Argentina (3.Il Manuale dell’emigrante)

Argentina (3.Il Manuale dell’emigrante)

Di Paola Cecchini

Ph El almacén  (di cui si parla in fondo all’articolo).

Che notizie avevano dell’Argentina gli italiani che emigravano? Quali erano le abitudini di vita nel nuovo Paese? Quali i pericoli da cui stare alla larga? Venne loro in aiuto un manuale ad hoc, scritto dal marchigiano Francesco Filippini ed edito nel 1898 dalla Camera dei Deputati.
In testa ai pericoli figuravano le remates, tipiche truffe esercitate su vasta scala in tutto il Paese, che trovavano le proprie vittime tra gli stranieri, in modo speciale tra i lavoratori italiani che fra gli immigrati sembravano i più smaliziati.
Ecco quanto il manuale diceva al riguardo: ‘Durante le remates si vende qualunque cosa, a cominciare dai terreni e dalle case, fino ai piatti screpolati, alle sigarette avariate; vi passano mobili, oggetti di vestiario, commestibili, piante, fiori, utensili, quanto rappresenta, anche solo figurativamente, un qualunque valore.
Il rematador, ossia il venditore all’asta pubblica decanta, da quel buon ciarlatano che è, ciò che pone all’incanto. Si tratta di un terreno? Egli vi mostra vari piani topografici da cui risulta come detto terreno si trovi nel centro di un paese abitato o presso una stazione ferroviaria: sembra fertilissimo in guisa da potervi fare chissà quanti raccolti nell’annata, con abbondanza d’acqua e facilità di comunicazioni, lo mette in vendita a un prezzo infimo, quasi ridicolo. Allettati da tante belle cose gli ingenui vanno al remate per comprarlo: là vi sono i compari del rematador i quali, con una scaltrezza ammirabile, fanno a poco a poco ascendere il prezzo del terreno, vantandone quasi di nascosto i benefici che come compratori assicurano di poterne ritrarre. I compari riescono sovente in tal modo a creare l’ambiente favorevole al rematador; gli ingenui si sentono invasi dalla febbre artificiale creata intorno a loro e, convinti di concludere un affare d’oro, comprano e pagano; comprano più anche di quanto lì per lì possano pagare e che pagheranno più tardi, se non vogliono perdere il danaro già sborsato. Una volta in possesso dei titoli di proprietà, vanno alla ricerca del terreno e allora… o non lo trovano o il terreno è proprietà di altri oppure è sterile e sabbioso o paludoso o giace in località tanto lontana che le sole spese di misurazione e di divisione valgono a superare di molto il valore, o niente paese e niente ferrovia’.

Ma- direte voi – anche in Argentina ci saranno state buone leggi, buoni giudici, buone carceri per i truffatori….
‘Ahimè, sì, ma costa carissimo ricorrere ai giudici, farsi assistere dagli avvocati i quali menano le cose tanto per le lunghe, da far perdere la pazienza ai più tranquilli: di modo che se non si tratta di somme ingenti, non merita il conto sicuramente di litigare; eppoi, trattandosi di somme ingenti, il più spesso avviene che il truffatore se ne vada altrove ad esercitare la sua lucrosa professione alle spalle dei gonzi che abbondano sempre fra gli immigrati nell’Argentina’.

Quello che era descritto al riguardo dei terreni, valeva per tutto quel che si vendeva nelle remates, dove i commestibili risultavano avariati, i mobili rotti, le piante malaticce, gli oggetti di vestiario scadenti o rosi dalle tarle, gli orologi d’oro di rame e così via.
Esistevano ovviamente anche rematadores galantuomini ‘ma questi li conoscerete più tardi, quando avrete acquistata la necessaria esperienza. Cercando questi dapprincipio, molto facilmente vi accade di imbattervi negli altri che vi spogliano indegnamente e quasi sempre impunemente’.

Il manuale richiamava l’attenzione degli emigranti su qualcosa che poteva facilmente trarli in inganno:
‘I rematadores truffatori sono in generale… italiani, come in generale sono italiani i conduttori di agenzie di collocamento per le persone sprovviste di lavoro, nelle quali agenzie vi si fa pagare e non vi si dà lavoro o ve ne danno uno che è affatto diverso da quello per cui siete adatto e vi viene male rimunerato; se chi cerca impiego è una fanciulla o una donna giovane e belloccia, la fanciulla o la donna giovane viene mandata in casa di giovanotti o di vecchi viziosi, quando non addirittura in case di prostituzione’.

Il secondo pericolo? La truffa sistematica contro gli stranieri:
‘Fate attenzione, voi che qui leggete, a non caderne vittime! E soprattutto diffidate sempre, diffidate molto delle persone che non conoscete, ad esempio dei procuratores che nella grande maggioranza sono una classe di professionisti più pericolosa che utile alle persone che ne ricercano l’opera. I procuratores tutelano gli interessi dei loro clienti nelle cause minori presso i giudici di pace, i tribunali e le altre autorità giudiziarie ma generalmente questa tutela finisce in uno sfruttamento del tutelato’.

