Le tre grazie di Felice Levini

Le tre grazie di Felice Levini

L’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma è stato realizzato nel 1958 da Giò Ponti, geniale architetto che parlava di “vocazione architettonica degli italiani”. Nella primavera 2021, l’adiacente Ambasciata inglese, per ragioni di sicurezza, chiede ai dirimpettai italiani di porre a lato dell’Istituto tre grandi massi: uno della tipologia del porfido, una pietra rossa del genere della falesia e una roccia granitica.

La direttrice Maria Sica concede il permesso, ma medita di fare di queste pietre la base per un intervento artistico. Nasce così, nell’estate 2021, Tre Grazie di Felice Levini. L’installazione si può visitare fino al 31 dicembre. Nelle tre pietre, Levini conficca tre frecce di ferro alte due metri, come se fossero state scagliate dagli dei dall’alto dell’Olimpo. Sono tre vettori di energia cosmica, schegge di pianeta e di pensiero. Alle frecce nelle pietre, l’artista attribuisce tre nomi di pianeti e dei al tempo stesso: Marte, Venere e Mercurio. I nomi sono scritti da lettere in bronzo come quelle che si adoperano per le lapidi.

Levini ha sempre inserito parole e testi nel suo lavoro usando la scrittura, non la grafia che è legata a una dimensione più personale e autobiografica, mentre l’artista vuole stigmatizzare ma anche sdrammatizzare. Le frecce hanno come colori il rosso (per Marte), il verde (per Venere) e un nero argenteo (per Mercurio). Rosso, nero e verde sono colori che Levini usa sempre dal 1982 come simbologia, come una sorta di bandiera ideologica o ideale.9Colonne

Redazione

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