Export, digitalizzazione e sostenibilità per la ripartenza delle imprese

Export, digitalizzazione e sostenibilità per la ripartenza delle imprese

Competenze e formazione per affrontare le sfide del futuro delle imprese, che passa attraverso export, digitalizzazione e sostenibilità. Questi i tre pilastri della nuova fase di apertura e di grande attivismo che stanno vivendo le aziende italiane. È quanto emerso dal webinar “Post Covid-19 e imprese” promosso questa mattina da Comitato Leonardo in partnership con Ipsos, Intesa Sanpaolo, Adecco, CRIET-Università Bicocca.


Al webinar sono intervenuti la Presidente del Comitato Leonardo Luisa Todini, il Presidente dell’Agenzia ICE Carlo Ferro, e la Vice Presidente di Confindustria Barbara Beltrame Giacomello.
Durante l’incontro, Andrea Alemanno, Senior Client Officer Ipsos, ha presentato la ricerca “Covid-19 e imprese: conoscere per competere al meglio”. Ne hanno discusso durante la tavola rotonda esperti e imprenditori del Paese: Anna Roscio, Executive Director Direzione Sales & Marketing Imprese Intesa Sanpaolo; Sonia Bonfiglioli, Presidente Gruppo Bonfiglioli; Gian Domenico Auricchio, Presidente di Assocamerestero e A.D. di Auricchio; Angelo Di Gregorio, Direttore CRIET – Bicocca Centro Ricerca Interuniversitario in Economia del Territorio e Andrea Malacrida, A.D. Adecco Group. Ha moderato i lavori Nando Pagnoncelli, presidente Ipsos.


“In questa fase di ripartenza del Paese abbiamo raccolto intorno a un tavolo industria, ricerca, Istituzioni per condividere una riflessione sulle prospettive future delle nostre imprese e riuscire a cogliere le opportunità del cambiamento in atto, come delineato nello studio Ipsos che presentiamo oggi” ha dichiarato Luisa Todini, Presidente del Comitato Leonardo. “Lo studio ha rilevato non solo che la salute delle nostre aziende è in miglioramento, ma anche che il 56% delle imprese coinvolte si dimostra propensa a un cambiamento e a ripensare la propria strategia di business.

Questo ci conferma come l’Italia abbia un tessuto imprenditoriale caratterizzato da una forte propensione all’innovazione e dal saper cogliere le opportunità. In questa fase di forte trasformazione diventa più che mai rilevante avere nuove competenze e professionalità giuste per affrontare le sfide del futuro, che si basano su digitalizzazione e sostenibilità come acceleratori di produttività e leve di competitività del Made in Italy nel mondo. La sfida è comunicare meglio il nostro know-how, facendo sistema e ponendo il nostro patrimonio imprenditoriale al centro delle politiche di crescita”.


Secondo il presidente dell’Ice, Carlo Ferro “l’andamento dell’economia è fatto per due terzi dai fondamentali e per un terzo dal sentimento degli operatori. Questo ottimismo – ha osservato – è giustificato dai numeri: con l’export nel primo trimestre dell’anno a +4,6% rispetto allo stesso periodo del 2020 e a +1,4% nel confronto col 2019; e con la produzione industriale a +0,9% rispetto all’ultimo trimestre. Il Sistema Paese si è mosso per accompagnare le imprese italiane nella ripartenza, perché la realtà post-pandemica sarà diversa e richiederà strategie nuove, efficaci e veloci per rispondere alle sfide emergenti sui mercati esteri. Il 70% delle aziende, secondo il Rapporto Ipsos, è consapevole che i prossimi anni comporteranno cambiamenti nel modo di fare impresa ed è pronto a investire in questa direzione, in accordo con i megatrend che caratterizzeranno la competizione sui mercati del futuro: digitale, innovazione, sostenibilità. I bisogni delle imprese rilevati dallo studio sono in linea col piano di azione di ICE Agenzia, segno che ci stiamo muovendo nella direzione giusta per sostenerle sui mercati esteri e, soprattutto, nei necessari cambiamenti che devono affrontare”.


“Dopo oltre un anno di grande crisi abbiamo l’opportunità per guardare al futuro, in un clima di maggiore ottimismo visto che l’Italia, con sorpresa, ha registrato un aumento del PIL, anche se lieve, contro tutte le previsioni”, ha commentato Barbara Beltrame Giacomello, Vice Presidente per l’Internazionalizzazione di Confindustria. “La pandemia ha messo in evidenza alcune debolezze del nostro sistema, come la scarsa competenza digitale, ma abbiamo saputo trasformare questa lacuna in un punto di forza perché in pochi mesi siamo riusciti ad introdurre nelle imprese nuove tecnologie digitali con impatti positivi sull’organizzazione del lavoro.