Il consiglio migliore? Consisteva nell’evitare le liti, perché ‘nell’Argentina sono sempre dispendiosissime e si risolvono molte volte a favore del più pratico e del più furbo, anche quando questi si trovi completamente dalla parte del torto; e poi le liti lasciano sempre uno strascico d’odi molte volte fatali alla persona ed agli interessi’.

Altro pericolo da cui guardarsi?
‘Le compravendite: La buona fede non manca nell’Argentina anzi si fanno affari di grandissima importanza sulla semplice parola, ma non manca, purtroppo, anche la mala fede e di questa sono vittima molto spesso i poveri coloni. Per cui in ogni affare occorre grande circospezione, anzi, grandissima negli affari che si presentano molto grassi’.

Come comportarsi dunque?
‘Trattandosi di proprietà, avanti di sborsare denaro, si pretenda sempre l’esame dei titoli e chi non li conosce, li faccia vedere a persone pratiche, di fiducia ed in mancanza ad un avvocato o ad un notaio. Si evitino il più possibile le scritture private e si facciano le scritture notarili; è una spesa che non si rimpiangerà mai. Nelle compere di cavalli, di bovini, di ovini, domandisi sempre il certificato di proprietà, vidimato dal giudice di pace o dal commissario di polizia, perché non rare volte in campagna capita di comperare bestie rubate ed avere poi interminabili fastidi, oltre la perdita del proprio’.

Il quarto pericolo? La politica:
‘La Costituzione argentina non accorda i diritti politici agli stranieri; questi non possono pertanto concorrere alle elezioni dei deputati, dei senatori, dei governatori, del vice-presidente e del presidente della Repubblica. Fino a che la Costituzione non venga su questo punto modificata, gli italiani devono astenersi completamente dal prender parte diretta od indiretta alle lotte elettorali. Gli argentini, fieri della loro indipendenza, non possono soffrire intromissioni di stranieri nella estrinsecazione della loro vita politica. Gli stranieri che vogliono immischiarsi nelle loro lotte sono malvisti e finiscono sempre col pentirsene amaramente’.

Agli stranieri, invece, era accordata la facoltà di eleggere l’Intendente municipal ed i consiglieri comunali:
‘Si valgono di tale diritto onde eleggere alle cariche municipali persone che per la loro onestà, intelligenza e pratica, in una parola per la loro attitudine, li ritengano degni, siano argentini o italiani. I nostri connazionali emigrano in America per lavorare, guadagnare e risparmiare. Lavorino dunque, guadagnino e risparmino, vivendo onestamente e tenendosi lontani dalle lotte di partito che si combattono nel paese che li ospita’.

A chi rivolgersi in caso di difficoltà? Alle redazioni dei giornali italiani:
‘Nell’Argentina si pubblicano quattro giornali quotidiani scritti in lingua italiana, giornali seri ed autorevoli i quali, oltre informare i connazionali di ciò che succede in Italia, sono strenui difensori tanto degli interessi generali dei lettori che di quelli particolari, ben inteso quando questi interessi sono seri ed equi. Ad esempio: un italiano crede di aver ricevuto un torto, sia dalle autorità italiane che dalle argentine; scriva al giornale, esponga la cosa con tutta verità, citi date, fatti, testimoni ed avrà per certo un efficace disinteressato protettore nel giornale stesso. Sorge un malinteso? Lo si sottoponga all’arbitraggio del direttore del giornale del quale si è consueti lettori.’

Per un consiglio di buon senso?
‘Rivolgetevi al giornale. Così farete quando vorrete avere indicato un avvocato od un procuratore per affidar loro i vostri interessi, un medico per far curare la vostra salute, ecc. e potete essere ben certi che il giornale non vi indicherà mai né un imbroglione, né un ciarlatano. Sorgono discussioni fra amici sopra una data, un nome, una cifra, un fatto storico, scientifico? Il giornale, se domandato, cercherà sempre di risolverle. Per tutti questi servigi, per tutti questi consigli, non vi sarà mai domandato pagamento, però l’interessato farà sempre bene aggiungere alla sua lettera, se scrive, o portare personalmente, l’obolo per i poveri del giornale, i quali non sono mai pochi, pur essendo un fatto che il paese è ricco’.

Anche per altre circostanze il giornale era ritenuto utile: la ricerca di un impiego, di una casa da affittare o da comperare, di una camera, di una pensione; la ricerca di persone, l’offerta del proprio lavoro, sia intellettuale che fisico; offerte di vendita, domande di acquisti, ecc.
‘In questi casi però non si può più rivolgersi alla direzione od alla redazione del giornale, ma bensì all’Amministrazione, pagando il servigio che si vuole secondo le tariffe delle inserzioni, le quali sono sempre molto miti, anche in confronto col beneficio che se ne ricava’.

