Metti una sera d’agosto alla Fondazione Alario (seconda parte)

Metti una sera d’agosto alla Fondazione Alario  (seconda parte)


Di Anna Loreto

La magia del teatro ha sempre esercitato un enorme fascino, anche perché la rappresentazione scenica, tragica o comica che sia, è stata dalle origini la prima forma artistica multimediale: l’ascoltatore del canto dell’aedo o del cadenzato recitativo del rapsodo, pur richiedendo lui, insieme alla sua comunità, ciò che voleva ascoltare, con il teatro aveva la possibilità di trasformarsi in spettatore empatico, che si identificava quindi con le azioni rappresentate sulla scena (del resto, il termine greco teatro, a sua volta dal verbo theaomai, guardare, indica il luogo dove si vede, non più si immagina con gli occhi della mente ciò che prima si ascoltava soltanto).

E il teatro nell’antica Atene è politico, serve la polis e serve al cittadino, che è spettatore attivo che non esce dal luogo della rappresentazione come oggi possiamo uscire da una sala cinematografica rasserenati e svagati, perché magari abbiamo seguito quel film con leggerezza e scarsa attenzione; esce migliore, con maggiore consapevolezza di sé in quanto uomo e in quanto cittadino, grazie all’attenzione nel seguire l’azione scenica e al transfer psicologico che, come nota Aristotele nella sua Poetica, ha provocato in lui la catarsi, la purificazione dalle passioni.


Possiamo definire politiche nel più puro senso del termine, ovvero che riguardano la comunità, le rappresentazioni del Velia Teatro: non semplici spettacoli teatrali, ma spunti di riflessione culturale legata all’attualità: fare cultura, soprattutto in questi tempi difficili, significa arricchirci moralmente come cittadini, lavoratori, come individui che hanno il loro posto nella società e la corroborano con il loro impegno.


Da diverse stagioni, infatti, ogni spettacolo della rassegna è preceduto da una breve lezione tenuta da docenti universitari di prestigiose università italiane.
Quest’anno la ventiquattresima edizione del Velia Teatro è stata dedicata alla memoria del professor Aldo Masullo, ad un anno dalla sua scomparsa. Il mio personale ricordo di questo filosofo, così legato ad Elea Velia e alla sua valorizzazione, tutela e promozione, mi riporta alla sua lectio magistralis sulla libertà (tanto cara a chi fondò Elea poco dopo la metà del VI secolo avanti Cristo) tenuta nell’aula consiliare del Comune di Nocera Inferiore l’11 novembre 2016.

Vi partecipai come docente accompagnatore di alcune classi quinte, la mia compresa, del Liceo Classico “T.L.Caro” di Sarno, e ancor oggi considero una fortuna e un grande onore averla potuta seguire e averla fatta seguire ai miei allievi.


Quasi tutte le rappresentazioni di quest’ultima stagione del Velia Teatro da poco conclusa avevano la donna come tema principale; personalmente, ho scelto di assistere, questo agosto, come doveroso omaggio nel settecentesimo anno dalla morte di Dante Alighieri, alla lettura scenica “Dante e gli altri. Viaggio dentro ed intorno alla Divina Commedia. Inferno”, di e con Gianluigi Tosto, che presentava, tra le varie figure di dannati con cui l’Alighieri viene a contatto nel suo viaggio salvifico ultraterreno, anche lo splendido e tragico ritratto di Francesca da Rimini.


Gianluigi Tosto, attore pugliese soprattutto di teatro, collabora con il Velia Teatro dal 2010. Vanta un curriculum studiorum e di lavoro di tutto rispetto e a tutto tondo: giusto per citare alcune sue esperienze di studio, è stato allievo del regista Orazio Costa (professore di regia, tra gli altri, di Andrea Camilleri) a Firenze, al Centro di Avviamento all’Espressione, in cui poi a sua volta ha insegnato per sei anni a partire dal 1984; ha studiato anche danza moderna tra Firenze e Parigi con maestri quali Jerome Andrews e Traut Streiff Faggioni, precedentemente allievi e collaboratori di Martha Graham; è stato allievo anche di Gabriella Bartolomei, attrice fiorentina dal forte orientamento sonoro e musicale, collaboratrice di Luciano Berio.


Ha recitato in diversi teatri toscani, primo fra tutti il Teatro Comunale di Firenze, e al Teatro Stabile di Torino; ha lavorato, inoltre, con la Compagnia Carla Fracci. Ha anche partecipato, in circa quarant’anni di carriera, a diversi festival teatrali e ha recitato in alcuni film e cortometraggi, in alcuni casi da protagonista. Del suo ormai più che quarantennale curriculum teatrale mi limiterò a citare L’Iliade, l’Odissea e l’Eneide, trilogia de “Il canto e la memoria” ,da lui curate ed interpretate come attore unico (Iliade ed Eneide proposte al Velia Teatro edizione 2020, Odissea in questa da poco conclusa edizione 2021). Inoltre, in quest’ultima rassegna l’attore ha anche interpretato “Il viaggio di Parmenide” ( lettura scenica al teatro ellenistico al Parco Archeologico di Elea-Velia) e “Ulisse, uno nessuno e centomila”.


