La politica come narrazione simulacro

La politica come narrazione simulacro

di Apostolos Apostolou

La politica suppone un’ipotesi, un “punto di vista”. Oggi appare più arduo e più controverso un progetto compressivo di cambiamento e di trasformazione della società. Progetto “complessivo’’ di “trasformazione” della “società”: sono termini molto generalizzanti. Pensare un progetto e poi agire per un progetto complessivo di trasformazione generale della società è senza dubbio, un grande compito del futuro su cui, non vi sia nessuna certezza. La domanda oggi è: Abbiamo una politica o viviamo il simulacro della politica?

La ripetizione storica lascia il posto ad un’ immagine che non rappresenta più teatralmente l’ originale, ma prende il suo posto senza tuttavia essere ne’ esemplare ne’ autentica. Cosi oggi la politica in Europa è il muro degli esclusi. Dopo la caduta del muro di Berlino abbiamo in Europa il muro degli esclusi. Tutti i problemi politici diventano talk show, cioè commedie dell’ assurdo o ancora possiamo dire una colte di noia.

Nella tele-democrazia tutti diventano slogan, che si accumulano nei titoli che fanno discutere e poi svaniscono. Credevano molti che la politica era l’erede della religione, ma oggi la politica come prodotto televisivo sono voci che si sovrappongono, si confondono il telespettatore che non capisce più niente

Questa soluzione da tempo si è rivelata per il potere sempre più praticabile. Perché la tele-democrazia è insieme anche tele-oppressione. Qui trovano applicazione la teoria della spirale del silenzio e la teoria della dipendenza. Cosi nello stato di tele-democrazia i cittadini diventano sudditi. Il cittadino telematico non possedendo una volontà propria, perciò deve essere servo. Cosi i diritti dei cittadini perdono il loro significato dal momento in cui questi non è più un essere alienato, privato del proprio essere, estraneo a se stesso, come era nella società di sfruttamento e di penuria, ma è diventato nella sua formula come prodotto televisivo postmoderna, autoreferenziale, auto-performante.

La politica come simulacro è la nuova situazione del potere. Ma che cosa è simulacro? Secondo il professore Mario Perniola Il simulacro è perciò l’immagine senza identità: esso non è identico ad alcuno originale esterno e non ha una sua originalità autonomia. La sua pregevolezza è priva di valori; il suo inganno è palese; la sua conflittualità priva di dolore. Esso segna il momento in cui la funzione cerca d; essere nichilistica senza restaurare la metafisica, in cui il conflitto cessa d’essere dissolvente senza ristabilire l’unità. Oggi il simulacro politico porta come potenza il metabolismo. E’ il metabolismo fragile dei valori occidentali che vuole che la libertà non vi appaia più come azione, bensì come forma virtuale e consensuale dell’interazione non come dramma ma come psicodramma universale del liberalismo. Lo psicodramma gioca come prodotto televisivo, che sottolinea la fine della storia. La storia prende fine nell’espansione totale e centrifuga della comunicazione.

Max Weber sosteneva: “Il possibile non sarebbe raggiunto se nel mondo non si ritentasse sempre l’impossibile”. Oggi dobbiamo guadagnare il possibile, questo significa che abbiamo bisogno un’ iniezione improvvisa di libertà non come scambio reale ma come trascendenza violenta e attiva come credenza e idea per uscire dalle relazioni umane sul pianeta che viviamo.

Apostolos Apostolou.
Scrittore e Prof. di Filosofia.

Corrispondente Progetto Radici Atene Grecia

Redazione

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