Inferi

Inferi

Da Il tessuto dell’anima

di Rossella Cerniglia

  Un peso insostenibile la gravava. Non sapeva cosa fosse la cosa insopportabile nella quale stava immersa. Era, tuttavia, impossibile rimanervi dentro, benché dovesse necessariamente starvi.
 Le vicissitudini più terribili della vita di prima le apparivano ora desiderabili, e avrebbe voluto tornarvi piuttosto che resistere dove non era possibile alcuna resistenza.

Cos’era che rendesse insostenibile la situazione era davvero impossibile da determinare: tante volte nella vita passata aveva chiamato insostenibile una situazione che ora, a confronto, le appariva addirittura rosea e invitante.


Tutto, tutto avrebbe accettato piuttosto che quanto avevano atrocemente progettato in quel luogo dove era necessario vivere ora. Questa insostenibilità e la brusca necessità di dovervisi comunque adattare rendevano quel luogo…
Ma, in verità, non v’erano parole neppure per dire ciò che si provava, come non v’erano parole per dire cos’era simile atrocità.
Forse, la cosa più terribile era che non v’era fuga, non v’era scampo né fine per essa. Non poteva dire a se stessa: finirà, stringi i denti, dovrà pur finire!


No, non si poteva dirlo né pensarlo perché ognuno sapeva che non c’era salvezza che si potesse implorare, non c’era chi poter implorare.
Non era uno dei tanti sogni da cui ci si sveglia agitati e col cuore in tumulto e si apprende con sollievo che era solo un sogno. Non era il sogno più realistico della vita che aveva già vissuto.
Era inutile chiedersi: mio Dio, chi ha progettato tale mostruosità? Perché era impensabile un dio dentro quel buio pesante, quella solitudine così opprimente. Ognuno era solo dentro un’invincibile realtà che non aveva fine né trascorrere.

Eppure, strano a dirsi, il luogo non aveva luogo. Era una realtà disancorata da tutto, un universo di buio opprimente che schiacciava l’anima, da cui nessuna luce filtrava che desse adito ad una speranza.
Era un vagare dentro un se stesso fatto di buio e di niente su cui gravava una pena irremovibile.
La totalità era per sempre perduta, alienata da quell’essere come un bene irrimediabilmente vano. Ecco cos’era quel peso che la precipitava dentro il basso, che la schiacciava nel fondo, dentro un coagulo di tenebra senza luce e speranza.

Rossella Cerniglia

Redazione Radici

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