La cultura non può fare a meno di respirare la volontà di costruire il domani

La cultura non può fare a meno di respirare la volontà di costruire il domani

“Il David di Donatello è una festa del cinema e, dunque, della cultura italiana”. Così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che questa mattina ha ospitato al Quirinale la cerimonia di presentazione dei candidati ai David di Donatello condotta da Geppi Cucciari, alla presenza del ministro Franceschini, e di pochi altri, con i candidati collegati da casa nel rispetto delle misure di contenimento. Accanto al Presidente Sandra Milo che con Monica Bellucci e Diego Abatantuono riceverà il premio alla carriera.
Ricordati Ennio Morricone, Franca Valeri e Gigi Proietti – “la loro morte ha reso ancora più triste il periodo della pandemia” – Mattarella si è detto certo che “se fossero ancora tra noi, incoraggerebbero tutti a trovare, nelle luci che si profilano nel contrasto al Covid, forza e determinazione per andare avanti, per ricominciare. Per mettere in cantiere i progetti rimasti nel cassetto. Per restituire pienamente al lavoro le straordinarie maestranze, le molteplici professionalità che fanno di questo settore non soltanto una punta della nostra cultura e della sua espressione artistica, ma anche un’industria di rilievo per l’Italia”.
“So bene”, ha proseguito il Capo dello Stato, “che lo spettacolo, in generale, e lo spettacolo dal vivo in particolare, è tra i settori più colpiti dalle conseguenze della pandemia, al di là dei rilevanti interventi del Governo per sostenere il settore. Si tratta di un impoverimento – economico e culturale, quest’ultimo non risarcibile – che non può permanere a lungo. Perché il cinema, il teatro, la musica, la danza – in una parola, l’arte – non sono elementi aggiuntivi della vita sociale. Belli, alti, confortanti, di cui però si possa fare a meno di fronte problemi più gravi e urgenti. Ne costituiscono, al contrario, parte irrinunciabile”.
Se “per sconfiggere il virus serviranno ancora prudenza e responsabilità nei comportamenti” occorrerà anche “determinazione e iniziativa” per “sviluppare insieme innovazione e qualità, che portino a migliorare quanto va ritenuto obsoleto, difettoso, frenante”.
Nel dopoguerra, ha ricordato Mattarella, “al tempo della ricostruzione morale e materiale dalle macerie della dittatura e del conflitto più sanguinoso, il cinema italiano conobbe una stagione straordinaria. In quella stagione seppero esprimersi talenti di grande levatura, le cui opere furono ammirate in tutto il mondo”. Non solo registi, ma tutte le maestranze, tutte le persone che “nel dare anima al cinema hanno contribuito ad arricchire la civiltà degli italiani, a farli sentire più partecipi di un destino comune, a sollecitare attraverso le immagini, le parole, le musiche il desiderio di vivere e di crescere in un Paese migliore”.
“Le eccellenze del cinema – ha sottolineato il Capo dello Stato – hanno contribuito a far conoscere e apprezzare l’Italia nel mondo e hanno accresciuto il valore del talento italiano. Talenti, sensibilità molteplici che ancora ispirano filoni e generi diversi. Ma in questa eredità c’è anche un patrimonio che appartiene a tutti, come un bene indivisibile. Appartiene a voi che date sempre vita nuova al cinema italiano. Appartiene a tutti gli italiani che continuano ad attingere a questa fonte così ricca di cultura, di emozioni, di divertimento”.
“Indubbiamente il cinema è cambiato. E continua a cambiare, con innovazioni che procedono a grande velocità”, ha osservato il Presidente. “Adesso le sale riaprono, e desideriamo anzitutto che il pubblico possa di nuovo godersi le emozioni del grande schermo in sicurezza” perché “le sale del cinema sono un luogo prezioso della vita delle città”.
Riconosciuto il legame sempre più stretto con la tv e le altre piattaforme, Mattarella ha sostenuto la necessità che “il cinema conservi la sua originalità e il suo DNA creativo. È la sfida che impegna tutti voi come del resto i vostri colleghi nel mondo”.
Per questo, ha aggiunto, “è giusto che le istituzioni vi sostengano in questa sfida, come è stato annunziato. Un capitolo significativo del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza è dedicato allo sviluppo dell’industria cinematografica. Mi auguro che trovi attuazione nel confronto e nell’impegno convergente di tutti i protagonisti del mondo del cinema e dell’audiovisivo, come già è avvenuto quando fu varata la nuova legge sul cinema. Istituzioni, operatori, aziende del settore unite nell’obiettivo di rafforzare le produzioni nazionali. Di migliorarne la qualità. Di conseguire una migliore efficienza e competitività dell’intero sistema”.
Anche “il progetto di potenziare Cinecittà – e con essa il Centro sperimentale di Cinematografia – può diventare elemento propulsivo della ripartenza”, perché “attrarre a Cinecittà produzioni nazionali, europee, internazionali, aumentare il potenziale degli studi e anche la loro strumentazione digitale, è un investimento che può restituire molto al Paese, in termini di cultura, di lavoro di qualità, di prestigio nel mondo”.
I David di oggi guardano al futuro”, ha affermato Mattarella. “L’arte, la creatività, la cultura non possono fare a meno di respirare la volontà di costruire il domani. Il pubblico si riconosce nelle storie del cinema. E vuole continuare a sognare, a pensare, a emozionarsi, ad appassionarsi. Il cinema è una rete di connessione che ci fa sentire partecipi della comunità, del suo vissuto e delle sue speranze per il futuro. Non si fanno auguri, come è noto. Ma l’augurio più grande e corale riguarda il domani del cinema. Che sarà certamente bello, come la sua storia è stata bella, e andrà oltre la sua storia”. (aise) 

Redazione

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