Oblio o utopia ?A colloquio con Marilynne Robinson

Oblio o utopia ?A colloquio con Marilynne Robinson

DI ALESSANDRO BETTERO

Quel che ci è dato (The Givenness of Things) della pluripremiata scrittrice, docente e studiosa Marilynne Robinson, considerata una delle più importanti autrici della letteratura americana contemporanea, è molto più di un libro. Offre, infatti, una lettura universale, in chiave quasi metafisica, illuminante e provocatoria, delle contraddizioni del mondo contemporaneo. Nei diciassette saggi raccolti nella traduzione italiana, curata da Eva Kampmann per i tipi di minimum fax, Robinson, cristiana calvinista, analizza con il suo stile inconfondibile l’animo umano e la crisi dei valori della società americana e occidentale, e i rischi derivanti dall’imperante impoverimento culturale, destinato a minare il ricco contributo di idee e di insegnamenti che abbiamo ereditato dai grandi pensatori del passato”. Così scrive Alessandro Bettero, che ha intervistato la scrittrice per il “Messaggero di Sant’Antonio – edizione per l’estero”.
“D. Cusano, Pico della Mirandola, Calvino, Shakespeare, Cartesio, Locke, Emerson, Dickinson, Bonhoeffer… hanno influenzato la storia e l’evoluzione della nostra cultura. Oggi sembra che solo internet sia in grado di motivare ed emozionare le persone. Cos’è successo nel frattempo di così devastante?
R. Penso che una parte del problema debba essere attribuito all’emergere dell’ideologia come modello dominante di pensiero attorno alle idee. Nella misura in cui ha avuto un significato, il linguaggio dell’ideologia si è scomposto in poche frasi, di tono accusatorio o sprezzante, essenzialmente privo di contenuto. C’è un’appassionata tendenza a collocare le persone all’interno di categorie che prevalgono sulle sfumature e sulle peculiarità delle loro rispettive idee. Nell’America contemporanea chi propone una riforma economica può essere ignorato e perfino accusato di essere “socialista” o “comunista”, e questo in un momento storico nel quale occorrerebbe invece un massiccio intervento dello stato nell’economia. Dubito che chi usa queste espressioni accusatorie in modo polemico sia davvero in grado di offrirne una definizione soddisfacente. Il vecchio dibattito sul modo migliore di governare una società, quando quelle parole erano contestualizzabili, è stato dimenticato dall’impeto dell’antagonismo e delle contrapposizioni. Esiste un’interessante asimmetria nella frattura che si è aperta nella nostra società. Non posso pretendere di trovare un’equivalenza tra le due parti. Ci si è sforzati di spiegare le divisioni sociali in termini di differenze di istruzione o di reddito, ma queste condizioni non sono affatto predittive. Quella attuale non è una rivolta degli oppressi, ma di coloro che sono infastiditi dagli oppressi. Più americani di quanti avrei mai potuto immaginare hanno trovato su internet l’euforia dell’odio. La religione che essi prediligono rafforza tutto questo, raccontando storie sulle persecuzioni subite dai cristiani in America. Se rappresentano qualcosa, significa solo che la loro religione non è del tutto dominante. Il loro zelo è ancorato alla convinzione che i Liberal siano collettivamente complici di crimini indicibili e che odino Dio. Alcune delle loro truppe d’assalto al Congresso si erano ripromesse di impiccare Mike Pence, il vice presidente di Donald Trump, l’uomo senza qualità. All’improvviso hanno ritenuto Pence colpevole di tradimento perché aveva rispettato la Costituzione americana. I Liberal, d’altro canto, possono essere troppo aperti al cambiamento sociale, troppo pronti ad essere più generosi che pragmatici, troppo inclini a presumere che la fede oppure lo scetticismo riguardino la coscienza individuale. Ma queste sono caratteristiche che eravamo soliti definire come “americane”.
