Essere resilienti in tempo di Covid 19

Essere resilienti   in tempo di  Covid 19

La resilienza è la capacità umana di affrontare le avversità della vita, superarle e uscirne rinforzato o, addirittura, trasformato, mantenendo la propria integrità psicologica, restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre.

L’impatto del Covid 19  è stato e lo è ancora  per tutti noi un evento drammatico e soprattutto traumatico, le persone stressate dall’evento incominciano a sentirsi logorate, svuotate, senza energie, vedono il loro futuro molto incerto e soprattutto perdono la voglia di comunicare chiudendosi in se stessi. Le persone resilienti sono quelle che, di fronte ad un evento che sentono molto difficile, rilevante e molto complesso da affrontare, cercano le risorse necessarie per riuscire a superarlo: risorse che trovano oltre che in se stesse, (talvolta aiutate da uno psicologo o psicoterapeuta) nella propria famiglia, nella rete di amici oppure in tutti questi soggetti o realtà assieme.

Sono coloro che trovano la forza necessaria per potersi occupare anche della loro famiglia, dei propri figli,  di un genitore anzianoè una persona in grado di riconoscere i propri limiti, ma anche di scoprire in sé nuove capacità e nuova forza. Quanti stanno provando il terribile e talvolta devastante impatto del Covid 19, sanno bene cosa significa vivere in costante allerta, con la paura addosso o con il terrore di subire un contagio senza ovviamente volerlo e pur avendo posto in essere ogni tipo di precauzione come  la mascherina , il lavaggio continuo delle mani, l’uso dei guanti per evitare di toccare oggetti che sono stati toccati da altre persone (vedi negozi, centri commerciali, etc.); niente effusioni, niente baci, abbracci e strette di mano.

La resilienza ci insegna, però, che persino un’esperienza negativa può, alla fine, portare a qualcosa di positivo, anche se sul momento ciò può sembra impossibile o assurdo o si fa fatica a riconoscerlo. Secondo svariati studi,le relazioni affettive e di sostegno come la famiglia, gli amici o altre “reti sociali” significative sembrano essere uno degli elementi che più influenzano lo sviluppo di resilienza nei bambini e nei più giovani; inoltre, gli individui che risultano resilienti crescono più frequentemente in famiglie nelle quali si trovano genitori attenti, che si preoccupano di monitorare i figli senza eccedere, che propongono un sistema di regole condiviso, che forniscono risposte chiare per i comportamenti problematici.

Altri elementi considerati significativi nello sviluppo di resilienza sono la stima di sé e la percezione di efficacia personale: la costruzione dell’autostima si fonda sulla consapevolezza di essere persone competenti, confrontando frequentemente quello che si vorrebbe essere e quello che si è attualmente. Individui che si sentono competenti e che possono contare sul sostegno della famiglia e degli amici risultano essere più resilienti di altre persone che non hanno queste caratteristiche.

Le ricerche inoltre ci dicono che si può essere resilienti di fronte ad un evento ma non per forza di fronte a tutti; che possiamo essere resilienti in un certo momento della vita ma magari non in altri. Ma si sa, anche gli eroi non sono perfetti. La resilienza richiede di essere esercitata, di essere messa in pratica. È una capacità che possiamo acquisire e incrementare, che possiamo imparare magari da persone che consideriamo come modelli di riferimento. Possiamo imparare fin da bambini ad essere resilienti mutuando dalla mamma, dal papà, da una sorella, da un nonno o un conoscente, che suscitano una forte ammirazione per averci mostrato  la loro grande capacità di  adattarsi a situazioni difficili.

La resilienza rappresenta una risorsa centrale per far fronte allo stress ed è di vitale importanza per ‘rimanere in equilibrio’ tra le varie prove da affrontare. In psicologia o psicoterapia conoscono molto bene quanto sia importante la resilienza sia a livello individuale sia a livello sociale, ma anche della sua implicazione per pazienti affetti da una patologia mentale e per gli operatori sanitari. 

A causa del Covid 19 e per prevenire e combattere le conseguenze che hanno portato al decesso di centinaia di migliaia di contagiati i governi hanno disposto forti misure di distanziamento sociale e di lockdown (chiusura totale) che hanno a lungo termine prodotto effetti negativi  sia a livello economico sia a livello della salute delle persone. Inoltre, anche se le stime europee precise dei danni economici dovuti alla pandemia del coronavirus non sono ancora state ancora accertate (la pandemia peraltro è ancora in atto) i dati preliminari mostrano che il calo del prodotto interno lordo sarà pesante con danni macroscopici e di lunga durata sulla economia dei paesi colpiti con la inevitabile chiusura di imprese, aziende ed attività che hanno gettato sul lastrico imprenditori e lavoratori con le loro famiglie.

