Alighiero Boetti : nel suo mondo fantastico l’amicizia con Ali

Alighiero Boetti : nel suo mondo fantastico l’amicizia con Ali

Si parla molto oggi in tv, nei quotidiani di Afghanistan, di fallimento dell’America, del fallimento dell’Occidente…e via elencando.In realtà è ‘fallito’ un popolo e una nazione.

Il dramma in termini di violazione dei diritti umani che sta vivendo la popolazione civile dell’Afghanistan dopo l’insediamento del governo talebano è sempre più forte.

Per questo occorre utilizzare tutti gli strumenti internazionali a disposizione per attivare subito i corridoi umanitari e nello stesso tempo favorire la mediazione internazionale con il governo talebano. (https://www.progetto-radici.it/2021/08/16/kabul-cronistoria-di-unabbandono/)

In questo scenario di morte e disperazione vorrei ricordare una storia di amore e amicizia che ha legato il nostro paese all’Afghanistan .

Vorrei ricordare la straordinaria storia di lealtà e buoni sentimenti che legó Salman Ali e Alighiero Boetti.

Di Daniela Piesco

Nella Kabul di oggi soggiogata dei talebani, l’incontro tra Salman Ali e Alighiero Boetti diede vita mezzo secolo fa a una lunga storia di amicizia e collaborazione tra il maestro delle celebri mappe e quello che sarebbe diventato il suo più stretto collaboratore.

Lui di origine afgana, l’altro uno dei maggiori artisti del Novecento. Assistente e fraterno amico di Alighiero Boetti, Salman Ali è testimone diretto delle creazioni dell’artista, del suo estro creativo e della sua profonda umanità.

C’è stato qualcosa tra loro, qualcosa che ha avuto inizio negli anni Settanta in Afghanistan e che continua ancora oggi, molti anni dopo la morte dell’artista, figura cardine dell’Arte Povera e Concettuale e genio del Novecento.

Era il 1973.

Boetti che conosceva molto bene l’Afghanistan per gli innumerevoli viaggi fatti ,decide di aprire proprio in quei luoghi il One Hotel, un albergo di undici stanze, un ristorante e un giardino dove i viaggiatori stranieri si fermano a bere chai (un tè speziato) e fumare hashish sotto un pergolato di uva.

Ali è il figlio di un contadino di Jaghori, un villaggio Hazara. Viene assunto all’One Hotel per preparare il chai e il Nescafè e conosce così Boetti.

È inutile dire che tra i due s’instaura sin da subito una profonda sintonia tanto è vero che dopo neanche sei mesi,Boetti, gli chiede di raggiungerlo a Roma, per vivere insieme ad Annemarie e ai figli Matteo e Agata.

Per un ragazzo afghano di campagna era impensabile non accettare una proposta come quella. Trasferirsi in Italia, in Europa, era qualcosa di straordinario, infatti il padre di Salman vedeva questa proposta come una benedizione. Pur comunicando poco a parole, Salman e Alighiero parlavano con gli occhi, trasmettendosi l’intensità dei rispettivi sguardi. Quando Boetti chiese a Salman di trasferirsi a Roma, sempre con la forza dello sguardo Salman accettò, come se conoscesse Alighiero da sempre.

Ali si occupa dei bambini, della spesa, cucina il riso kabuli e prepara il chai ma soprattutto è l’assistente di Boetti.

Il ragazzo afgano si ritrova immerso in un mondo di artisti e intellettuali: per ventitré anni sono l’uno l’ombra dell’altro.

Ali parla di una bella vita con una bella famiglia. Nel 1979 torna a Kabul con Alighiero: lo aiuta a gestire i contatti per la produzione degli arazzi e rivede il padre. Sono passati appena sei anni e l’Afghanistan è molto cambiato.

La guerra stava arrivando. Ali era preoccupato. Alighiero disperato: infatti chiusero le frontiere e per il suo fedele amico fu impossibile partire.Fino al 1979 infatti era consentito viaggiare in Afghanistan poi dopo quell’anno è cambiato tutto.

Dopo tante peripezie, Ali riuscī a far ritorno a Roma nell’estate del 1982 e da quel momento rimase accanto a Boetti.

Invero dopo due anni con un autobus non ufficiale,riesce a raggiungere l’Iran e qui, grazie a un contatto di Boetti con l’ambasciata italiana, riesce a tornare in Italia.

Nel frattempo lavorano e aiutano come possono la resistenza afghana inviando generi di prima necessità sulle montagne del Panjshir, ai soldati di Massoud.

Anche quando nel 1990 Alighiero si risposa, Ali è al suo fianco e si occupa del nascituro Giordano così come aveva fatto con Agata e Matteo.

Alì è felice e sereno fino all’ultima Pasqua passata insieme.

Salman Ali racconta il sodalizio con il grande artista conosciuto a Kabul. Le avventure, l’amicizia e l’ultimo sogno: disperdere le ceneri a Bamiyan

Un giorno torneremo tutti insieme in Afghanistan, disperderemo le sue ceneri nei laghi di Band-e-Amir, nella valle di Bamiyan, dove sorgevano le statue dei Buddha

È una storia di convivenza familiare quella che, per la prima volta, Salman Ali racconta nella sua autobiografia edita da Forma.

Un approfondito, vivido racconto in prima persona, con cui Salman Ali ritraccia la sua vita, aneddoti e curiosità dei 23 anni passati accanto ad Alighiero Boetti.

Il racconto è accompagnato da immagini sino ad ora in gran parte private e seguito da alcuni brevi contributi a firma di Bruno Corà, Giorgio Colombo e Clino Castelli.

L’uscita dell’autobiografia di Salman Ali diventa fortunata occasione per una mostra che ha titolo per essere definita come “evento” nel mondo dell’arte.

A Milano, Tornabuoni Arte presenta, infatti, la collezione privata di Salman Ali, frutto di regali da parte dell’amico fraterno Boetti, lavori di altissima qualità che testimoniano l’affetto dell’artista per il suo collaboratore ed amico più stretto.

In “Salman Alighiero Boetti”, che si aprirà il 14 settembre e resterà allestita un mese intero, Tornabuoni Arte presenta la collezione di queste opere insieme ad una straordinaria selezione di fotografie di Salman Ali nei momenti di vita privata e nei viaggi accanto a Boetti.

In molti casi si tratta di fotografie, alcune molto note, altre inedite, scattate, tra gli altri, da Giorgio Colombo che permettono di raccontare la straordinaria vicenda dell’uomo più vicino ad Alighiero Boetti e del rapporto con lo stesso artista(www.aise.it)

Per maggiori informazioni https://www.tornabuoniart.com/it/exhibitions/salman-alighiero-boetti/

Daniela Piesco Vice Direttore Radici

Redazione

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