Riassumendo, cosa occorreva avere ben chiaro prima di partire?
‘Che l’Argentina ha bisogno di un’immigrazione sana e robusta, che porti il contributo delle sue forze materiali e di utile esperienza per esplotarne le ricchezze che abbondantemente le elargì madre natura. Per cui non avvocati, non letterati, non corrispondenti, non contabili, non giornalisti, non uomini dotti, non spostati, ma bensì lavoratori, null’altro che lavoratori. Anche il capitalista trova un largo campo d’azione, ma per esercitarlo occorre non poca esperienza, quella acquistata specialmente colla residenza e lo studio del paese. I nostri emigranti, nella maggioranza, arrivando nell’Argentina abbandonano molte loro ottime qualità e ne prendono altre non del tutto buone. La facilità del guadagno fa loro dimenticare i precetti di economia e d’ordine nelle famiglie e più ancora la saggezza della previdenza’.

L’emigrante avrà molte incombenze nella nuova terra, ricordava espressamente il Manuale:
‘Chi emigra deve avere necessariamente uno scopo, quello del miglioramento materiale che si acquista colla volontà, col lavoro e col risparmio e perciò deve:

  • fare i conti sulla forza delle sue braccia e coltivarne quella data quantità che alla sua forza è equivalente: 10 ettari di terreno coltivati bene danno maggior profitto che 50 ettari coltivati malamente e pur richiedenti una somma maggiore di lavoro;
  • sistemare il suo orto per raccogliere i legumi e la frutta da consumare alla giornata e da riporre;
  • allevare i volatili da cortile, sia per vendere che per il consumo della casa;
  • mantenere uno o più maiali per ricavarne il grasso e le carni fresche e da salare;
  • avere le sue vacche da latte per il burro e il formaggio;
  • costruirsi il forno per cuocere il pane in casa;
  • allevare le pecore e coltivare un po’ di lino e di canapa per ricavarne filati e tessuti per i bisogni della famiglia;
  • crearsi insomma tutto quel benessere che viene potentemente facilitato dal poco costo del terreno e dalla sua grande fertilità, coll’obiettivo anche di quel risparmio che sfugge a chi opera altrimenti’.

Che cosa, invece, avrebbe dovuto evitare? Cosa non fare? Ecco la risposta:
‘L’immigrato non deve:

  • fermarsi nei centri più popolati; in quelli la vita è più cara e tanto, che non sono compenso i maggiori guadagni;
    -cambiare il suo mestiere: è alla terra che deve chiedere il suo sostentamento, il suo benessere lavorandola con amore; però sia in famiglia, sia in aggruppamenti, non deve lasciarsi sedurre ed allettare dalla facilità di avere a sua disposizione grandi estensioni di terreno;
  • fissarsi in una sola coltivazione, seguendo un cattivo sistema invalso nel paese, perché nel caso che un dato raccolto vada male, probabilmente si salverà con un altro;
  • dimenticare la sana pratica della concimazione: maggiore è la fertilità e maggiore e migliori riescono i prodotti. Il concime nell’Argentina si può produrre – specialmente lo stallino – a molto buon mercato. Le bestie di ogni qualità costano la decima parte di quello che costano in Italia e meno ancora il loro mantenimento;
  • seguire il cattivo uso dell’America di ricorrere per tutti i bisogni della famiglia all’almacén ed alla tienda (negozio di commestibili e negozio di manifatture) spendendo enormemente ed anche addebitandosi: occorre evitare tutto ciò che lo allontana dalle cure del lavoro e della casa, l’almacen soprattutto.
    Nell’almacén è facile incontrare la rovina del corpo e quella dell’anima, perdere la salute e la pace. I liquori ed i vini, che si bevono in quei locali sono generalmente veri veleni che danneggiano il fisico, come alterano le funzioni mentali, dando poi luogo a quelle scene di sangue che tanto funestano la popolazione delle campagne’. E per finire, raccomandava: ‘State lontano dall’almacén, è un consiglio che non può essere disgiunto dagli altri ed il seguirlo, come quelli, vi farà risolvere il problema che emigrando è stato il vostro ideale.’
    Fatto tesoro di questi consigli, dopo essersi raccomandati alla Vergine di Loreto o a San Marone di Civitanova Marche, i miei corregionali affrontavano lu passàgghju (la traversata) con in mano lu spapiè rrusciu (il passaporto rosso che li bollava come analfabeta) e custodendo in tasca per scaramanzia ll’òu tòstu de la scindì (l’uovo sodo deposto il giorno dell’Assunzione).

Redazione

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