Agromafie: la filiera della criminalità in tavola.

Agromafie: la filiera della criminalità in tavola.

Un business da 25,4% mld di euro a tavola.

La presenza della criminalità nel comparto agricolo sta infettando il settore di maggiore tradizione del nostro Paese.

Il mercato dell’agroalimentare è uno dei più appetibili per la criminalità organizzata, che in questo settore vanta guadagni elevati. Tutto ciò ha un impatto immediato sulla qualità di ciò che mangiamo e, quindi, sulla nostra salute: solo una filiera alimentare pulita e giusta, infatti, viene sottoposta a tutti i controlli necessari a garantirci la salubrità dei prodotti che finiscono sui nostri piatti.

La ricostruzione della genesi e della evoluzione del fenomeno non può non considerare i dati e le informazioni fornite dalle Forze dell’Ordine e dagli Istituti di Controllo il cui ruolo strategico è determinante nella difesa della produzione italiana dalle falsificazioni e nella prevenzione della penetrazione degli interessi mafiosi in un comparto di vitale importanza per l’economia. Il Rapporto annuale sulle Agromafie, realizzato dall’Eurispes, in collaborazione con Coldiretti e con l’Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare, grazie ad un attento lavoro di ricerca, ha portato alla luce il fenomeno dei falsi, dell’italian sounding, dell’infiltrazione criminale nell’acquisto di terreni, coltivazione di materie prime, trasformazione e distribuzione, del ruolo dei colletti bianchi, e molto altro ancora.

Il volume d’affari che ruota attorno alle agromafie continua a crescere senza risentire della stagnazione dell’economia italiana e internazionale, immune alle tensioni sul commercio mondiale e alle barriere alle circolazione delle merci e dei capitali.

Dal campo alla tavola sviluppano un business da 24,5 miliardi che minaccia ora di crescere mettendo le mani su un tessuto economico indebolito dalla crisi determinata dall’emergenza sanitaria che ha coinvolto ampi settori della filiera agroalimentare a partire dalla ristorazione, il trasporto, la distribuzione e la vendita.

Il settore agroalimentare, per quanto abbia sofferto la chiusura della rete commerciale dei ristoranti e quella alberghiera, è stato, di fatto, l’unico motore economico del Paese a regime durante il lockdown. Ciononostante, lo stato di generale difficoltà finanziaria potrebbe favorire l’insorgenza di situazioni di monopolio nelle attività di produzione, fornitura e distribuzione dei prodotti alimentari e ortofrutticoli. Una eventualità chiaramente indicativa di ingerenze o forme estorsive di stampo mafioso.

L’allarme contenuto nella Relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia, inviata al Parlamento, trova infatti particolare fondamento nella filiera agroalimentare dove pesa la crisi di liquidità generata dall’emergenza sanitaria in molte strutture economiche che sono divenute più vulnerabili ai ricatti e all’usura. Le operazioni delle Forze dell’Ordine svelano gli interessi delle organizzazioni criminali nel settore agroalimentare ed in modo specifico nella ristorazione nelle sue diverse forme, dai franchising ai locali esclusivi, da bar e trattorie ai ristoranti di lusso e aperibar alla moda fino alle pizzerie.

La malavita è arrivata a controllare cinquemila locali della ristorazione con l’agroalimentare che è divenuto una delle aree prioritarie di investimento che ne comprende la strategicità in tempo di crisi perché consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la via quotidiana della persone. In questo modo le mafie si appropriano di vasti comparti dell’agroalimentare distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma anche compromettendo in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani e il valore del marchio Made in Italy.

Il comparto agroalimentare si presta, grandemente, a condizionamenti e penetrazioni. Partendo dalle frodi all’Unione Europea e all’Ag.E.A. aventi ad oggetto il sistema delle erogazioni in agricoltura, passa per la tratta di esseri umani finalizzata al grave sfruttamento nei campi e, all’intermediazione illecita di manodopera, prosegue con il sistema dei trasporti su gomma, e arriva fino alla gestione dei mercati ortofrutticoli e della grande distribuzione organizzata. Il tutto, mediante un sofisticato sistema di riciclaggio che permette di trasformare capitali illegali in capitali legali, rendendo sempre più difficile la ricostruzione della filiera del denaro di provenienza illecita.

Le inchieste, i sequestri e i dati statistici sono, se osservati con attenzione, la fotografia di quella che oggi potremmo definire una mafia 3.0: una criminalità organizzata al passo con i tempi, capace di utilizzare metodi e strumenti innovativi, al cui servizio vi è una struttura “intelligente” che ne accoglie le disponibilità finanziarie al fine di “pulirle” e accrescerle attraverso mezzi leciti e di assumere un carattere transnazionale e globale, servendosi di centrali off shore, criptovalute e monete elettroniche, blockchain, società, import export, fondi di investimento internazionali e ogni altro mezzo idoneo a garantirle cospicui profitti. Le stesse organizzazioni criminali, sempre più interessate a sviluppare affari in collaborazione hanno ormai determinato una “governance multilivello” capace di approntare un sistema economico finalizzato a soddisfare le esigenze delle diverse associazioni.

Si sono quindi venuti a creare dei veri e propri apparati imprenditoriali-criminali dotati del know how necessario per infiltrarsi nell’economia legale, a fronte dei quali si pone la necessità di aggiornare e potenziare l’attuale normativa in materia agroalimentare attraverso un intervento che parta dal contrasto allo sfruttamento dell’immigrazione fino ad arrivare alle misure di protezione multilivello, con l’implementazione del monitoraggio delle attività economiche, finanziarie, degli appalti. Sul piano internazionale è auspicabile, come confermato dalla Dia, procedere ad un confronto tra le autorità di vigilanza e controllo, per stabilire criteri comuni per la selezione di operazioni finanziarie sintomatiche di forme di speculazione conseguenti all’emergenza sanitaria. È fondamentale, pertanto, attivare un’azione di contrasto globale, volta ad intercettare i flussi dei capitali mafiosi, che potrebbero mirare ad acquisire importanti società e gruppi imprenditoriali in crisi.

Avv. Silvia STICCA

Redazione

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