Il Presidente Draghi in visita in Spagna

Il Presidente Draghi in visita in Spagna

 Italia e Spagna “condividono la stessa visione del futuro”. È quanto sostenuto dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi, oggi in visita ufficiale in Spagna.


Primo appuntamento della giornata è stato al “Cercle d’Economia” a Barcellona, dove gli è stato conferito il “Premio per la costruzione europea”.


Quindi, il premier ha incontrato il Presidente del Governo Pedro Sanchez. Nel bilaterale, definito “lungo e cordiale”, sono stati affrontati i temi legati alla situazione economica europea, all’immigrazione e all’agenda multilaterale di Italia e Spagna. I due Presidenti – riporta Palazzo Chigi – hanno concordato di rafforzare ulteriormente i già ottimi rapporti tra i due Paesi all’interno del più ampio processo di integrazione europea.


Draghi e Sanchez sono infine intervenuti alla XVIII edizione del Foro di dialogo italo-spagnolo, cui hanno preso parte anche i ministri degli esteri Luigi Di Maio e Arancha González Laya.


In tutte le occasioni, Draghi ha confermato la necessità di agire insieme per la ripresa di Italia e Spagna e dell’Europa in generale.
Nel suo intervento al “Cercel d’Economia”, dopo aver ringraziato per il premio e ricordato come la pandemia da Covid-19 abbia “colpito le nostre vite e le nostre società in maniera devastante”, Draghi ha citato i numeri che attestano l’avvio di una “rinascita” partendo da quelli dei contagi e dei vaccini.


“C’è un ritorno alla crescita”, ha sostenuto. “Secondo le previsioni della Commissione europea, quest’anno il prodotto interno lordo dell’UE crescerà del 4,2%. In Italia e in Spagna, si prevede un aumento rispettivamente del 4,2% e del 5,9%. Queste previsioni potrebbero essere riviste al rialzo, con il ritorno della fiducia fra le imprese e le famiglie.

La rapidità di questa ripresa – ha osservato – è anche merito dei responsabili politici di tutto il mondo” perché “per tutta la durata della crisi, governi e banche centrali hanno implementato risolute misure di politica fiscale e monetaria a sostegno dell’economia”.


Ora, ha aggiunto, “il nostro obiettivo minimo deve essere quello di riportare l’attività economica almeno in linea con la traiettoria precedente alla pandemia. Solo allora potremo dire di aver superato gli effetti della crisi sanitaria sulle nostre società e sull’occupazione.

Tuttavia, secondo le previsioni attuali, non sarà possibile raggiungere tale obiettivo senza ulteriori sforzi. Dobbiamo quindi agire rapidamente ed efficacemente”.


Certo, l’economia globale “sta attraversando una fase di profondi cambiamenti, tra cui la transizione ecologica e digitale, che richiederanno una riallocazione della forza lavoro”.

Per questo “è fondamentale mantenere favorevoli le condizioni della domanda per poter garantire un sostegno ai lavoratori, che stanno affrontando un rischio crescente di dislocazione”.


“Le prospettive complessivamente favorevoli, però, nascondono alcuni rischi significativi”, ha ammonito Draghi. “Benché la situazione pandemica sembri sempre più sotto controllo, siamo ancora lontani dalla fine. 

Gli sforzi vaccinali fino ad adesso si sono concentrati nel mondo ricco. Solo lo 0,3% del totale di dosi è stato somministrato nei paesi a basso reddito, mentre i paesi più ricchi hanno distribuito l’85% del totale. 

Questa differenza non solo è eticamente ingiusta, è anche molto pericolosa” perché “fintanto che il virus continuerà a circolare liberamente, ci sarà sempre un rischio di nuove varianti. Una o più di esse potrebbero essere resistenti ai nostri vaccini, compromettendo il successo delle nostre campagne”.

Quindi “dobbiamo continuare ad investire nella ricerca, oltre ad accelerare l’impegno a garantire un accesso diffuso ai vaccini. Sostenere i nostri scienziati ci porrà anche in una situazione decisamente migliore nel caso in cui dovessimo affrontare un’altra pandemia”.


Citati i dati Ocse sull’inflazione – il 3,3% in aprile, in aumento rispetto al 2,4% di marzo –Draghi ha sostenuto che “una politica fiscale espansiva è essenziale per preservare la crescita”, anche perché “una tale politica permetterà, a sua volta, di ridurre l’indebitamento – sia pubblico che privato”.

Tuttavia, “anche gli investitori vanno rassicurati sul fatto che si ritornerà alla prudenza fiscale non appena la ripresa proseguirà in maniera autonoma”.
Tutti i Paesi dovranno “fare in modo che la ripresa sia equa e sostenibile”.


