Napoli : Mosaico di Alessandro/ al via il progetto di restauro al MANN

Napoli : Mosaico di Alessandro/ al via il progetto di restauro al MANN


(Fotogallery di Pedicini Fotografi)

Partono le attività di restauro del Mosaico di Alessandro.

Il Direttore del MANN, Paolo Giulierini: “Scriviamo una pagina importante per la storia del Museo e la conservazione dei beni
culturali”

L’intervento condotto con la supervisione dell’Istituto Centrale per il Restauro .In rete per il “Gran Musaico”: dal 4 marzo 2021 parte la campagna di restauro del Mosaico della Battaglia di Isso, capolavoro che rappresenta un simbolo, universalmente noto, dei tesori custoditi dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Il restauro sarà realizzato con la supervisione dell’Istituto Centrale per il Restauro (ICR); le
attività diagnostiche sono promosse in rete con l’Università del Molise (UNIMOL) ed il Center for Research on Archaeometry and
Conservation Science (CRACS).
“Con l’avvio, nel 2021, del restauro del Mosaico di Alessandro,scriviamo insieme una pagina importante nella storia del MuseoArcheologico Nazionale di Napoli e quindi della conservazione dei beni
culturali. Sarà un restauro grandioso,  che si compirà sotto gli occhi del mondo. Un viaggio entusiasmante lungo sette mesi ci attende: dopo il minuzioso lavoro preparatorio, studiosi ed esperti  si prenderanno cura con le tecniche più avanzate  del nostro iconico capolavoro
pompeiano, raffigurante la celebre battaglia di Isso.

La tecnologia e le piattaforme digitali ci consentiranno di seguire le  delicatissime
operazioni, passo dopo passo, in una sorta di ‘cantiere trasparente’,come mai accaduto prima.  Per realizzare  una  operazione così
ambiziosa e complessa è stata attivata dal MANN una rete di collaborazioni scientifiche e di partnership  di grande prestigio“,commenta il Direttore del MANN, Paolo Giulierini.


Lo stato dell’arte: guardando indietro nel tempo, le ragioni del restauro.
Milioni di tessere ed una superficie di eccezionale estensione (5,82X3,13 m): nella casa del Fauno di Pompei, il mosaico, che decorava il grande pavimento dell’esedra, era al centro di una ricca“architettura” iconografica.Agli occhi degli scopritori, nel 1831, il capolavoro non soltanto si rivelò nell’unicità e nelle dimensioni della scena rappresentata, ma anche nello stato sostanzialmente buono di conservazione: le ampie lacune riscontrate riguardavano, infatti,la sezione sinistra dell’opera, senza “intaccare” il fulcro della raffigurazione. Fu travagliata, in ogni caso, la decisione di
distaccare il mosaico, per trasportarlo nel Real Museo Borbonico: dopo circa 12 anni di accesi dibattiti, una commissione espresse parere favorevole e l’opera, il 16 novembre 1844, fu messa in cassa e condotta lentamente da Pompei a Napoli, su un carro trainato da sedici buoi.
Durante il tragitto, all’altezza di Torre del Greco, un incidente minacciò l’integrità del mosaico: l’opera fu sbalzata a terra e,
soltanto nel gennaio del 1845, venne aperta la cassa per verificare l’integrità del capolavoro che, fortunatamente, non aveva subito danni. La prima collocazione della Battaglia di Isso fu, dunque, il
pavimento della sala CXL, secondo il progetto iniziale di Pietro Bianchi; fu Vittorio Spinazzola, nel 1916, a definirne la nuova sistemazione a parete nelle riallestite sale dei mosaici. Da allora,in oltre un secolo, il “Mosaico dei record” ha catturato, con la sua bellezza magnetica, l’attenzione dei visitatori di tutto il mondo:
dietro il fascino di un’opera senza tempo, si sviluppa il lavoro di scienziati ed esperti per garantire manutenzione e conservazione del nostro capolavoro. L’attività di restauro del mosaico è ontologicamente complessa: conservazione, collocazione, peso
(verosimilmente sette tonnellate) e rilevanza storico-artistica del
manufatto enfatizzano la necessità di un progetto esecutivo puntuale e
delicatissimo.

Il mosaico di Alessandro presenta, infatti, diverse criticità conservative, consistenti sostanzialmente in distacchi di
tessere, lesioni superficiali, rigonfiamenti ed abbassamenti della superficie. In particolare, la zona centrale destra è affetta da una visibile depressione; rigonfiamenti puntuali sono presenti lungo il
perimetro del mosaico, probabilmente dovuti a fenomeni di ossidazione
degli elementi metallici dell’intelaiatura lignea posta in opera durante il trasferimento del 1916. Sono presenti, inoltre, microfratture ad andamento verticale e orizzontale, nonché una lesione
diagonale, già oggetto di velinatura nel corso di precedenti restauri.


Negli ultimi venti anni, la necessità di un restauro complessivo si è resa chiara grazie anche alle indagini diagnostiche eseguite: alle ragioni conservative si sono associate le esigenze di una migliore lettura organica dell’opera.


Due i momenti significativi nell’iter diagnostico effettuato: nel2015, con il contributo di IPERION CH.it e del CNR-ISTI di Pisa, si è documentato lo stato di fatto dell’opera, in relazione ai materiali
costitutivi, distinguendoli da quelli riconducibili ai restauri effettuati in epoca antica e moderna. Nel 2018, con la partecipazione dell’Università del Molise e del CNR, è stato eseguito il rilievo di
dettaglio del mosaico, mediante fotogrammetria ad alta risoluzione: al
modello tridimensionale dell’opera si è aggiunta l’indagine tramite georadar per verificare le condizioni del supporto. Tali operazioni hanno consentito anche di mettere in evidenza fratture e fessurazioni
non visibili ad occhio nudo, così come anomalie negli strati costitutivi il supporto.

