificio, alcune fabbriche tessili tra cui un cotonificio (1897) e un lanificio (1913) che insieme danno lavoro ad oltre 3.500 addetti.Nel 1911 fonda l’Istituto Italo-Brasiliano Dante Alighieri. Nel 1927 è  nominato conte.
Originario di Revere in provincia di Mantova, Egidio Pinotti Gamba arriva in Brasile nel 1872 intraprendendo per anni un’attività commerciale che costituisce il suo trampolino di lancio nel mondo degli affari. Istalla a São Paulo i famosi Grandes MoinhosGamba, nei quartieri Móoca Cambucy, che danno lavoro a circa duemila operai e cento impiegati.
Alessandro Siciliano giunge in Brasile nel 1869 a bordo del piroscafo Poitou, con i genitori, di discreta estrazione sociale, provenienti da San Nicola Arcella, in provincia di Cosenza. Ha nove anni. Preceduto di qualche anno da uno zio ed un fratello maggiore, istallati a Piracicaba, anch’egli frequenta nella città gli studi superiori e si avvia al commercio nella piccola azienda di famiglia. Si sposa nel 1881 con la figlia di un ricco fazendeiro paulista; prende parte alla campagna abolizionista ed alle battaglie del partito liberale locale. Nel 1887 si trasferisce a São Paulo e vi fonda il Banco Italo-Brasileiro e la Companhia Meccanica e Importadora, un’officina meccanica che diviene presto, con oltre trecento addetti, una delle più importanti dello Stato.In seguito istituisce fabbriche di oli minerali e vegetali, ceramiche, oggettistica sanitaria ed una Companhia Frigorifica  ePastoril per lo smercio della carne congelata. A differenza di Matarazzo, nutre uno spiccato interesse per gli investimenti fondiari e per la valorizzazione del caffè cui destina alcuni piani strategici accolti con entusiasmo dalle autorità pauliste, prima e dopo la prima guerra mondiale.


Geremia Lunardelli, infine, arriva in Brasile in braccio ai genitori Nicolò e Luigia nel 1886. Vengono da Fossabiùba di Mansuè, nella provincia di Treviso. Diventa famoso come o rei do café, il più grande produttore e commerciante di caffè al mondo. Negli anni Cinquanta arriva a possedere 14 milioni di piante, 11.500 ettari di terreno coltivati a cotone, 23.375 a foraggio e 5.000 a canna da zucchero, oltre a 30.000 capi di bestiame ed uno zuccherificio capace di produrre 30.000 sacchi l’anno. Diventato un magnate, rifiuta per due volte l’attribuzione di un titolo nobiliare: nel 1928 quello di Conte propostogli dal Re d’Italia e nel 1946 quello di Marchese propostogli dalla Santa Sede per lo spirito di carità sempre dimostrato nei confronti dei poveri. Muore il 9 maggio 1962.

Paola Cecchini Redazione Radici

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