Il trio automobilistico femminile della Belle Époque

Il trio automobilistico femminile della Belle Époque

La Belle Époque francese (che significa “L’epoca bella”, dal 1880 al 1914 circa) portò a un cambiamento sismico nella mentalità della massa verso la giovialità e l’ottimismo, diffondendo una rinnovata sensazione tra i francesi che la vita fosse, in effetti, bella. La scienza, le arti e l’architettura riflettevano i cambiamenti più noti in Francia, ma anche il ruolo delle donne nella società iniziava a progredire, anche se non senza ostacoli. Mentre le riviste femminili aiutavano a tracciare il profilo delle donne indipendenti che conquistavano la femminilità tradizionale, le donne nello sport rimanevano all’epoca una quasi non-entità. Questo finché tre donne—Hélène van Zuylen, Camille du Gast e Anne de Rochechouart de Mortemart—debuttarono come presenza femminile nel mondo automobilistico e cambiarono il volto stesso dello sport. Erano donne straordinarie con record eccezionali: ecco le loro storie. 

Hélène van Zuylen

Hélène van Zuylen fu una figura non convenzionale per la sua epoca. Una baronessa che faceva parte della famiglia bancaria francese Rothschild, si sposò entrando a far parte della nobile famiglia olandese dei Van Zuylen van Nievelt nel 1887 e di conseguenza fu ripudiata dalla sua stessa famiglia, a quanto si dice per aver sposato un cattolico. È interessante notare che van Zuylen era in realtà queer e successivamente iniziò una relazione di lungo termine con la poetessa inglese Renée Vivien nel 1901, mantenendola segreta per anni. 

Le donne al volante erano una novità nella Francia di fine secolo, Van Zuylen e du Gast (in foto) furono pioniere. Wikimedia Commons.

Pur essendo una figura memorabile di per sé, è anche ricordata per essere una delle tre pioniere dell’automobilismo femminile dell’epoca. Nel 1898, partecipò alla corsa Parigi-Amsterdam-Parigi usando uno pseudonimo, “Snail”, principalmente a causa del ruolo del marito come presidente dell’Automobile Club de France e delle sue conoscenze. Tuttavia, divenne la prima donna nella storia a competere in una gara internazionale ufficiale. In seguito avrebbe partecipato alla Parigi-Berlino del 1901, insieme al collega Camille du Gast, ma un errore tecnico le impedì di portare a termine la gara. 

Benché beneficiaria di una ricchezza straordinaria che la poneva in una posizione di vantaggio rispetto alle donne provenienti da ambienti meno privilegiati, la Van Zuylen contribuì a scrivere la storia per le donne nello sport e nella società. Come le altre sue contemporanee del mondo dei motori, si dedicò a sostenere i diritti delle donne per tutta la sua vita. Poco più di un decennio prima di morire, creò il Premio Renée Vivien, in onore dell’artista che amava un tempo, per aiutare le poetesse in erba a iniziare la loro carriera nella poesia. 

Camille du Gast

Avventurosa, talentuosa e ricca, Camille du Gast era una figura nota nell’alta società francese. Si trovò al centro di uno scandalo (quello conosciuto come La Femme au Masque, in cui fu accusata di essere la modella nuda in un dipinto di Henri Gervex) e di un complotto per un omicidio, ordito dalla figlia per ereditare la fortuna della du Gast, che aveva ereditato dal suo defunto marito, ma era soprattutto famosa per il suo talento negli sport. Era sciatrice, slittinista, paracadutista, tiratrice e cavallerizza, tra le altre cose. Ma il suo successo più lodato era nel campo dell’automobilismo. 

Soprannominata dalla stampa la Walkyrie de la Mécanique (alias la valchiria dell’automobile), la sua natura audace al volante contribuì ad aprire la strada alle donne pilota. Incuriosita dalla Gordon Bennett Cup del 1900 che vedeva i piloti sfidarsi in un percorso da Parigi a Lione, divenne una delle prime donne ad ottenere la patente di guida un anno dopo. Tre anni più tardi, divenne l’unica funzionaria donna dell’Automobile Club de France.

Camille du Gast. Wikimedia Commons.

Partecipò a una serie di gare importanti, in particolare la Parigi-Berlino del 1901, dove arrivò 33esima dopo essere partita per ultima (perché era una donna), diventando la seconda donna a partecipare a una gara internazionale dopo la Van Zuylen. La gara Parigi-Madrid del 1903 fu anche degna di nota per la du Gast, che salvò la vita di un collega pilota dopo che la sua auto si ribaltò in quella che fu ricordata come “la corsa della morte”. 

Tuttavia, alla du Gast non mancarono gli ostacoli. Nel corso della sua carriera di pilota, aveva regolarmente combattuto contro lo sciovinismo e il maschilismo diffusi negli sport motoristici. Dopo la sua impressionante ed eroica corsa nella Parigi-Madrid, la rivista britannica Autocar fece una recensione della gara e scrisse “noi stessi dobbiamo confessare di avere qualche dubbio sul fatto che le feroci corse a lunga percorrenza siano proprio una cosa da donne”. Per inciso, il governo francese era d’accordo, vietando alle donne le corse automobilistiche in Francia. Questo non impedì alla du Gast di dedicarsi ad altri sport e imprese. Passò quindi alle gare di motonautica, diventando una sostenitrice del femminismo e del benessere degli animali per il resto della sua vita. 

Anne de Rochechouart de Mortemart

Più che una ricca aristocratica, Anne de Rochechouart de Mortemart – altrimenti nota come la Duchessa di Uzes – fu una pioniera femminista, scultrice, autrice e pilota. Nata circondata della fortuna di Veuve Clicquot, la duchessa era nota per la sua filantropia e le sue prolifiche attività ricreative, che la sua ricchezza permetteva ampiamente. Una di queste era guidare. 

La duchessa come presidente dell’Automobile Club féminin nel 1927. Wikimedia Commons.

Prima che la Van Zuylen gareggiasse nella Parigi-Amsterdam-Parigi del 1898, fu la de Rochechouart de Mortemart a fare la prima mossa legata ai motori, assicurandosi la patente di guida. In questo modo, divenne la prima donna francese a riceverne una. Un anno dopo, ottenne il poco invidiabile record di essere anche la prima donna a ricevere una multa per eccesso di velocità, risultato di una memorabile uscita al Bois de Boulogne di Parigi.

La duchessa non gareggiò a livello internazionale come il resto delle sue colleghe, ma scrisse comunque la storia per il mondo automobilistico e non solo. Viene descritta da uno scrittore come “una sportiva, un’autrice, un’artista, una scultrice, una conducente, un angelo che assiste i poveri, una grande mondaine e una madre operosa”.

Redazione

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