Sempre più donne nella diplomazia italiana e francese

Sempre più donne nella diplomazia italiana e francese

DI FEDERICO DI BISCEGLIE

La diplomazia veste rosa e parla francese. La chiave di lettura da cui parte Laurence Badel, professoressa di Storia Contemporanea all’Università Parigi 1 Panthéon-Sorbonne nel suo ultimo libro, Diplomaties européennes (ed. Presses de Sciences Po 2021) parte proprio da qui. “Una riflessione d’insieme, sull’evoluzione che ha avuto il ruolo della donna nell’ambito delle diplomazie europee”.

La presentazione del volume, l’8 marzo, ha aperto una serie di Dialoghi del Farnese italo-francesi sulle relazioni internazionali di entrambi i paesi, in ambito europeo, mediterraneo e globale, promossi dall’Ambasciata di Francia e dell’Institut Français Italia”. Ne ha scritto Federico Di Bisceglie su “Formiche.net”, progetto culturale ed editoriale fondato da Paolo Messa nel 2004 ora diretto da Giorgio Rutelli.


“Ad aprire la rassegna è Christian Masset, Ambasciatore di Francia in Italia. “La crisi sanitaria che viviamo – così il diplomatico – ci porta a riflettere sulle debolezze, sui fallimenti del nostro mondo e su cosa dovrebbe essere una nuova normalità sostenibile e più equa.

Per questo i diritti delle donne non sono mai stati così centrali nella coscienza collettiva e nel dibattito pubblico”. Specie dal momento che gli episodi di violenza nei confronti delle donne, nell’ambito del lockdown, hanno visto un incremento preoccupante.


L’inquadramento storico. “Il Ventesimo secolo è stato quello della costruzione dei diritti, dell’accesso al lavoro, al voto e alle responsabilità da parte delle donne. Il Ventunesimo secolo dovrà essere quello della parità effettiva tra i generi: sotto questo profilo la diplomazia può essere un ottimo esempio, a partire proprio dal concetto di ‘diplomazia femminista’, nato in questi anni”.


Le sollecitazioni di Maurizio Caprara, editorialista del Corriere della Sera e le domande degli studenti presenti all’incontro (trasmesso via streaming), hanno dato il la per tracciare il perimetro nel quale si è mossa l’autrice per compilare il poderoso volume. “Il mio intento – spiega l’autrice – è stato quello di proporre un ragionamento su quelli che sono i player e le prassi diplomatiche europee.

Anche per gettare luce su alcune difficoltà contemporanee: difficoltà, in particolare dell’Ue, nel costruire una politica diplomatica comune”.
Un approfondimento, dunque, anche “sulla diversificazione degli attori diplomatici nel corso degli anni”.
Il passaggio dirimente è il Ventesimo secolo, periodo che ha coinciso con l’apertura dei concorsi diplomatici per le donne. “Il Ventesimo secolo è sicuramente importante sotto questo profilo – puntualizza Badel – ma ciò non vuol dire che prima le donne non avessero avuto dei ruoli, anche importanti, nell’ambito delle mediazioni diplomatiche.

Nell’Ottocento, tuttavia, la prospettiva cambia perché quello del diplomatico diventa un vero e proprio mestiere”.
Storicamente, la Prima Guerra Mondiale è un altro step importante nella storia dell’ingresso delle donne in diplomazia. Ancora però, quella del sesso femminile è una presenza altalenante.

“Si assiste – dice ancora l’autrice – a un’apertura alla carriera diplomatica per le donne negli anni ’20, poi una successiva chiusura negli anni ’30. E, infine, un’apertura nuovamente dopo la Seconda Guerra Mondiale”. Insomma, un percorso ben poco lineare, difficile. Che peraltro presenta parallelismi con l’attualità.
Il nostro Paese, comunque, sotto il profilo della femminilizzazione della professione, ha iniziato con un po’ di ‘ritardo’.


“La femminilizzazione di questa professione in Italia è iniziata più tardi rispetto ad altri Paesi – dice Badel – . Mi sembra però che, in particolare nell’ultimo ventennio, si siano fatti passi importanti. Il decennio 2010- 2020 è quello del recupero e delle politiche proattive: sforzi su scala nazionale e internazionale”.


Non solo, “da pochissimo tempo le donne hanno preso in mano temi che riguardano politica, strategia e difesa: altro importantissimo segnale vero la parità. Quando le donne hanno iniziato ad approcciare la carriera diplomatica, avevano solo competenze su ambiti legati al sociale e a poco altro”.


Qual è lo stato dell’arte, oggi, della presenza femminile nella diplomazia italiana? A rispondere a questa domanda è Renato Varriale, direttore generale per le risorse e l’innovazione della Farnesina.
“Attualmente – dice – ci sono 232 donne diplomatiche in Italia. 18 sono donne con funzione di ambasciatore su 138 posti di ambasciatore d’Italia.

La presenza femminile si attesta quindi attorno al 23%”.
Il primo ingresso fu nel 1985, ma, riconosce Varriale, “il nostro percorso non è stato virtuoso per diversi decenni: siamo partiti male. Fino agli anni 50, la legge Nitti vietava alle donne l’accesso ad alcune carriere dello Stato per le donne. Nel ’63 entrò in vigore la legge che permise l’entrata in carriera diplomatica. Poi, la riforma del ’67 ha permesso a due donne di diventare diplomatiche tout court”.


Da qui, le cose sono cambiate radicalmente. Tra il 2011 e il 2019 sono state 88 le donne entrate in carriera diplomatica. Peraltro Varriale sottolinea come “abbiamo donne in sedi diplomatiche molto difficili: da Colombo a Ulan Bator. Abbiamo una donna a Beirut, a Istanbul, Los Angeles, Barcellona”.
Sebbene la presenza femminile sia ancora tutto sommato risicata, Varriale ammette che “stiamo puntando sulla qualità: siamo convinti tuttavia che con le opportune politiche, nel giro di un decennio, raggiungeremo la percentuale del 33% delle donne”.


Un esempio di politica virtuosa, sotto il profilo della parità di genere, non solo in ordine alle carriere diplomatiche, è quello adottato dalla Francia.
A confermarlo è l’ambasciatrice Céline Jurgensen, rappresentante permanente della Francia presso le agenzie delle Nazioni Unite che hanno sede a Roma (Fao, Ifad, Wfp). “La parità di genere è una lotta quotidiana per la Francia – spiega Jurgensen – lo sforzo del presidente Macron in questo senso si declina soprattutto nell’ambito del ministero degli Affari Esteri. La diplomazia femminista copre tutti gli aspetti dei diritti delle donne: la governance interna e la politica estera”.


“C’è stata una volontà di accelerare un’ambizione politica che si traduce nella volontà di spingere le donne nei ruoli direttivi e di ambasciatrici (azione che si articola nella promozione dei diritti delle donne, azioni volte a promuovere il ruolo delle donne e iniziative in materia di pace e sicurezza) – riprende la diplomatica. Siamo più del 28% di donne ambasciatrici in Francia e, nonostante sia un risultato di tutto rispetto, non è ancora abbastanza: è importante che questa uguaglianza si faccia sentire a tutti i livelli e non solo a quelli dirigenziali””

Redazione

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