Una situazione disperante che ha portato a vivere giorni stressanti, particolarmente duri in quanto lo stressor ha una natura nuova che non conoscevamo: l’assenza di segnali preliminari ben precisi che hanno precluso il ricorso ad una adeguata quanto provvidenziale prevenzione sanitaria; il che ha rappresentato un’autentica pugnalata alle spesse che ci han lasciati interdetti e senza parole.  Ad oggi, diciamoci la verità, non ci è dato sapere in che modo la pandemia influenzerà il nostro stile di vita futuro e quando e se potremo riprendere la nostra vita normale. Questa incertezza continua rende difficile pianificare il futuro e crea quindi ulteriore stress psicosociale che inevitabilmente si aggiunge a quello già accumulato nelle fasi inziali del contagio.

Gli orizzonti della nostra vita quotidiana, la nostra capacità di viaggiare e interagire liberamente sono stati improvvisamente limitati. Ansia e angoscia sono le normali risposte a circostanze così estreme. I nostri sistemi di stress si sono evoluti per rispondere in modi altamente adattivi, permettendo così agli esseri umani di affrontare queste sfide. Mentre molti di noi sono turbati e preoccupati dalla pandemia di coronavirus, tutti ci stiamo sforzando per adattarci a questa nuova realtà. Tuttavia, non tutti possono affrontare con successo la nuova situazione stressante e adattarsi facilmente alle nuove circostanze.

I fattori che influenzano queste includono condizioni di vita come la povertà, lo scarso accesso all’assistenza sanitaria, l’ analfabetismo, le incertezza sul futuro ,  background genetico, esperienze di vita precedenti e supporto sociale. Le possibili reazioni correlate allo stress in risposta alla pandemia possono includere cambiamenti nei livelli di concentrazione, irritabilità, ansia, insonnia, riduzione della produttività e conflitti interpersonali. Ciò può verificarsi in tutta la popolazione in generale, ma si applica in particolare ai gruppi più direttamente esposti (come per esempio il personale sanitario). Promuovere la connessione sociale è della massima importanza poiché la solitudine e l’isolamento sociale sono ciò che rende questa crisi diversa rispetto alle altre. Inoltre, sarebbe utile pianificare attività quotidiane di routine e promuovere la cura della propria persona. Oltre a mantenere comportamenti sani, l’OMS (Organizzazione mondiale della sanità 2020) consiglia anche di fare regolari pause dai mass media e dai social media.

Uno dei risultati più riproducibili nella ricerca sullo stress e sulla resilienza è che maggiore è la controllabilità di una situazione stressante, migliori sono le possibilità per le persone di affrontare al meglio questa situazione. Non bisogna dimenticare che alcuni individui sono più sensibili ed esposti allo stress rispetto ad altri. Ad esempio, i gruppi più vulnerabili comprendono le persone con un disturbo psichiatrico e gli stessi operatori sanitari. Lo stress che emerge dalla situazione sociale caotica e dalle minacce legate alla salute può essere particolarmente duro per le persone con disturbi psichiatrici.

L’incertezza generale, la minaccia alla salute individuale e le misure di quarantena possono esacerbare condizioni preesistenti come depressione, ansia e disturbo post traumatico da stress. Inoltre, il rischio di trasmissione della malattia può intensificare le paure del contagio nei pazienti con disturbo ossessivo-compulsivo e ipocondriaci o in soggetti con una storia di disturbo paranoide. Sebbene le misure di quarantena proteggano dalla diffusione del coronavirus, queste comportano isolamento e solitudine che causano un grave stress psicosociale e possono in alcuni casi scatenare o intensificare la malattia mentale. A questo proposito, si dovrebbe prestare particolare attenzione alle persone anziane poiché sono le più vulnerabili e le più isolate rispetto al resto della comunità. I sentimenti di solitudine nella popolazione anziana possono essere aggravati dal divario digitale, vale a dire dal divario tra le generazioni che hanno familiarità con la tecnologia e quelle che non lo sono. L’incapacità di interagire tramite smartphone e computer riduce il mantenimento della connessione sociale. Inoltre, nella maggior parte dei paesi, l’accesso abituale alle cure standard per la salute mentale è stato in molti casi interrotto, riducendo potenzialmente l’accessibilità ai trattamenti farmacologici e psicologici.