Il progetto: metodologia e fasi esecutive.

Un percorso in fieri, tra diagnostica, tecnologia e restauro.

Alla luce degli studi realizzati, sembra probabile che i fenomeni di deterioramento siano dovuti essenzialmente all’ossidazione dei supporti in ferro del mosaico ed al degrado delle malte: a questi fattori può attribuirsi l’accentuata depressione che interessa la parte centrale/destra del pannello musivo. Tale stato di fatto è
certamente aggravato dal peso del mosaico e dalla posizione verticale,entrambe cause cui può essere ricondotto lo scorrimento verso il basso dello strato più superficiale di malta e tessere. Per avere un quadro
esaustivo sulle effettive condizioni dell’opera, è stata prevista una nuova campagna di indagini diagnostiche, effettuate dall’Università del Molise e dal CRACS (Center for Research on Archaeometry and Conservation Science); le indagini interesseranno anche la fase
esecutiva del restauro. Un’attenzione particolare riguarderà, inoltre,le condizioni microclimatiche ed ambientali, non soltanto per comprenderne l’eventuale incidenza nel processo di degrado del mosaico, ma soprattutto per individuare le migliori condizioni espositive future, in termini di illuminazione e parametri
termoigrometrici.

Il progetto di restauro, connotato dal principio del minimo intervento e finalizzato alla conservazione dell’integrità
materiale dell’opera nello stato in cui si trova, si articolerà in due fasi diverse: tra i due momenti, sarà effettuata la movimentazione del mosaico. La movimentazione si rende necessaria per esplorare la parte retrostante la battaglia di Isso, verificare lo stato del supporto e
definire compiutamente gli interventi conservativi complessivi da
realizzare.

 PRIMA FASE:

 L’intervento ipotizzato, da eseguirsi in situ mediante l’allestimento di un cantiere visibile, è finalizzato alla messa in sicurezza della superficie musiva prima della movimentazione dell’opera.
 In questa fase, il mosaico sarà oggetto di:
Accurata ispezione visiva e tattile di tutta la superficie,preliminare alla successive lavorazioni;
pre-consolidamento delle tessere e degli strati di malta distaccati;
pulitura;
velinatura con idonei bendaggi di sostegno su tutta la superficie attualmente visibile.
In un momento immediatamente successivo, previa apposizione di un
tavolato ligneo di protezione, nonché di un’idonea intelaiatura metallica di sostegno, il mosaico sarà rimosso dall’attuale
collocazione, mediante un sistema meccanico di movimentazione
appositamente progettato.

L’indagine diretta sarà accompagnata da
ulteriori analisi strumentali, grazie alle quali si definiranno gli interventi di restauro ipotizzati nella prima fase della
progettazione, stabilendo le azioni da eseguire sul supporto per
garantire la conservazione del manufatto.

SECONDA FASE:

La seconda ed ultima fase esecutiva del restauro interesserà,innanzitutto, il supporto del mosaico: le lavorazioni saranno eseguite, dunque, sulla superficie retrostante dell’opera: le tessere
musive, in tale frangente, non saranno visibili perché coperte dal tavolato ligneo di protezione.


Un significativo contributo in termini di nuovi servizi e piattaforme
è stato fornito da TIM, in collaborazione con NTT DATA. L’Azienda ha messo a disposizione, in via sperimentale, soluzioni digitali che consentono l’utilizzo di nuove tecnologie per il restauro, grazie
all’elaborazione simultanea di dati acquisiti nel corso della fase diagnostica. Grazie a queste tecnologie sarà possibile riprodurre,
secondo vari livelli sul corpo del mosaico, tutte le informazioni tecniche utili per eseguire il restauro da visualizzare in tempo reale con soluzioni di realtà virtuale e aumentata. Gli applicativi, insieme
ad una consolledi controllo, permetteranno di utilizzare un visore intelligente da indossare per inquadrare la parte d’interesse del mosaico su cui intervenire: il restauratore, in questo modo, avrà
sempre le mani libere per operare e, cosa più importante, potrà lavorare sulla parte posteriore dell’opera, controllando in ogni
momento gli effetti eventuali prodotti negli strati anteriori del manufatto.


Le strumentazioni permetteranno, con una metodologia assimilabile a quella utilizzata in chirurgia: 1) la proiezione in scala 1:1 della parte frontale del mosaico su una apposita superficie, che potrebbe
essere una parete o un telo collocato in loco. La proiezione sarà non soltanto uno strumento di lavoro per i restauratori, ma renderà fruibile dal pubblico quanto accade nel cantiere; 2) l’associazione
alla proiezione di una serie di parametri geofisici desunti dalle indagini: questi parametri potranno essere interrogati dagli operatori in tempo reale, analizzando tutti i dati inerenti al manufatto nel suo
complesso (supporto e superficie). Terminato l’intervento sul supporto, si prevede la rimozione dei bendaggi posti durante la fase inizialed’intervento ed il completamento del restauro con operazioni

di pulitura, ulteriori ed eventuali consolidamenti, trattamento
protettivo finale. Il progetto di restauro, così, diverrà un’occasione
per valorizzare, anche nella percezione dei visitatori, non solo ilcomplesso percorso di ricerca, ma anche la metodologia adottata: in questa esperienza, la dimensione progressiva, puntuale ed attenta
delle diverse fasi di lavoro, sarà una componente essenziale per
sottolineare l’interconnessione di contributi e professionalità, di un evento di rilevanza internazionale.

Redazione

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