Waltz Street : l’incantesimo di un italiano a NY nell’ultimo album di Emanuele Tozzi

Waltz Street : l’incantesimo di un italiano a NY nell’ultimo album di Emanuele Tozzi

DI LENNI LIPPI

 “C’è una via a New York dove è possibile incontrare un giovane uomo con un cilindro nero in testa. È un musicista, canta una lingua straniera ma è facile comprenderlo perché ciò che compone appartiene a quel linguaggio universale che solo la buona musica sa rappresentare. In questo tempo dove la musica main stream è fatta di assenza di composizione, di basi standard di soli tre accordi, campionature di vecchi brani e un cantato parlato e banale, Emanuele Tozzi – italiano di nascita e Newyorchese per scelta – esce con il suo terzo album, Waltz Street, e finalmente si ascolta un po’ di buona musica”. A scriverne è oggi Lenni Lippi, in questo pezzo pubblicato da “La Voce da New York”, quotidiano attivo negli Stati Uniti diretto da Stefano Vaccara.
“Emanuele è nato a Lanciano in Italia e della musica si innamora presto. Non è un autodidatta, c’è stata la Scuola Civica Jazz di Milano e lo studio privato con il M° Marincola (recentemente scomparso) e dopo la laurea in giurisprudenza c’è stata anche la Juilliard dove ha studiato composizione per colonne sonore e jazz per piano: non è un musicista improvvisato, qui c’è sostanza e si sente. La musica di Emanuele è leggera e attraversa il tempo, lo spazio e gli stili; così un momento sei nella Parigi dei primi novecento e un attimo dopo in un film italiano degli anni ’50; un attimo ascolti un waltzer viennese e subito dopo un tango argentino ritma l’ambiente per poi lasciar spazio ad un canto ebraico che ti ricorda l’orrore della Shoah, tutto fortemente pervaso dal jazz. Non è un caso che la label americana Putumayo World Music abbia inserito un suo brano (Cristina’s World) in una compilation con altri artisti italiani.
È un musicista romantico, ottimista e sognatore e questi tratti connotano tutta la sua produzione, sia musicale che lirica e da buon musicista quale è si preoccupa di inserire sempre nei propri album più pezzi strumentali, dove per una volta tanto l’ascolto regna sovrano. Il primo album è del 2012 e si intitola Souvenir Italiano, il secondo è Transatlantico, del 2016, e tutti – compreso l’ultimo – hanno in comune delle deliziose copertine, opera dell’illustratrice Sonia Maria Possentini, perché se è vero che non si giudica un libro dalla copertina… è pur vero che anche l’occhio vuole la sua parte!
Ho intervistato Emanuele per conoscere meglio lui e la sua musica e presentarvelo è un piacere. Provenendo dal mondo artistico io stessa, la prima cosa che mi è venuto spontaneo chiedergli, un po’ per gioco un po’ per sottolineare una dinamica comune tra chi viene pervaso dal fuoco sacro dell’arte, è stata:
D. Che ci facciamo con questa laurea in giurisprudenza?
R. Credo che le conoscenze legali affinino le capacità di ragionamento e fungano da congiunzione tra l’aspetto pragmatico della vita e l’aspetto emozionale, sensoriale. Credo che sperimentandosi su campi diversi si possa diventare persone migliori, musicisti migliori. Il sound ne trae grande beneficio, assume forme colorate imprevedibili, spazia tra diverse galassie, stimola la curiosità. Ci sono 88 tasti in un pianoforte ma infinite possibilità oltre quel numero. È un viaggio creativo e nel tuo viaggio vuoi portare le cose essenziali; la giurisprudenza è una diversa prospettiva durante il viaggio.
D. Quando sei arrivato a New York e perché: semplice voglia di esperienze internazionali o necessità (vista la difficoltà di essere artista in Italia)?
R. Sono arrivato a New York nel 2010. Ma ero negli Stati Uniti dal 2007, ad Aspen, Colorado. Ho ottenuto un contratto per suonare nei clubs di Aspen durante l’apres-ski, all’hotel St. Regis e nei teatri. Un’esperienza fantastica. Poi New York. Una tappa necessaria per ogni musicista. Una città che ti forma emozionalmente e professionalmente. Una città dove non puoi mentire e dove è fondamentale essere autentici artisticamente ed umanamente. Incontri musicisti straordinari da tutto il mondo e questo continuo interagire è assolutamente stimolante. In questa città siamo tutti connessi con la parte migliore o peggiore di noi… sta a noi trovare il modo per sfruttare al meglio l’energia di questa città, che può travolgerti positivamente o capovolgerti rovinosamente. Come musicista New York ti offre l’opportunità per andare in fondo alle cose, guardare l’essenza, come in uno dei miei brani del mio nuovo album: “è solo guardando in alto che si vedono le stelle”.
D. Vivi a New York, suoni e produci a New York ma canti poco in inglese. Come mai?
R. Provo a rimanere autentico e fedele alle mie origini, alle mie radici. Fedele alla parola pesata, all’Italia che nasce dalla cultura e dalla bellezza. Allo stesso modo sono stato conquistato da New York, dalle influenze magiche di questa città e dalla sua storia, fattori che hanno contribuito a modellare il mio suono. Credo che il punto di connessione stia nel mezzo come nella evoluzione dell’umanità: e’ un continuo divenire e questo accresce la curiosità. La mia musica la immagino tra l’Italia e New York in un punto luminoso dell’Atlantico tra il cielo e l’oceano.
