Istruzione e covid-19/ Unicef: 600 milioni di bambini colpiti dalla chiusura delle scuole

Istruzione e covid-19/ Unicef: 600 milioni di bambini colpiti dalla chiusura delle scuole

“Anche se le scuole sono chiuse per l’estate nell’emisfero settentrionale, più di 600 milioni di bambini nei paesi che non sono in pausa accademica sono ancora colpiti dalla chiusura delle scuole. In Asia e nel Pacifico, in circa la metà dei paesi, le scuole sono state chiuse per oltre 200 giorni durante la pandemia. Dopo alcune lunghe chiusure, e nonostante alcune riaperture, in America Latina e nei Caraibi, ci sono 18 paesi e territori in cui le scuole sono ancora chiuse o parzialmente chiuse”. Questi i numeri riportati oggi da James Elder, Portavoce UNICEF, secondo cui, sulla base delle più recenti stime dell’agenzia, “attualmente una percentuale impressionante pari al 40% di tutti i bambini in età scolare – ovvero 4 bambini su 10 – in Africa Orientale e Meridionale non frequentano le scuole”.
In Africa Orientale e Meridionale, continua Elder, “stiamo assistendo ancora una volta alla chiusura delle scuole a metà anno a causa dei recenti focolai di COVID-19, con oltre 32 milioni di bambini che si stima siano fuori dalla scuola a causa della chiusura per la pandemia o che non sono riusciti a tornare dopo l’apertura delle loro scuole all’inizio di quest’anno.

Questo si aggiunge ai 37 milioni di bambini stimati che erano fuori dalla scuola prima della pandemia. Istruzione, sicurezza, amicizia e alimentazione sono stati rimpiazzati da ansia, violenza e gravidanze precoci. Ad esempio in Uganda, tra marzo dello scorso anno e giugno 2021, il numero di gravidanze tra ragazze tra i 10 e i 24 anni (che cercavano cure prenatali) è aumentato di oltre il 20%. Le linee di aiuto (help-line) per bambini hanno visto aumenti a tre cifre”.


E ancora: “almeno per un terzo degli studenti del mondo, l’apprendimento da remoto è fuori portata”. Secondo l’Unicef “in Asia dell’Est e nel Pacifico, oltre 80 milioni di bambini non hanno accesso ad alcun tipo di apprendimento a distanza durante la chiusura delle scuole. In Africa Orientale e Meridionale – le scuole in Uganda sono state chiuse per 306 giorni e il paese ha una delle connettività internet a casa più basse (0,3%); seguito dal Sud Sudan con 231 giorni di chiusura delle scuole e ancora meno della metà degli scolari che ha accesso a internet a casa. In Sud Africa, a causa della chiusura delle scuole tra i 400.000 e i 500.000 studenti hanno abbandonato del tutto la scuola negli ultimi 16 mesi”.


Elder, inoltre, cita un rapporto della Banca Mondiale che stima una perdita di 10 trilioni di dollari in guadagni nel tempo per questa generazione di studenti: “molto semplicemente, non c’è investimento migliore dell’istruzione. e qui l’UNICEF non sta parlando di sviluppo, ma di economia. La scolarizzazione aumenta i guadagni del 10% all’anno”.
Tutto questo, sottolinea, “non può continuare. Mentre riconosciamo che i leader di tutto il mondo sono spesso costretti a confrontarsi con la scelta impossibile tra chiudere le loro comunità o aiutare a facilitare la diffusione di massa di una malattia pericolosa, le scuole dovrebbero essere le ultime a chiudere e le prime a riaprire.

Ci sono chiare evidenze secondo cui le scuole primarie e secondarie non sono tra i principali vettori di trasmissione. E tuttavia le perdite che i bambini e i giovani subiranno per non essere a scuola potrebbero non essere mai recuperate. Questo shock avrà impatti negativi duraturi, quindi dobbiamo usarlo come un’opportunità per accelerare – per re-immaginare l’istruzione”.
Cinque le azioni richieste dall’Unicef.
Le scuole dovrebbero riaprire il prima possibile
: “la riapertura delle scuole non può aspettare che tutti gli insegnanti e gli studenti siano vaccinati. Con la carenza globale di vaccini che affligge i paesi a basso e medio reddito, vaccinare i lavoratori in prima linea e quelli più a rischio di malattie gravi e morte rimarrà una priorità. I governi e i donatori devono proteggere il bilancio dell’istruzione”.
Con la riapertura delle scuole, occorre estendere l’iscrizione a quei bambini che erano già fuori dalla scuola prima del COVID 19: “questo può essere fatto rimuovendo le barriere finanziarie, fornendo risorse per l’apprendimento, allentando i requisiti di iscrizione e offrendo programmi flessibili, sia a scuola che in programmi non formali. Iscrivere tutti i nuovi ingressi a scuola, indipendentemente dall’età, è una strategia chiave.

In alcuni paesi, funzionari governativi e personale scolastico fanno visite porta a porta per far iscrivere tutti i bambini. Dobbiamo anche cambiare le politiche che vietano alle ragazze in gravidanza di andare a scuola e permettere alle ragazze in gravidanza e alle giovani madri di tornare a scuola”.
C’è bisogno di “aumentare i trasferimenti in contanti ai più vulnerabili, anche aumentando i finanziamenti attraverso un meccanismo di finanziamento globale, sostenuto dai risparmi della riduzione del debito, dai fondi delle istituzioni finanziarie internazionali e dall’adempimento degli impegni di assistenza ufficiale allo sviluppo da parte dei governi donatori”.
“Dobbiamo fare tutto il possibile per porre fine a questa pandemia”, ricorda Elder. “E questo inizia con il rendere i vaccini disponibili ovunque. COVAX, guidata dall’OMS, Gavi e CEPI, con l’UNICEF come partner per l’implementazione, rappresenta un percorso verso un’equa distribuzione dei vaccini. Ma COVAX è sottoalimentato. Condividere immediatamente le dosi in eccesso disponibili è una misura minima, essenziale e di emergenza, ed è necessaria adesso. Così come il finanziamento per sostenere la distribuzione dei vaccini.

Oltre ai vaccini, sono fondamentali la diagnostica e la terapeutica per portare questa pandemia sotto controllo, ed è per questo – conclude – che, come parte del suo Appello umanitario annuale per i bambini, l’UNICEF ha chiesto 659 milioni di dollari per aiutare i paesi nella fornitura di vaccini, strumenti terapeutici e diagnostici nel 2021”. (aise) 

Redazione

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