Papa: siate testimoni coraggiosi del Risorto nella vita concreta

Papa: siate testimoni coraggiosi del Risorto nella vita concreta

Nella solennità dell’Ascensione del SignorePapa Francesco ha invitato fedeli e pellegrini raccolti ieri, domenica 16 maggio, in Piazza San Pietro per il consueto appuntamento con il Regina Caeli a “essere nel mondo testimoni coraggiosi del Risorto nelle situazioni concrete della vita”.


“La pagina evangelica (Mc 16,15-20) – la conclusione del Vangelo di Marco – ci presenta l’ultimo incontro del Risorto con i discepoli prima di salire alla destra del Padre”, ha spiegato Bergoglio.

“Di solito, lo sappiamo, le scene di addio sono tristi, procurano a chi resta un sentimento di smarrimento, di abbandono; invece tutto ciò ai discepoli non accade. Nonostante il distacco dal Signore, essi non si mostrano sconsolati, anzi, sono gioiosi e pronti a partire missionari nel mondo”.


“Perché i discepoli non sono tristi? Perché anche noi dobbiamo gioire al vedere Gesù che ascende al cielo?”. Lo ha chiarito il Papa ai fedeli. “L’ascensione completa la missione di Gesù in mezzo a noi. Infatti, se è per noi che Gesù è disceso dal cielo, è sempre per noi che vi ascende.

Dopo essere disceso nella nostra umanità e averla redenta – Dio, il Figlio di Dio, scende e si fa uomo prende la nostra umanità e la redime – ora ascende al cielo portando con sé la nostra carne. È il primo uomo che entra nel cielo, perché Gesù è uomo, vero uomo, è Dio, vero Dio; la nostra carne è in cielo e questo ci dà gioia.

Alla destra del Padre siede ormai un corpo umano, per la prima volta, il corpo di Gesù, e in questo mistero ognuno di noi contempla la propria destinazione futura. Non si tratta affatto di un abbandono, Gesù rimane per sempre con i discepoli, con noi.

Rimane nella preghiera, perché Lui, come uomo, prega il Padre, e come Dio, uomo e Dio, Gli fa vedere le piaghe, le piaghe con le quali ci ha redenti. La preghiera di Gesù è lì, con la nostra carne: è uno di noi, Dio uomo, e prega per noi. E questo ci deve dare una sicurezza, anzi una gioia, una grande gioia!”.


“Il secondo motivo di gioia”, ha proseguito il Pontefice, “è la promessa di Gesù. Lui ci ha detto: “Vi invierò lo Spirito Santo”.

E lì, con lo Spirito Santo, si fa quel comandamento che Lui dà proprio nel congedo: “Andate nel mondo, annunziate il Vangelo”. E sarà la forza dello Spirito Santo che ci porta là nel mondo, a portare il Vangelo.

È lo Spirito Santo di quel giorno, che Gesù ha promesso, e poi nove giorni dopo verrà nella festa di Pentecoste. Proprio è lo Spirito Santo che ha reso possibile che tutti noi siamo oggi così. Una gioia grande! Gesù se n’è andato in cielo: il primo uomo davanti al Padre.

Se n’è andato con le piaghe, che sono state il prezzo della nostra salvezza, e prega per noi. E poi ci invia lo Spirito Santo, ci promette lo Spirito Santo, per andare a evangelizzare. Per questo la gioia di oggi, per questo la gioia di questo giorno dell’Ascensione”.


Rivolgendo la sua preghiera a “Maria, Regina del Cielo”, Papa Francesco ha concluso la recita del Regina Caeli per poi rivolgere il suo pensiero e la sua “grandissima preoccupazione” a quello che sta avvenendo in Terra Santa.

“In questi giorni”, ha detto, “violenti scontri armati tra la Striscia di Gaza e Israele hanno preso il sopravvento e rischiano di degenerare in una spirale di morte e distruzione. Numerose persone sono rimaste ferite e tanti innocenti sono morti.

Tra di loro ci sono anche i bambini e questo è terribile e inaccettabile. La loro morte è segno che non si vuole costruire il futuro, ma lo si vuole distruggere. Inoltre, il crescendo di odio e di violenza che sta coinvolgendo varie città in Israele è una ferita grave alla fraternità e alla convivenza pacifica tra i cittadini, che sarà difficile da rimarginare se non ci si apre subito al dialogo.

Mi chiedo: l’odio e la vendetta dove porteranno? Davvero pensiamo di costruire la pace distruggendo l’altro? “In nome di Dio che ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro” (cfr. Documento Fratellanza Umana) faccio appello alla calma e, a chi ne ha responsabilità, di far cessare il frastuono delle armi e di percorrere le vie della pace, anche con l’aiuto della Comunità Internazionale”.


Bergoglio ha invitato dunque a pregare “incessantemente affinché israeliani e palestinesi possano trovare la strada del dialogo e del perdono, per essere pazienti costruttori di pace e di giustizia, aprendosi, passo dopo passo, ad una speranza comune, ad una convivenza tra fratelli. Preghiamo per le vittime, in particolare per i bambini; preghiamo per la pace la Regina della pace”, ha concluso. (aise)

Redazione

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