Attanasio e Iacovacci uccisi da 4 proiettili in uno scontro a fuoco

Attanasio e Iacovacci uccisi da 4 proiettili in uno scontro a fuoco

 Non è stata un’esecuzione. La morte dell’ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci è avvenuta nel corso di un tentativo di sequestro terminato con un conflitto a fuoco. Il dato emerge dai primi risultati dell’autopsia disposta dalla procura di Roma e svolta oggi presso il Policlinico Gemelli. 

 Le vittime sono state raggiunte da due colpi ciascuna. Secondo quanto si apprende, la Tac ha fatto emergere che i proiettili hanno trapassato i corpi da sinistra a destra. Per Attanasio hanno raggiunto l’addome e l’esame ha individuato sia il foro di entrata che quello di uscita: non sono stati isolati residui metallici all’interno del corpo. Iacovacci è stato, invece, colpito nella zona del fianco e alla base del collo dove è stato rinvenuto un proiettile di un AK-47.

Sul corpo il carabiniere presenta multifratture all’avambraccio sinistro. Questo fa ipotizzare che il proiettile, fermatosi al collo, sia arrivato prima all’arto fratturato. Per chiarire ulteriormente la dinamica la procura ha disposto piu’ approfonditi esami balistici. 

Di Maio ricostruisce l’agguato alla Camera

“Vorrei innanzitutto rinnovare tutta la nostra vicinanza alle famiglie dell’ambasciatore Luca Attanasio, Vittorio Iacovacci e Mustapha Milambo. è stato straziante ieri sera accogliere, a fianco del presidente Draghi e dei familiari, le salme dei nostri due connazionali, vittime del vile agguato che ha stroncato le loro giovani vite e sconvolto quelle dei loro cari. Un ritorno a casa tragico, che ci riempie di angoscia. Nei nostri cuori abitano, allo stesso tempo, un dolore attonito e un orgoglio profondo per questi uomini che hanno sacrificato la loro esistenza al servizio dell’Italia, della pace, dell’assistenza ai più deboli”.

Così il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, nell’informativa alla Camera sull’attacco del 22 febbraio nella Repubblica democratica del Congo. “Il loro sacrificio – ha proseguito il ministro – illumina la vita dei molti, diplomatici e militari, che silenziosamente compiono il proprio dovere per difendere l’Italia e i nostri valori, in Paesi lontani e a rischio. è un sacrificio che il Paese onorerà con funerali di Stato. Tutti noi – ha sottolineato Di Maio – dobbiamo onorare questi nostri eroi stringendoci attorno alle loro famiglie e alla loro memoria come comunità nazionale e come istituzioni”.

Lungo applauso commosso dell’aula di Montecitorio in apertura dell’informativa del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio alla Camera sull’assassinio dell’ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci in Congo.

Non sarà risparmiato “alcuno sforzo per arrivare alla verità tragica fine” di Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci: lo ha sottolineato nella sua informativa alla Camera il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, assicurando maggiore “impegno e l’attenzione per l’Africa, un continente cruciale per gli equilibri del mondo”.

Kinshasa e Goma sono distanti circa 2.500 km. L’ambasciatore e il carabiniere si sono quindi affidati al protocollo delle Nazioni Unite, che li ha presi in carico fin da Kinshasa, su un aereo della missione Onu Monusco, per il viaggio fino a Goma”.

“La Farnesina, a livello interno, nell’ambito delle costanti attività di prevenzione e mitigazione del rischio per il personale diplomatico-consolare all’estero, classifica la Repubblica democratica del Congo in terza fascia di rischio (su 4). Ciò denota un livello di minaccia alto”, ha sottolineato il capo della Farnesina.

“La sicurezza dell’ambasciata a Kinshasa è assicurata da due carabinieri in missione quadriennale, ai quali si aggiungono due carabinieri in missione di tutela che si alternano regolarmente per periodi di 180 giorni. Il carabiniere Vittorio Iacovacci rientrava in questa seconda tipologia e per questo aveva accompagnato l’ambasciatore nella missione Onu a Goma e aveva con sè la pistola di ordinanza. A differenza di quanto riportato da alcuni organi di stampa, vorrei chiarire che l’ambasciata è dotata di due vetture blindate, con le quali appunto l’ambasciatore si spostava in città e per missioni nel Paese, sempre accompagnato da almeno un carabiniere a tutela”, ha aggiunto Di Maio.

