Orwell e le anticipazioni distopiche di “1984”

Orwell e le anticipazioni distopiche di “1984”


di Rossella Cerniglia

Scritto nel 1948, dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale, il più noto romanzo di George Orwell – il cui titolo “1984” mostra le ultime due cifre invertite rispetto alla data di composizione – appartiene a un genere di grande attualità, con una tematica vivamente sentita ai nostri giorni, da lettori, scrittori, e da numerosi cineasti che di un tale possibile futuro hanno dato parecchie versioni cinematografiche.


Il genere è stato definito distopico, vale a dire di una anti-utopia, ovvero di una utopia rovesciata, negativa, secondo quanto era nel concetto del filosofo ed economista inglese John Stuart Mill che nel 1868 ne aveva forgiato il termine in tale accezione negativa.
Di un passato più lontano abbiamo, invece, conservato memoria, più che altro, di Utopie, che ritraggono un mondo ideale, una riscrittura della realtà in positivo, orientata, o meglio forgiata, su bisogni e desideri che fanno sempre capo a nobilissime idealità.
Esempi tra i più noti in tal senso, sono La Repubblica di Platone, che risale al V secolo a. C. e che possiamo considerare come antesignana del genere, Utopia di Thomas More del 1516, e La Città del sole di Tommaso Campanella del 1623.


In esse sono rappresentate organizzazioni politico-sociali perfette, per lo più situate in luoghi remoti e inaccessibili – che hanno del leggendario e del favoloso – e che nella loro organizzazione, presentano aspetti similari. Si tratta, in genere, di scritture miste in cui ad una forma narrativa – che serve a introdurre la trattazione – ne subentra un’altra di tipo descrittivo-argomentativo con i caratteri del saggio, dove sono illustrati aspetti e caratteristiche di questa visione.


In genere, queste costruzioni – in bilico tra fantastico e razionale – tendono a esemplificare una struttura verticalizzata, totalitaria o strettamente oligarchica, retta per lo più da un filosofo o da mente illuminata che assicura alla popolazione equità e giustizia attraverso un comunitarismo di base fraterno e solidale che elide ogni possibilità di contrasto e consente a tutti una vita pacificata e felice.


La narrativa distopica, invece, è un fenomeno tipicamente novecentesco, e prende il via dall’opera di Alduos Huxley che nel 1932 pubblica Il mondo nuovo, e da quella di George Orwell che nel 1949 dà alle stampe il suo 1984.
Alla base di queste visioni, e di tutto l’immaginario distopico, sta la riflessione sui regimi totalitari – fascisti, nazisti e stalinisti – affermatisi nella prima metà del secolo, riflessione accompagnata da un giudizio negativo e dal loro totale rifiuto.
Vi è inoltre l’inquieta constatazione dello sviluppo vertiginoso di scienza e tecnica che già allora avevano cominciato a mostrare tratti disumanizzanti ed alienanti. L’esaltazione per il rapido progresso e per una scienza senza confini, finiva, infatti, col sacralizzare l’elemento umano – le doti di intelligenza e creatività di questo – e desacralizzare il sacro. Ulteriore conseguenza era la dissoluzione di sentimenti e valori che erano stati il nucleo più nobile della persona umana.


La narrativa distopica che procede dalla visione delle opere di Huxley e Orwell ha anch’essa – come l’utopia – caratteri futuribili, ma, ovviamente, di questa non possiede la qualità di modello da perseguire o da imitare: si presenta piuttosto come anticipazione di un futuro catastrofico per l’umanità dove i concetti di libertà e democrazia sono stati cancellati e dove la gran parte della popolazione ha subito un livellamento economico e sociale verso il basso che ne consente a stento la sopravvivenza.


In 1984, dopo una supposta catastrofe nucleare, il mondo appare diviso in tre superpotenze – Oceania, Eurasia ed Estasia – in perenne conflitto tra loro.
L’Oceania comprende un territorio assai vasto di cui fanno parte Gran Bretagna, Irlanda, Islanda, Australia e Nuova Zelanda, tutto il continente americano e la parte centromeridionale di quello africano. Londra ne è la capitale. E in essa si svolgono le vicende narrate.


La forma di governo è quella del cosiddetto “Socialismo inglese”(Socing), partito unico il cui capo supremo è il Grande fratello, un misterioso personaggio che nessuno ha mai visto di persona, ma che compare nei grandi manifesti di cui è tappezzata la città e la cui voce lancia moniti e appelli dai teleschermi installati ovunque, persino nelle abitazione cittadine.
Nella sua infallibilità e onnipotenza e nell’estrema pervasività di tutto il sistema, il governo totalitario del Grande Fratello rappresenta la modalità con cui il Partito ha deciso di presentarsi al mondo.