D. L’Italia ha dato al mondo l’Umanesimo e il Rinascimento. Di cosa avrebbe bisogno la società di oggi per destarsi dal suo torpore culturale?
R. Il trattato di Dante dal titolo De vulgari eloquentia (1303-1305, ndr), inteso come ricerca di un dialetto nella penisola che potesse assumere il carattere di una lingua italiana a tutti gli effetti, conclude che esiste una bellezza nel vernacolo che supera qualsiasi altra si possa rintracciare in particolari città e regioni che Dante prese in considerazione; una sorta di trascendenza del genere che il poeta Wallace Stevens chiamava “La voce che è grande dentro di noi”. Per Dante la forza e l’eleganza della lingua comune erano fuori discussione, dimostrando così che l’italiano era all’altezza delle arti maggiori e dei pensieri più elevati, fino alla Luce che tutto avvolge, la quale rappresenta la firma della presenza di Dio nel Creato. Il valore della lingua comune era stato provato una volta per tutte con una dimostrazione spettacolare. È stata contrastata a lungo nel mondo anglofono, ma la sua forza e la sua bellezza sono state dimostrate continuamente in quella lingua fin da quando divenne una lingua della letteratura. Dante sapeva che l’italiano avrebbe aperto i tesori del sapere alla conoscenza di gran parte della popolazione che non aveva studiato il latino. Come Prometeo donò il fuoco agli uomini, così Dante con il volgare contribuì a fare un regalo all’intera civiltà. Credo che dovremmo pensare di più ai veri eroi della storia. Dovremmo riflettere sul valore di ciò che ci è stato dato da loro, e su come potremmo essere, a nostra volta, eroicamente generosi.
D. Lei pensa che la Bibbia e il messaggio evangelico rappresentino ancora uno strumento formidabile per condurre l’uomo alla salvezza? Oppure le “parole” non bastano?
R. Sul piano religioso e culturale, avendo dedicato molto tempo a questi temi, sono in soggezione verso le “parole”. Solo raramente il nostro uso delle parole è commisurato alle loro capacità espressive. E quando incontriamo “pensieri troppo profondi per le parole”, è probabile che siano state le parole a portarci a quel punto. Non sono sicura di cosa significhi essere salvato. Le persone che sono fiduciose della loro redenzione hanno fatto e stanno facendo un danno terribile nel mondo, spesso sottovalutando drasticamente le vite di coloro che essi vedono come non redenti. Alla fine, è Cristo che giudica. Sappiamo che gli esseri umani sono sacri. La Bibbia ce lo assicura. Se agissimo in base a queste parole, potremmo essere salvati, in questo mondo e nel mondo che verrà.
D. I protagonisti dei suoi romanzi si trovano sempre di fronte a una scelta. È solo una soluzione narrativa o è una condizione esistenziale diffusa nella società contemporanea?
R. Io entro nelle vite dei miei personaggi nei momenti in cui ci sono delle scelte da fare, probabilmente perché questi sono i momenti in cui viene rivelato di più su di loro.
D. Probabilmente è dai tempi della Guerra civile americana che gli Stati Uniti non appaiono così divisi. Sembra che i nostalgici di un’epoca al tramonto stiano facendo di tutto per fermare la storia rispetto a uno scenario che, in realtà, è già cambiato, ma che non è accettato. C’è il rischio che questo rifiuto possa condurre a una pericolosa escalation, a un maggiore conflitto sociale o, peggio, a una nuova “guerra civile”?
R. Penso che stiamo entrando in un periodo storico pericoloso. Le cose accadono, le cose cambiano, nulla è inevitabile. Non capisco la devozione dei sostenitori di Donald Trump al loro leader, o l’odio che ha ispirato verso le nostre stesse istituzioni. Nel periodo successivo alla Guerra civile americana, sembra che sia stata tentata una sorta di riconciliazione idealizzando il Sud anteguerra. Questo ebbe l’effetto di annullare molto bene ciò che la guerra e il dopoguerra avrebbero potuto produrre. Ora se ne parla candidamente, come un tradimento in difesa della schiavitù. Ciò ha suscitato antiche amarezze tra coloro che si identificano con il Sud. Quella guerra non finisce mai, né le conseguenze dei crimini che la resero necessaria.