Anche se da questa pandemia possono emergere conseguenze a lungo termine sulla salute mentale, si sa poco se la situazione attuale avrà un effetto negativo sulle persone con un disturbo psichiatrico esistente. Gli psichiatri, in contatto con pazienti con depressione, disturbi d’ansia e disturbi ossessivi compulsivi, hanno osservato sia un deterioramento a breve termine che un miglioramento a livello sintomatico. Anche se le ragioni di questa eterogeneità degli esiti a breve termine sono sconosciute, i pazienti possono avvertire un aumento della stigmatizzazione con conseguente evitamento o rifiuto sociale, ma, d’altra parte, sperimentano anche una maggiore coesione sociale e il supporto dei loro amici e parenti. È importante rendersi conto che la resilienza non esiste solo a livello individuale, ma anche a livello di comunità. In qualsiasi ecosistema sociale, esiste un certo livello di resilienza condivisa necessaria per poter superare lo stress della pandemia e ripristinare i normali livelli di funzionamento.

Questa resilienza condivisa è fondamentale per affrontare insieme le attuali sfide, non solo a livello nazionale, ma anche a livello europeo e globale, in cui tutti i paesi dovrebbero svolgere un ruolo di supporto cruciale coordinando le collaborazioni transfrontaliere. Al contrario, il nazionalismo e unilateralismo probabilmente fanno aumentare la vulnerabilità di una società all’attuale crisi pandemica e il suo impatto legato allo stress.  Considerando che probabilmente ci sarà una recrudescenza del coronavirus nella maggior parte dei paesi (si parla ormai di una terza ondata devastante alimentata dalle diverse varianti del virus) una domanda importante è quale sarà o potrà essere l’impatto dell’eventuale recrudescenza della pandemia sulla salute mentale delle persone? E’ fondamentale in questo caso essere consapevoli della gestione dello stress a livello sociale. Dato che parti della popolazione con uno status socioeconomico inferiore sono probabilmente più a rischio a esiti negativi legati allo stress, possono beneficiare di specifici interventi di resilienza a breve e lungo termine che migliorano gli interventi a livello sociale, tra cui la garanzia dell’accesso all’istruzione e alle informazioni online , fornendo un accesso adeguato alle infrastrutture economiche e sanitarie, stimolando le comunità a organizzarsi e prendendo iniziative a livello locale. Come comunità, possiamo trarre forza dal fatto che siamo tutti nella stessa situazione generale e possiamo agire per superare questa situazione, dandoci così un certo livello di controllo.

Allo stesso tempo, i governi, i politici e i responsabili delle decisioni dovrebbero sottolineare il fatto che non siamo esposti a una minaccia incontrollabile, né dal punto di vista della salute, né da un punto di vista economico. Un buon esempio è l’approccio di grande successo in confronto adottato dal governo sudcoreano in cui le esperienze negative di precedenti pandemie hanno guidato azioni rapide ed efficaci, portando a un controllo più efficace di quella attuale  I governi e gli organismi sanitari a livello nazionale e mondiale dovrebbero fornire informazioni rapide e accurate che possano essere interpretate in modo semplice e affidabile da tutti gli individui della comunità, non solo dagli esperti. 

Il processo di comunicazione è quindi fondamentale per promuovere la comprensione dei rischi potenziali e delle strategie per evitarli; ciò aumenterà il controllo percepito e probabilmente ridurrà lo stress psicosociale imposto dall’epidemia di coronavirus. Esistono anche misure immediate, dirette e potenti che possono essere adottate per contrastare gli effetti negativi della pandemia di coronavirus per la salute mentale. Garantire una comunicazione chiara e coerente da parte di enti governativi, organizzazioni scientifiche e fornitori di servizi di salute mentale e fornire benefit economici e sociali a quei soggetti che hanno perso il lavoro ed ogni altro bene economico correlato potrebbe aiutare e non poco.

Queste misure sono essenziali per affrontare attivamente la crisi, aumentando la capacità di recupero individuale e della comunità e riducendo al minimo l’impatto negativo sulla nostra società. Occorrerà lavorare molto per raccogliere  dati sull’impatto psicosociale nei pazienti con Covid-19 acuti e guariti e sui loro parenti e su come mitigare al meglio gli effetti negativi. Tali indagini consentiranno di identificare i fattori associati alla resilienza, in base al contesto di vita, alle strategie di coping, alla storia personale e, se possibile, alle caratteristiche biologiche come il background genetico. 

Ciò fornirà una piattaforma da cui sviluppare comunità e interventi personalizzati per migliorare la resilienza e ridurre il rischio di psicopatologia nelle crisi attuali e nelle future sfide stressanti. In conclusione, riteniamo che vada rivolta una maggiore attenzione alla salute mentale e al supporto psicologico durante la pandemia di coronavirus e che sia urgente quanto necessario aumentare la nostra attenzione sulla resilienza e sulle strategie per migliorarla poiché essa è fondamentale per far fronte allo stress imposto dal coronavirus a livello individuale e sociale.

Giacomo Marcario

Redazione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.