Burkina Faso: oltre 32 anni fa un piccolo uomo dalla pelle nera sfidò i potenti del mondo

Burkina Faso: oltre 32 anni fa un piccolo uomo dalla pelle nera sfidò i potenti del mondo

Di Soumalia Diawara

Disse che la politica aveva senso solo se lavorava per la felicità dei popoli.

Affermò, con il proprio esempio personale, che la politica era servizio, non potere o arricchimento personale. Sostenne le ragioni degli ultimi, dei diversi e delle donne.

Denunciò lo strapotere criminale della grande finanza. Irrise le regole di un mondo fondato su di una competività che punisce sempre gli umili e chi lavora. E che arricchisce sempre i burattinai di questa stupida arena.

Urlò che il mondo è per le donne e per gli uomini, tutte le donne e tutti gli uomini e che non era giusto che tanti, troppi, potessero solo guardare la vita di pochi e tentar di sopravvivere.

Thomas Sankara

Luglio del 1987, in occasione della riunione dell’OUA (Organizzazione per l’Unità Africana) ad Addis Abeba, Thomas Sankara fece sentire la sua voce contro il debito africano.

Le sue idee al non determinato pagamento del presunto “debito pubblico” causarono disagio presso alcuni partecipanti all’assemblea che lo ritenevano un giovane in grado di sconvolgere il gioco di potere vigente in Africa.

Parole profetiche le sue quando disse “Se il Burkina Faso da solo, rifiuta di pagare il debito, non sarò qui alla prossima conferenza. Invece col sostegno di tutti, potremo evitare di pagare, destinando le nostre magre risorse al nostro sviluppo.”

Noi pensiamo che il debito si analizza prima di tutto dalla sua origine. Le origini del debito risalgono alle origini del colonialismo.

Quelli che ci hanno prestato denaro, sono gli stessi che ci avevano colonizzato. Sono gli stessi che gestivano i nostri stati e le nostre economie. Sono i colonizzatori che indebitavano l’Africa con i finanziatori internazionali che erano i loro fratelli e cugini.

Noi non c’entravamo niente con questo debito. Quindi non possiamo pagarlo. Il debito è ancora il neocolonialismo, con i colonizzatori trasformati in assistenti tecnici anzi dovremmo invece dire «assassini tecnici.»

Quelli che ci hanno condotti all’indebitamento hanno giocato come al casinò. Finché guadagnavano non c’era nessun problema, ora che perdono esigono il rimborso. E si parla di crisi.

Non possiamo rimborsare il debito perché non siamo responsabili del debito. Non possiamo pagare il debito perché, al contrario, gli altri ci devono ciò che le più grandi ricchezze non potranno mai ripagare: il debito del sangue.

Quelli che ci hanno prestato denaro, sono gli stessi che ci avevano colonizzato. Sono gli stessi che gestivano i nostri stati e le nostre economie. Sono i colonizzatori che indebitavano l’Africa con i finanziatori internazionali che erano i loro fratelli e cugini.

È il nostro sangue che è stato versato. Si parla del Piano Marshall che ha rifatto l’Europa economica. Ma non si parla mai del Piano africano che ha permesso all’Europa di far fronte alle orde hitleriane quando la sua economia e la sua stabilità erano minacciate. Chi ha salvato l’Europa? È stata l’Africa.

Il debito è anche conseguenza degli scontri. Quando ci parlano di crisi economica, dimenticano di dirci che la crisi non è venuta all’improvviso. La crisi è sempre esistita e si aggraverà ogni volta che le masse popolari diventeranno più coscienti dei loro diritti di fronte allo sfruttatore.

Oggi c’è crisi perché le masse rifiutano che le ricchezze siano concentrate nelle mani di pochi individui.

Due mesi dopo questo discorso Sankara venne assassinato (15 ottobre 1987) in un colpo di Stato organizzato dal’ex-compagno d’armi e collaboratore Blaise Compaoré con l’appoggio di Francia, Stati Uniti d’America e mercenari liberiani.

Oltre a ucciderlo, tentarono di cancellarne ogni memoria.

Soumalia Diawara , scrittore e giornalista per Progetto Radici

Redazione@progetto@radici.it

Redazione

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