Il recital del 17 agosto scorso alla Fondazione Alario ad Ascea Marina è stato preceduto da una breve lezione di quindici minuti tenuta dal professor Federico Sanguineti dell’Università degli Studi di Salerno, nella quale il Professore ha ricordato l’importanza di approcciarsi a Dante, ed in particolare alla Commedia, come del resto a qualsiasi autore o disciplina in genere, con l’umiltà di uno studente, perché non si finisce mai di apprendere e di aggiornarsi, e ha citato come massima sintesi del poema l’aspetto politico indicato dalla studiosa di letteratura medievale italo americana Joan Ferrante che, nel suo testo “The political vision of the Divine Comedy” vede le tre cantiche rappresentare l’Inferno la società corrotta, il Purgatorio la società in transizione, il Paradiso la società ideale, quella in cui tutto è condiviso, in senso cristiano molto prima ancora che in senso marxista.


“Dante e gli altri” ha visto l’attore impegnato in una performance dal forte impatto, che si è avvalsa anche di effetti sonori registrati e di musiche duecentesche e trecentesche: Tosto, infatti, ha scelto di iniziare la narrazione della discesa di Dante e Virgilio nei gironi infernali dal canto XXIV, quello dell’incontro del Sommo Poeta con il ladro e bestemmiatore pistoiese Vanni Fucci, rendendo plasticamente con la sua recitazione l’incenerirsi dei dannati legati, avvinghiati e poi morsi dai serpenti per poi riprendere la forma originaria.

Tale scelta perché alcuni brani o alcuni canti interi dell’Inferno sono stati poi spiegati tramite le parole di autori italiani o stranieri che a loro volta si sono avvicinati a Dante e ne hanno approfondito degli aspetti poetici e umani, a volte traendo ispirazione specie dalla Commedia per comporre proprie opere; così, ad esempio, la sete di conoscenza e il voler quasi sfidare addirittura le leggi divine di Ulisse nel canto XXVI viene più avanti ad ispirare Samuel Taylor Coleridge per “La ballata del vecchio marinaio”.

L’attore, accompagnandoci quasi per mano in questo viaggio nell’Inferno di Dante, quasi un viaggio “con” Dante e Virgilio, ha citato più volte le parole di Jorge Luis Borges:” Nessuno ha il diritto di privarsi della gioia della Commedia, della gioia di leggerla in modo ingenuo…” Gli fa eco questa considerazione di Giorgio Manganelli:”

Credo che tutti i lettori di Dante siano in qualche modo viziati dalla giovanile lettura parcellare imposta dalla scuola”. Per gustare a pieno la metrica e le parole della Commedia, meglio leggerla “tutta d’un fiato”, nonostante le difficoltà di comprensione. Del resto, l’esperienza della lettura e rilettura più avanti nel tempo di qualsiasi testo, non solo dantesco, aiuta a scoprire sempre nuovi particolari e a cogliere, di quel testo, sempre nuovi significati.

A questo punto la lettura scenica si è soffermata sul punto focale del V canto, il racconto cioè di Francesca da Rimini a Dante sulla scoperta dell’amore tra lei e Paolo. Anche qui l’attore, dopo la recita, ha ricordato come Borges nei suoi saggi su Dante abbia scorto come una sorta di invidia del Sommo Poeta nei confronti dei due amanti: peccatori, ma uniti dal peccato e dalla conseguente pena per l’eternità, mentre egli deve “ritrovare” Beatrice nel Paradiso terrestre e poi essere accompagnato da lei nel terzo regno ultraterreno per potersi in qualche modo consolare della sua perdita. Scrive infatti Borges:” Beatrice esistette infinitamente per Dante; Dante molto poco, forse niente per Beatrice”.

I sentimenti di Dante secondo l’interpretazione dello scrittore argentino sono stati restituiti dalla potente presenza scenica di Tosto anche per ciò che riguarda il XXVI canto, quello in cui il nostro Sommo fa parlare Ulisse: anche qui Borges, ha ricordato poi l’attore, commenta la partecipazione intima di Dante al racconto della sfida di Ulisse alle leggi divine, inserendo quasi una nota di preoccupazione nei confronti del suo impossibile viaggio ultraterreno, pur essendo autorizzato da Dio a compierlo.

Con la rappresentazione della sofferenza ed agonia del Conte Ugolino e dei suoi figli (canto XXXIII) e dell’atletica discesa e risalita di Dante aggrappato al suo “duca” Virgilio sul mostruoso corpo di Lucifero fino a “riveder le stelle” è terminata la lettura scenica. Mi piace ancora una volta citare Borges: “Morta Beatrice, perduta per sempre Beatrice, Dante giocò con la finzione di ritrovarla, per mitigare la tristezza; io personalmente penso che abbia edificato la triplice architettura del suo poema per introdurvi quell’incontro”.


Il Professor Federico Sanguineti si è complimentato per l’interpretazione di Gianluigi Tosto, da lui definita simile a quella di Carmelo Bene: e in effetti il suo tenere la scena incantando gli spettatori e nello stesso tempo istruendoli e divertendoli mi ha fatto riflettere a lungo sulla funzione “politica”, nel senso più puro del termine, del teatro: insegnare per la comunità.


Con qualche risposta ed approfondimento dello stesso Professor Sanguineti alle domande del pubblico è terminata la mia serata alla Fondazione Alario.
Le rappresentazioni di quest’ultima stagione di Velia Teatro si sono concluse il giorno 28 agosto, pur avendo avuto un piccolo seguito nel “Concerto dal VI libro dell’Eneide”, tenutosi la sera del 5 settembre scorso al Parco Archeologico di Cuma, come già preannunciato.
Proseguiranno invece dal 24 settembre gli incontri di aggiornamento on line per docenti sulla tematica “Dioniso, la polis la scena. Conversazioni sul teatro antico”, organizzati dal Velia Teatro e dalla Fondazione Alario per Elea Velia, in collaborazione con la Società Filosofica Italiana.


Anna Loreto

Redazione Radici

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