“Faccio presente che, in qualità di capo missione, l’ambasciatore Luca Attanasio aveva piena facoltà di decidere come e dove muoversi all’interno del Paese. La missione si è svolta su invito delle Nazioni Unite. Quindi, anche il percorso in auto si è svolto nel quadro organizzativo predisposto dal Programma alimentare mondiale. Per questo ho immediatamente chiesto al Pam a Roma e alle Nazioni Unite, interessando direttamente il segretario generale Guterres, di fornire un rapporto dettagliato sull’attacco al convoglio del Programma alimentare mondiale.

Era una missione Onu

“Sulla dinamica dell’agguato sono in corso accertamenti anche da parte della Procura della Repubblica di Roma. Una squadra dei nostri carabinieri del Ros, su delega della Procura, si è già recata a Goma per una prima missione investigativa. Mi risulta che ne seguiranno altre” ha detto Di Maio, nel corso della sua informativa alla Camera.

“Ho chiesto al segretario generale della FarnesinaBelloni, di restare in costante contatto con il direttore esecutivo del Pam per avere notizie sulla dinamica di quanto accaduto. Dall’Agenzia ci attendiamo l’invio di un approfondito rapporto con ogni utile elemento relativo al programma della visita e le misure di sicurezze adottate a salvaguardia della delegazione”.

Al Pam e all’Onu abbiamo inoltre chiesto formalmente l’apertura di un’inchiesta che chiarisca l’accaduto, le motivazioni alla base del dispositivo di sicurezza utilizzato e in capo a chi fossero le responsabilità di queste decisioni. Abbiamo anche spiegato che ci aspettiamo, nel minor tempo possibile, risposte chiare ed esaustive“.

La dinamica dell’agguato

“La mattina del 22 febbraio, tra le 10 e le 11 locali, il convoglio del Pam su cui viaggiavano l’ambasciatore e il carabiniere è stato attaccato da uomini dotati di armi leggere, verosimilmente presso Kibumba, a circa 25 chilometri da Goma, nel Governatorato di Kivu Nord, mentre percorreva la strada N2 in direzione di Rutshuru.

“In base alle prime ricostruzioni, che devono essere sottoposte al vaglio degli inquirenti, la prima autovettura del convoglio del Pam, su cui viaggiavano le vittime, sarebbe stata oggetto di colpi di arma da fuoco”. 

“Il gruppo, formato da 6 elementi avrebbe costretto i mezzi a fermarsi ponendo ostacoli sulla strada e sparando alcuni colpi di armi leggere in aria. Tale ipotesi potrebbe essere avvalorata anche dal contenuto di un video nel quale si intravedono le fasi iniziali dell’evento con gli spari degli aggressori e la gente che getta a terra moto e biciclette con tutto il carico per allontanarsi”.

“Il governatore del Nord-Kivu ha confermato che i sei assalitori, dopo aver sparato colpi in aria e bloccato il convoglio, hanno ordinato ai passeggeri di scendere dai veicoli. Il rumore degli spari ha allertato i soldati delle Forze Armate congolesi e i ranger del parco Virunga che, trovandosi a meno di un chilometro di distanza, si sono diretti verso il luogo dell’evento”.

“Il Governatore ha aggiunto che per costringere le loro vittime a lasciare la strada ed entrare nella boscaglia, gli assalitori hanno ucciso l’autista del Pam. In base alle prime ricostruzioni del Pam, gli assalitori avrebbero poi condotto il resto dei membri nella foresta. Poco distante dal luogo dell’evento – ha aggiunto il ministro – era appunto presente una pattuglia di Ranger dell’Istituto Congolese per la Conservazione della Natura, di stanza presso il vicino parco di Virunga e un’unità dell’Esercito, che avrebbero cercato di recuperare i membri del convoglio”. 

Agi

Redazione

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