D. Dobbiamo avere più paura di un giovane che passa il suo tempo sullo smartphone, incapace di leggere un libro, o di un giovane che pensa che tutti i problemi del mondo si possano risolvere con un’arma da fuoco?
R. Ho avuto un numero incalcolabile di studenti che hanno iniziato a leggere quando sono diventati ventenni. Poi hanno continuato a leggere avidamente per il resto della loro vita. La mistica dell’arma da fuoco è una sciagura annunciata.
D. Gli Stati Uniti sono nati con i migranti. Gli Stati Uniti, con un muro, hanno chiuso la porta ai nuovi migranti. Perché? Per paura, egoismo, indifferenza?
R. Molti americani hanno genitori o nonni immigrati, quando non sono essi stessi immigrati. Non so da dove venga tutta questa ansia. Trump ha giocato d’astuzia con gli impulsi violenti che serpeggiavano tra di noi, e su come potevano essere stimolati e sfruttati. Con i suoi discorsi sulla nazione più ricca del mondo, faceva sentire il Paese piccolo e povero, così da far sembrare la sua meschinità una difesa degli interessi dell’America piuttosto che un tradimento delle sue tradizioni.
D. Quindi il “sogno americano” è morto? Oppure ha solo bisogno di nuovi stimoli?
R. Non sono mai stata certa di cosa significhi davvero questa espressione. Di solito si pensa che abbia qualcosa a che fare con il raggiungimento della ricchezza e di un nuovo status sociale a dispetto di origini modeste. Insomma, la mobilità sociale verso l’alto. Io ritengo che molte persone facciano le loro scelte sulla base di altre aspettative. Speravo di avere il tempo di leggere, pensare e allevare i bambini. La mia vita ha ampiamente superato le mie aspettative, e io sono grata per questo, sebbene io sappia che mi sarebbe piaciuta anche una vita più semplice; Thoreau diceva: “riducendo le nostre necessità”. Ho conosciuto molte persone che hanno vissuto ispirate da queste parole e hanno sperimentato una considerevole quota di quella libertà che alberga nei sogni di molti americani.
D. In che modo il Covid-19 ha cambiato la società americana e la sua visione di sé stessa e del mondo? E quale lezione ha imparato il mondo da questa pandemia?
R. Sarà affascinante vedere cosa accadrà quando si spezzerà questo incantesimo e saremo di nuovo in giro. Io immagino folle di persone che giocano a palla, o che vanno ai concerti sull’erba, felici di stare insieme e di respirare l’aria fresca. Non posso fare a meno di pensare che ci sarà molta gioia. Sarà un privilegio andare in una biblioteca: molte vecchie abitudini saranno rivalutate. Ho letto che altre malattie contagiose sono sparite con la comparsa del Covid, in questi mesi in cui ci siamo lavati le mani spesso e abbiamo mantenuto il distanziamento sociale. Quindi, forse, alcune nuove abitudini che abbiamo acquisito con la pandemia continueranno a produrre i loro effetti benefici.
D. In un mondo dominato dalla violenza, dall’oppressione, dal materialismo, dove vede i segni del nostro essere stati creati a immagine e somiglianza di Dio?
R. Siamo creature meravigliose, dotate di un’immensa capacità di amare, di essere generosi e creativi. Ma siamo anche terribili. Questi aspetti sono tra loro inconciliabili, e non si modificano né si annullano l’uno con l’altro.
D. L’umanità si salverà o sarà sopraffatta dal proprio egoismo?
R. Io mi aspetto che, a un certo punto, l’umanità sia sopraffatta dal peso delle proprie trasgressioni. Un giorno il nostro pianeta non sarà più in grado di sostenerci. Lo sappiamo tutti, ma non cambiamo mai veramente le nostre abitudini .

Redazione

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