“Storia di un figlio. Andata e ritorno” di Fabio Geda ed Enaiatollah

“Storia di un figlio. Andata e ritorno” di Fabio Geda ed Enaiatollah

Storia di un figlio. Andata e ritorno“ di Fabio Geda ed Enaiatollah Akbari, e’edito da Baldini&Castoldi nel 2020, e tradotto in tedesco con il titolo “Im Winter Schnee, nachts Sterne“ da Christiane Burkhardt. La version e tedesca sarà pubblicata in ottobre dalla Casa editrice C. Bertelsmann di Gütersloh.

Il romanzo di Fabio Gedda e Enaiatollah Akbari racconta della storia di quest’ultimo che all’età di quindici anni raggiunge l’Europa dopo anni di fuga dall‘Afganistan, senza genitori e senza alcuna istruzione: Enaiatollah ha dovuto costruirsi un’esistenza contando sulle sue sole forze.

Dopo aver conosciuto lo scrittore Fabio Geda la sua vita prende una nuova piega.

Insieme i due raccontano di come sia riuscito Enaiatollah a superare ostacoli che sembravano insormontabili per ottenere un diploma e studiare scienze politiche. Di come gli sia divenuta sempre più familiare la nuova cultura, di come abbia stretto nuove amicizie, di come nonostante ciò abbia continuato, giorno dopo giorno, a struggersi per la madre e la famiglia rimasti in Afganistan.

Ed ecco che un giorno la nostalgia e l’angoscia per la sorte dei suoi cari diventano troppo grandi e lui si rimette in viaggio per poterli finalmente rivedere…


Questo secondo romanzo è la prosecuzione della storia diventata famosa nel mondo con il bestseller “Nel mare ci sono i coccodrilli” ed è narrata da Geda e Akbari in modo affascinante, in modo vero, avvincente e coinvolgente.

Un libro importante e toccante sulla questione dell’identità, del senso di appartenenza e della patria.

La trama .

Enaiat è un ragazzo di etnia hazara che all’età di dieci anni ha dovuto lasciare la sua famiglia per salvarsi la vita. Il padre è stato assassinato mentre era in viaggio, costretto a lavorare per un mercante, un collaboratore dei talebani. Dopo la tragedia quel commerciante pretese dalla madre un risarcimento per la merce persa nell’agguato. Quel risarcimento era Enaiat. Già, perché se sei un bambino hazara che vive in Afghanistan, a Nava, non solo devi fare i conti con la povertà, con le difficoltà per sopravvivere, con il pericolo di essere ucciso perché appartieni ad una minoranza, ma devi convivere con una minaccia costante: il rischio di essere venduto o barattato per pagare un debito. La madre di Enaiat vuole proteggerlo ed è convinta che l’unico modo per farlo sia portarlo lontano, così parte per il Pakistan e lascia suo figlio in una comunità di orfani.

Inizia per questo bambino un lungo percorso che lo porterà in Iran, dove vivrà per due anni e mezzo, poi in Turchia e in Grecia, e infine in Italia. Come racconta  in Storia di un figlio (edito da Baldini+Castoldi), Enaiat impiegherà quattro anni a trovare il coraggio di cercare la propria famiglia.

Finalmente nel 2008, grazie all’aiuto di un amico, Enaiat riesce ad avere notizie e a parlare con sua madre. Da questo momento lei e il figlio si telefoneranno costantemente. Il ragazzo verrà a conoscenza delle difficoltà che i suoi cari hanno dovuto affrontare mentre era lontano: la vita nei campi profughi per sfuggire alla violenza dei talebani, i bombardamenti degli americani in risposta all’attacco terroristico dell’11 settembre, il ritorno a Nava e la siccità. Poi, la delusione per la fuga del fratello in Australia alla ricerca di una nuova vita mentre la madre rimane da sola in Afghanistan, notizia che il giovane apprende per telefono.

Enaiat si sente impotente: la sua condizione di rifugiato e la distanza non gli consentono di fare ciò che vorrebbe, se non inviare parte dello stipendio alla madre e ai fratelli per garantirgli un futuro.

Ma non traiamo conclusioni affrettate: Storia di un figlio non è un semplice resoconto di eventi tristi. 

Piuttosto , trasmette l’amore per la vita e per gli affetti, la determinazione a non volersi arrendere e a raggiungere gli obiettivi senza perdere l’umorismo e la capacità di sdrammatizzare.

Da leggere .


Redazione

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