Quando gli intellettuali russi parlano di “Terza Roma”

Quando gli intellettuali russi parlano di “Terza Roma”

Orizzonti della politica russa

Di Apostolos Apostolou

L’idea di Mosca come Terza Roma ebbe fortuna sin dai tempi dell’antica Russia zarista. Dopo pochi anni dalla conquista di Costantinopoli da parte di Maometto II – sovrano dell’Impero Ottomano – avvenuta il 29 maggio 1453, alcuni nominarono Mosca con l’appellativo di Terza Roma o nuova Roma. L’idea si sviluppò durante il regno di Ivan III di Russia, Gran Duca di Mosca, che sposò Sofia Paleologa, nipote di Costantino XI, l’Imperatore di Costantinopoli che morì difendendo la città nell’ultimo assedio. Ivan reclamò l’eredità storica, religiosa e imperiale della città che si definiva Seconda Roma sin dalla sua fondazione, voluta dall’imperatore Costantino come Νέα Ρώμη (Nuova Roma).

In realtà, l’idea che i popoli slavi fossero i continuatori della civiltà bizantina si era fatta strada già nel corso del Trecento in area balcanica, quando la capitale bulgara Tarnovo definì sé stessa la “Città dei Cesari”, alla pari di Costantinopoli.
Alcuni pensatori russi contemporanei, come Aleksandr Dugin, Alexander N. Chumakov, Eduard Limonov (conosciuto da molti occidentali grazie alla biografia romanzata della sua vita scritta da Emmanuel Carrère, e fondatore insieme a Dugin del Partito Nazional-Bolscevico russo) provengono da una cultura tradizionalista della Russia, che si oppone alla cultura “occidentale”.

Questi intellettuali russi – tra cui troviamo anche Nikolai Berdyaev, di Vladimir Solovie, di Fyodor Dostoevskij, di Ivan Ilyn, di Vladimir Losskij, di Florovskij, di Bulgakov, di Evdokimov – sostengono che la nostra epoca postmoderna si sta mostrando incapace riempire i vuoti lasciati dall’allontanamento dei popoli dalla trascendenza religiosa.

La nuova Russia deve ritrovare le proprie radici, che secondo questo filone ideologico sarebbero nel richiamo dell’antico potere imperiale.

Questo gruppo di intellettuali parla di Eurasia: con le dovute differenze al suo interno, non essendo un movimento intellettuale granitico, sebbene ogni ramo dell’ideologia “eurasista” insiste sulla necessità di enfatizzare le peculiarità della cultura russa, in modo da preservarla dall’abbraccio del “cosmopolitismo europeo” e dello “sciovinismo romano-germanico”.

L’Eurasia è una forma di civilizzazione alternativa a quella “occidentale”: è una svolta antropologica e una nuova visione del mondo. Nella logica di questa teoria gioca un ruolo importante anche il Patriarcato russo–ortodosso. La Chiesa di Mosca è oggi la più grande del mondo ortodosso, con i due terzi dei 200 milioni di cristiani ortodossi esistenti al mondo; un ruolo che la pone in competizione sia con la Chiesa di Roma che con quella del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli – erede diretto di quella Chiesa di Costantinopoli che fece lo scisma nel 1054.

Secondo l’idea di questi intellettuali – e per alcuni versi sposata anche dall’attuale Presidente russo Putin, nonostante in realtà vi siano molte differenze ideologiche che spinsero nel 2005 Dugin ad accusare Putin di essere un falso profeta “vuoto di contenuti” – l’Eurasia si dovrebbe porre in opposizione all’idea capitalista “imperiale” statunitense, e dovrebbe fornire una forma di civilizzazione alternativa al liberalismo e alla post-modernità.


Ogni 10 anni in Russia si parla della nascita di una “nuova élite”. Oggi esiste un sito internet abbastanza popolare in lingua russa che si chiama (tradotto) “Antimodernismo”, un sito dove si attua una critica costante delle opere e del pensiero degli intellettuali russi-ortodossi dalla fine del XIX – epoca di Dostoevskij – fino ai giorni d’oggi.


Leggendo le critiche che riempiono questo sito si potrebbe immaginare un’unica domanda sul futuro della Russia, una Russia che si troverà presto ad un bivio: quale direzione prenderà il Paese tra le molte direzioni tradizionaliste che stanno fermentando tra Mosca e San Pietroburgo?

Apostolos Apostolou. Scrittore e Professore di Filosofia” , corrispondente Progetto Radici Atene,Grecia

Redazione@progetto-radici.it

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