“Nel recente passato – ha osservato – ci siamo dimenticati dell’importanza della coesione sociale. In seguito alla crisi del debito sovrano europeo, il numero di persone nell’UE a rischio di povertà o di esclusione sociale è aumentato di 3,5 milioni – e quel numero non è ancora tornato ai livelli pre-crisi.

Abbiamo dato la democrazia per scontata e abbiamo ignorato il rischio del populismo”.
Le nostre società “stanno attraversando dei cambiamenti economici importanti e dobbiamo dare un sostegno ai lavoratori attraverso politiche attive del mercato del lavoro.

Questo vuol dire creare nuove opportunità per le donne e per i giovani, oltre a riqualificare tutti coloro che hanno perso il lavoro. Allo stesso tempo, durante questa ripresa, dobbiamo garantire una maggiore attenzione al cambiamento climatico.

Non possiamo uscire dalla crisi sanitaria per poi entrare, da sonnambuli, in una crisi ambientale”.


Draghi ha quindi citato Jean Monnet – “l’Europa sarà forgiata dalle sue crisi e sarà la somma delle soluzioni trovate per risolvere tali crisi” – prima di ribadire che “uscire con successo dalla pandemia richiede coordinamento, soprattutto all’interno dell’area euro.

Dobbiamo continuare a rafforzare le nostre istituzioni e a favorire un clima di fiducia reciproca. E dobbiamo restare uniti – come europei – per affrontare le sfide più grandi dei nostri tempi – il cambiamento climatico e la disuguaglianza.

Da decenni, il resto del mondo guarda all’Europa per la sua capacità unica di combinare equità e prosperità. Di questo – ha concluso – siamo orgogliosi”.


Nel suo intervento al Foro di Dialogo Italia-Spagna, giunto alla sua diciottesima edizione, Draghi si è soffermato sui legami tra i due Paesi che “non sono solo uniti da profondi legami storici, politici e culturali.

Sono partner strategici negli ambiziosi progetti che abbiamo davanti in Europa e che saranno approfonditi nelle sessioni di lavoro di oggi e di domani, a cui voglio fare solo una breve introduzione”.


Insieme a Francia, Germania, e gli altri Stati Membri “vogliamo costruire un’Unione Europea più moderna, competitiva e solidale. Che superi le tradizionali divisioni tra Nord e Sud, e si mostri unita nel confronto con le altre potenze globali del nostro tempo”.


“Le relazioni economiche e commerciali tra Italia e Spagna si confermano dinamiche e vantaggiose per entrambi i Paesi, come spesso è accaduto nella storia recente”, ha ricordato il Premier.

“Nel 2020, l’Italia ha esportato in Spagna beni per un valore di circa 20 miliardi – e lo stesso ha fatto la Spagna verso l’Italia. Gli investimenti diretti italiani in Spagna ammontano ad oltre 40 miliardi, e nel nostro Paese ci sono circa 11 miliardi di investimenti diretti spagnoli”.


Draghi ha quindi ricordato che “circa 250 mila italiani sono residenti in Spagna – e la più grande comunità è proprio qui a Barcellona” e che “nell’ambito del programma Erasmus, la Spagna è la meta preferita degli studenti italiani, e viceversa”.


“Questi rapporti così solidi sono decisivi ora che dobbiamo gestire la ripresa dalla pandemia e definire politiche e investimenti per il futuro” anche perché “i nostri Paesi condividono molti problemi, che devono essere affrontati”, dall’emergenza sanitaria all’economia, dalla disoccupazione alle “molte vulnerabilità al cambiamento climatico”.


Per entrambi, “il Next Generation EU, con 750 miliardi di fondi da spendere entro il 2026, rappresenta un’occasione unica per rispondere a queste sfide. Italia e Spagna ne sono i due principali beneficiari, per un totale di 270 miliardi”.


“Ma i piani nazionali di ripresa e resilienza non sono solo un insieme di numeri, obiettivi e scadenze. Sono emblematici di un’idea condivisa di futuro”, ha detto il Premier citando a grandi linee il contenuto del PNRR italiano.
“In una fase di profonda trasformazione come quella attuale, Italia e Spagna condividono la stessa visione del futuro.

Intendiamo rafforzare il modello sociale europeo, per renderlo all’altezza delle sfide dei nostri tempi. La ripresa economica dalla pandemia non deve essere soltanto rapida, ma anche giusta e duratura. Dopo la crisi sanitaria, – ha concluso – Italia e Spagna hanno l’opportunità di costruire società più sostenibili, più innovative e più eque. Possiamo e dobbiamo farlo insieme”. (aise) 

Redazione

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