D. E quando suoni dal vivo?
R. Quando suono dal vivo propongo il mio repertorio originale, i miei brani; il pubblico apprezza il suono e l’originalità del vibe. Spesso mi chiedono se sono italiano francese o newyorchese… pare che escano fuori queste atmosfere. Talvolta unisco uno o due standard del jazz; il repertorio e la scaletta variano a seconda della venue dove si suona.
D. Hai un gruppo fisso o collabori con diversi musicisti di volta in volta (penso sia all’album che ai concerti live)?
R. Ho un gruppo fisso con musicisti professionisti… e naturalmente ci sono anche altri musicisti che suonano con me la mia musica, dipende dalla venue dove si suona.
D. Il primo album del 2012 si intitola Italian Souvenir ed il secondo del 2016 Transatlantico. E Waltz Street, il tuo ultimo lavoro, racconta di una via immaginaria di New York… Hai portato con te un ricordo dell’Italia sul Transatlantico che porta in America dove ora balli un valzer per le vie di New York. É il tuo viaggio che continua?
R. Assolutamente sì, hai centrato in pieno la mia trilogia! Questo continuo viaggiare… perché l’umanità è in continuo viaggio come le stagioni: c’è una fine ed un inizio, c’è la bellezza dell’arrivare ma la malinconia del partire. Il viaggio continua perché la curiosità è il motore per andare oltre gli 88 tasti.
D. Nei tuoi album c’è una costante: da musicista serio quale sei metti sempre uno, se non due o tre pezzi strumentali. Niente parole, solo musica; e hanno tutti nomi di donna o soggetti femminili… come mai?
R. Anche qui hai centrato in pieno! La donna è candore, è poesia, è l’origine del mondo; ci lascia senza fiato, tutta questa bellezza mi lascia senza parole perché dona colore ed equilibrio. I miei brani sono abitati da donne immaginarie che hanno attraversato il tempo e lo spazio.
D. Il tuo stile è assolutamente chiaro: gli album sono omogenei e riflettono tutti il tuo istinto musicale. Conosco la tua formazione musicale dal punto di vista dello studio; mi piacerebbe sapere della tua formazione in termini di ascolto: con che musica sei cresciuto, quale ti ha ispirato, chi sono i tuoi riferimenti – se non da imitare, da ammirare – e cosa ascolti oggi, da fruitore di musica?
R. Amo la cinematografia italiana, Fellini, De Sica, Visconti, Germi, Tornatore, Sorrentino per dirne alcuni e, si, anche il cinema francese, naturalmente Truffaut. Sono cresciuto musicalmente con Puccini, Verdi, Beatles, Cole Porter, Richard Rodgers, Sergio Endrigo, Conte, De Gregori De André…. Oggi ascolto principalmente musica in vinile: musica classica, opera e Jazz: Bill Evans, Lee Morgan, Miles Davis, Chopin, Coltrane, Harris, Brahms, Puccini, Verdi etc.
D. È stato tanto diverso o complicato produrre quest’album in pandemia?
R. È stata una bellissima sfida. Più difficile è la sfida più grande è la gioia nel risultato. Un passo per volta, una parola per volta, è la tartaruga che non si fa mai superare da Achille. Avevo ben chiaro quello che volevo raccontare e sopratutto il suono che volevo regalare. Ogni album è come partorire o materializzare un’intuizione: l’idea non basta, bisogna scolpire, lavorare, modellare, artigianalmente levigare, curare, dare forma ad un’intuizione. Ma l’intuizione non basta, serve un lavoro attento costante dove il cuore si sposa con il rigore.
D. Vorrei accennare alle deliziose immagini delle copertine dei tuoi album, che accompagnano perfettamente i suoni dei tuoi lavori. Sono tutte di Sonia Maria Possentini, autrice e illustratrice. Una collaborazione stretta che da continuità all’estetica della tua musica. È una scelta mirata o semplice conseguenza di una piacevole collaborazione?
R. Diciamo che sono molto attento all’artwork di un album. C’è una storia interessante in ogni lavoro. Penso per esempio alla copertina dell’album di Miles Davis (Someday my prince will come) o ad altre copertine storiche. Il mio nuovo album Waltz Street e’ disponibile anche in vinile. L’opera di Sonia Maria Luce Possentini nasce da un mio scarabocchio ed il talento di Sonia e’ straordinario; ha realizzato un’opera meravigliosa. Immagino il vinile di Waltz Street tra 100 anni nei vinyl shop del west village…
D. È difficile chiederti di progetti futuri di questi tempi ma qualcosa inizia a muoversi a New York per quel che riguarda spettacolo ed intrattenimento… che puoi dirci?
R. Prima del Covid con il gruppo abbiamo girato jazz club degni di nota a New York – Smalls Jazz club, Minton’s Playhouse, Le Poisson Rouge – ma da fine febbraio 2020 non abbiamo più suonato dal vivo. Spero che questa estate alcuni festival italiani ed internazionali possano riaprire le scene e di poter presentare il nuovo album dal vivo. Noi siamo pronti!
Waltz Street è una strada magica di New York City. Come dice Emanuele stesso “è accessibile solo a chi ha un cuor gentile”. Vi consiglio la musica di Emanuele Tozzi e personalmente spero di poterlo ascoltare presto dal vivo.
L’album è disponibile in vinile, in CD al sito www.waltzstreet.com e nei digital stores di iTunes, Spotify and Bandcamp”

Redazione

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