Lorenzo Mattotti: il disegnatore del New Yorker con Venezia sempre nel cuore

Lorenzo Mattotti: il disegnatore del New Yorker con Venezia sempre nel cuore

di Claudio Moschin

Per il quarto anno consecutivo è stato ancora lui l’ideatore dell’immagine ufficiale della Mostra del Cinema di Venezia. Quel “lui” si riferisce ad uno dei più grandi illustratori, disegnatori, autori e fumettisti al mondo: Lorenzo Mattotti. Lo incontro a Morgex, in valle d’Aosta, dove fino al 25 settembre gli hanno dedicato una bella mostra di suoi disegni realizzati (nel 1999) per l’Inferno della Divina Commedia”.

A scrivere ed intervistare Mattotti è Claudio Moschin per La Voce di New York, che ne ha pubblicato l’articolo sul suo portale bilingue diretto da Stefano Vaccara.


Mattotti svela subito che ha un rapporto particolare proprio con Venezia.

Ho studiato architettura e la città mi è sempre rimasta nel cuore, anche se ormai da tempo vivo e lavoro a Parigi. È una città incredibile, unica, e pensando a lei non puoi non avere ispirazioni artistiche”.


Ma lei ha un rapporto particolare anche con il cinema…


Sì, perché ho anche realizzato nel 2019 un grande film ad animazione, “La famosa invasione degli orsi in Sicilia”, tratto da un romanzo di Dino Buzzati, pubblicato nel lontano 1945 sul Corriere dei Piccoli”.


Che avventura è stata per lei quella della regia di un film?


“È stata un’operazione difficile. Che ha richiesto quasi sei anni di realizzazione. Una fatica immensa, non è come realizzare una copertina di un libro o di una campagna pubblicitaria, o il manifesto di un festival. Comunque penso di aver creato un film per grandi e piccoli con esplosioni di colori e spazi di riflessione, azione e narrazione”.


Dove trova lei l’ispirazione per fare cose sempre nuove?


Spesso non sono cose sempre nuove. Talvolta sono quelle di cui ho preso appunti magari anni fa e che ora rispolvero, girando le pagine dei miei quaderni pieni di schizzi, di idee, di progetti, di abbozzi. Ogni volta che ho un’idea butto giù qualcosa con la matita e poi magari lascio tutti lì per mesi o anni, finché mi viene in mente che “quel bozzetto” potrebbe essermi utile ora”.


Non mi dirà che anche lei si mette a disegnare sui tovaglioli di un ristorante o di un bar…


No, non lo faccio mai. Può capitare se non ho sotto mano un foglio di carta. Ma è difficile che capiti”.


Per la Mostra del Cinema di Venezia da quattro anni lei disegna l’immagine ufficiale. Quest’anno cosa racconta il suo disegno?


L’immagine che ho disegnato quest’anno per il manifesto raffigura due personaggi che si filmano reciprocamente in una sorta di danza, di duello giocoso, in un rapporto mediato dalla cinepresa. È una danza sotto i riflettori di un set, un movimento di energie comuni, un rituale di sguardi. Sguardi a confronto potrebbe intitolarsi l’immagine, in un periodo in cui lo sguardo acquista forza come una nuova relazione tra le persone. I due personaggi simboleggiano due visioni diverse che si incontrano e si confrontano, si guardano e si studiano, ma non si oppongono: grazie al cinema e al suo ruolo centrale, creativo, propositivo”.


Oltre ai manifesti, lei però firma anche la sigla animata della Mostra veneziana…


Sì, da quattro anni è sempre quella, è diventata un must, non la cambiano al momento”.


Domanda difficile: nel mondo dell’illustrazione ad alto livello c’è molta concorrenza e presumo che ci sia anche, talvolta, un pizzico di invida. O sbaglio?


In tutti i settori è così, ma preferisco guardare e criticare quello che faccio io. Ci sono molti autori validi, italiani e stranieri. Penso che ci sia spazio e lavoro per tutti. Viva la creatività, no?”


Ho notato che lei lavora molto con il New Yorker…


Sì, ho realizzato quasi quaranta diverse copertine per loro. È un grande impegno e anche un grande onore. Alla fine è uscito pure un libro che raccoglie appunto tutte le copertine fatte per loro in tanti anni”.


C’è stato qualche momento in cui ha pensato “stavolta non ce la faccio a portare a termine il lavoro che mi hanno chiesto”?


“E come no? Fu proprio con il New Yorker. Mi chiamarono di corsa dicendo che stavano per fare un numero del settimanale sugli incendi disastrosi in California. Avevo poche ore però per pensare e disegnare una copertina. Oddio, ho pensato, e come faccio? Prova, riprova e riprova ancora e alla fine ho mandato oltreoceano giusto in tempo la copertina che volevano”.


Cosa c’è nel misterioso e magari colorato cassetto dei progetti di Lorenzo Mattotti?


Meglio non aprirlo quel cassetto… ci sono tante, tante cose. La cosa però che più mi interessa è esplorare nuove strade, sfogliare i miei quaderni, provare a fare cose che mi sento di fare e vedere cosa può saltare fuori. Purché sia qualcosa che mi meravigli””

Redazione Radici

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