Inoltre le conseguenze del Covid sono state pesanti sull’export, con un meno 13,8% e ci sono altre criticità da affrontare, come l’aumento delle materie prime e dei noli per il trasporto marittimo che impattano sui margini delle imprese. Ma nonostante queste difficoltà sono convinta che la forza del Made in Italy possa rappresentare un volàno per la ripartenza.

I segnali ci sono e sono incoraggianti. È arrivato il momento di coglierli”.


I DATI DELLO STUDIO


Lo studio ha indagato 400 imprese italiane, tra cui diverse aziende associate del Comitato Leonardo, per presentare le prospettive di crescita nel prossimo futuro.

Emerge che Export, digitalizzazione e sostenibilità siano i tre pilastri attraverso i quali passerà il cambiamento nel periodo post Covid-19. Per tutti questi aspetti è fondamentale che le aziende abbiano la giusta formazione e competenze, e che sappiano favorire il coinvolgimento dei dipendenti per affrontare le sfide future.


Dall’analisi sullo stato attuale, a una prima evidenza risulta che la salute delle aziende italiane è in miglioramento. A conferma di tale dato si osserva come le opportunità per le imprese siano maggiori dei rischi. Infatti per il 61% degli intervistati ci sono maggiori opportunità, contro il 26% che vede più rischi. Le opportunità sono poi molto più diffuse per quelle aziende maggiormente votate all’export 

(66%). La maggior parte degli intervistati indica come possibilità di sviluppo la digitalizzazione e, a seguire, il lancio di nuovi prodotti e servizi.
L’export giocherà un ruolo significativo, non solo per le aziende che già esportano, ma anche per quelle locali.

Infatti il 37% delle imprese prevede che nei prossimi 12 mesi aumenteranno gli scambi con i paesi esteri. Tale percentuale arriva a toccare il 49% per quelle aziende già votate alle esportazioni.

L’immagine del nostro Paese all’estero è positiva e gli stessi produttori italiani prediligono il Made in Italy ai concorrenti internazionali, consapevoli di quanto possa competere a livello mondiale.


Accelera poi l’e-commerce, strumento maggiormente diffuso tra le imprese che esportano, il 45% lo gestisce direttamente, attraverso il proprio sito, e il 25% operando sui principali market place.


Anche per quanto riguarda la domanda si notano i segni di un mutato scenario: il 25% delle aziende intervistate, dopo aver subito una contrazione nei mesi scorsi, prevede una ripresa; il 30% afferma che nei prossimi 6 mesi rimarrà costante, ma cambierà nelle forme e nei canali. Infine, il 29% prevede una contrazione solo in determinate aree, mentre crescerà in altre e solo il 12% si aspetta una contrazione abbastanza diffusa.


Un altro indicatore del miglioramento dello stato di salute delle imprese è dato dal focus sugli incentivi da parte dello Stato. Rispetto al 2020 diminuisce l’interesse verso misure di sostegno economico come ammortizzatori sociali e cassa integrazione per i dipendenti (29%), fondi di garanzia di garanzia (25%), sospensione del pagamento di rate di mutui e finanziamenti (21%). Aumenta invece l’interesse verso provvedimenti come gli sgravi per le nuove assunzioni (53%) e per assunzioni di personale di primo impiego, o under 35 (44%).
Nella seconda parte della ricerca si delinea quindi un nuovo modo di fare business.


I cambiamenti nel modo di fare impresa saranno diffusi: il 56% degli intervistati cercheranno di gestirli in maniera graduale, a differenza del 14% che prevede un cambio radicale. Il 24% cercherà di tornare alla normalità precedente e solo il 7% afferma che non intende cambiare strategia.


In questo nuovo scenario gli investimenti prioritari saranno nel processo produttivo (58%), nella digitalizzazione (52%), nella ricerca e innovazione di prodotto (40%), nella formazione del personale (40%), in marketing e comunicazione (33%) e nelle soluzioni sostenibili (29%). In particolare crescono gli investimenti in sostenibilità (+7% rispetto al 2020), sia per le aziende internazionali, sia per quelle locali, piccole e grandi.


Lo studio infine delinea come le aziende garantiranno il livello di coinvolgimento del cliente nel post Covid.
Gli aspetti su cui gli esperti di marketing dovranno destinare maggiore attenzione sono una targhettizzazione sempre più personalizzata (43%), per la quale saranno sviluppate app e strumenti di relazione diretta col consumatore (38%) e ci saranno maggiori investimenti nel CRM (31%); aumenterà l’attenzione ai servizi a corredo dell’offerta (29%), servizi nel post vendita (28%) e più attenzione alla qualità (26%) specie per le imprese che esportano.


La strategia della comunicazione si concentrerà sui valori e l’impegno sociale dei brand (47%), ma torna in primo piano il prodotto (+13% rispetto al 2020). Un ruolo sempre più centrale avranno i top manager e la loro capacità di leadership in questa fase di grande cambiamento, in cui saranno sempre più protagonisti, per affermare vision aziendale e per l’employer branding. (aise) 

Redazione

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