L’oscura, inquietante presenza di questo personaggio che appare quasi immateriale, tiene però soggiogati i cittadini, il suo occhio magnetico e onnipresente, che compare nei tanti manifesti della città, è in fondo lo stesso che tiene sotto controllo le loro vite, manipolandone i pensieri attraverso una martellante propaganda posta in atto con la presenza dei numerosi teleschermi che invadono tutte le case e spiano nel loro privato.
Ma in questo mondo in cui la libertà è stata brutalmente e cinicamente negata, un uomo, Winston Smith, protagonista del romanzo, decide di ribellarsi, e con atto risolutamente rivoluzionario comincia a scrivere un diario in cui esprime il proprio malcontento – un gesto assai pericoloso, perché sfugge al controllo capillare del regime che vuole la sottomissione a un pensiero unico, anche se palesemente falso e contraddittorio. É, inoltre, un documento non “aggiornabile “ secondo gli schemi del bispensiero che si adopera a cancellare la verità di fatti storici e a riscriverli mistificati per far trionfare una pseudo-verità utile al sistema, che è in realtà una menzogna.


Il Socing – chiamato semplicemente Il Partito – è diviso in Interno, di cui fanno parte i dirigenti di alto livello, e in Esterno che comprende i gradi inferiori della burocrazia, cioè impiegati e funzionari subalterni. La rimanente parte della popolazione costituisce il prolet o proletariato, vale a dire quella classe lavoratrice – di gran lunga la più numerosa – cui spettano i lavori più duri, una vita assai precaria ai margini della società, e nessun diritto all’interno del sistema.
Il compito di Winston – che faceva parte del Partito Esterno, e lavorava negli uffici del Ministero della Verità, era proprio quello di “correggere” tutto ciò che veniva pubblicato e che non risultava conforme alle direttive del Partito: documenti vari, libri, articoli di giornale, e persino i fatti registrati sui libri di storia. Il passato veniva dunque cancellato, e dimenticata la cancellatura, la menzogna diveniva realtà.

E tutto ciò perché potesse essere sempre attestata e insieme esaltata la fama di infallibilità del regime.


Il Socing si avvaleva inoltre di un altro stratagemma per eliminare alla radice il problema del dissenso e per convertire tutti all’osservanza delle regole che la dittatura imponeva: una sorta di reset del linguaggio – divenuto una Neolingua – dove tutti i termini hanno un significato ben preciso ed univoco, tale da non consentire la possibilità di interpretazioni difformi: un linguaggio privo del tutto di sfumature in senso eterodosso, e tale insomma da non consentire l’espressione di un pensiero critico individuale, poiché i concetti che potrebbero rendere discutibile l’operato del Partito non risultano di fatto più esprimibili.


L’intento della dittatura si spinge, in tal modo, a impedire materialmente ogni forma di pensiero non conformata a quella del pensiero unico, il cosiddetto bispensiero.


Anche la letteratura e l’arte subiscono analoga sorte omologante: poesie e romanzi ed ogni altra produzione creativa saranno realizzati automaticamente da farraginosi macchinari in base a schemi predefiniti, annullando così ogni impronta di individualità della persona umana.
Ma Winston conserva ancora un pensiero critico e non riesce più ad accettare le direttive di quel bispensiero che sostiene l’ideologia del Partito attraverso la menzogna. Quando incontrerà Julia, e diverranno amanti, collaboreranno insieme con un’organizzazione clandestina ribelle, detta “La Fratellanza”.

Ma saranno in breve scoperti e catturati dalla Psicopolizia che indaga sugli psicoreati, ovvero su quei crimini che consistono nella dissociazione dal pensiero unico del Partito, e che la Neolingua aveva denominato bispensiero.


Imprigionati, e atrocemente torturati, rinnegheranno se stessi e il loro amore.
Un processo consistente in un vero e proprio lavaggio del cervello, porterà infine Winston a schierarsi dalla parte del Grande Fratello e della politica del regime, perdendo definitivamente la propria identità e dignità di essere pensante.


La risoluzione fallimentare di questo dramma attesta lo strapotere di un dominio sull’uomo cui è impossibile tentare di opporsi, e l’atroce nullità di un gesto strenuamente eroico.
Il libro suona come un monito che incombe sulle generazioni future, e credo maggiormente sulla nostra, sul tempo che stiamo vivendo, dove segnali e cupe ombre si addensano, cariche di inquietanti presagi.

Un regime che si sostiene dunque nella menzogna, e costantemente riscrive gli accadimenti e mistifica i fatti della storia per autocelebrarsi.

Rossella Cerniglia,scrittrice

Redazione Radici

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