Fa discutere in Giappone la mappa dei quartieri rumorosi

Fa discutere in Giappone la mappa dei quartieri rumorosi

Si chiama Dorozoku la controversa mappa online che in Giappone segnala i quartieri da cui stare lontani poiché rumorosi a causa di bambini troppo vivaci che giocano per strada o adulti troppo chiassosi. Il sito, come riferisce il Guardian, ha toccato una corda sensibile: il Paese del Sol levante è noto per la tranquillità diffusa, persino nei treni pendolari che sono spesso un’oasi di quiete. Su Dorozoku sono geolocalizzati ben 6 mila luoghi indicati dagli stessi residenti, evidentemente irritati per il disordine nel quale sono costretti a convivere. La pubblicazione dei dati in una specie di mappa giapponese del rumore è stata accolta da critiche e preoccupazione per la crescente intolleranza che in Giappone si sta manifestando e sta crescendo nei confronti dei più giovani. Cliccando sulle varie icone, l’utente può scoprire l’origine del disturbo e il livello di fastidio causato, consultando le recensioni scritte da abitanti del quartiere. La maggiore parte delle segnalazioni si lamenta dei bambini, descrivendo una vasta gamma di rumori che in realtà sono quelli della vita quotidiana: ragazzi che giocano a pallone, neonati che piangono, giardini e cortili di scuola con bambini rumorosi, gruppi di ragazzi che vanno in giro per le strade. Reazioni contrastanti La pubblicazione di Dorozoku ha provocato reazioni contrastanti: se alcuni hanno ringraziato gli autori per averli aiutati concretamente a scegliere una zona tranquilla in cui vivere, altre persone si sono offese per essere state criticate mentre si consideravano vicini di casa modello e silenziosi. Alle critiche di chi ha accusato il sito di “incoraggiare le dispute tra vicini sui bambini che dovrebbero vedersi ma non sentirsi”, l’operatore ha replicato che “è un dato di fatto che molta gente è costantemente disturbata dal rumore e da altre problematiche quindi segnalarle è utile”. In Giappone il rumore sembra essere peggiorato durante la pandemia di coronavirus, che ha visto un numero record di persone lavorare da casa e, durante il primo stato di emergenza dello scorso anno che ha provocato la chiusura delle scuole. “Lo stress causato dal virus potrebbe trasformare persone altrimenti accomodanti in burberi quando si tratta di proteggere la loro pace e tranquillità”, ha detto Norihisa Hashimoto, professore emerito di ingegneria ambientale acustica presso l’Hachinohe Institute of Technology nel Nord-Est del Giappone. Invito alla tolleranza “Coloro che pubblicano commenti sul sito web dovrebbero essere tolleranti e ripensare con calma se il comportamento di altre persone può davvero essere considerato un fastidio”, ha detto Hashimoto ad Asahi, sebbene abbia consigliato ai genitori e ai tutori di assicurarsi che i loro figli non esagerassero quando giocavano all’aria aperta. Nel dibattito su ciò che costituisce un disturbo uditivo ha segnato una svolta un parere pronunciato nel 2014 dalle autorità di Tokyo, secondo il quale il suono dei bambini che giocano non può più essere considerato una forma di inquinamento acustico. L’intenzione era proprio quella di rimuovere barriere legali alla costruzione di centri per l’infanzia destinati a decine di migliaia di bambini in lista d’attesa, per consentire ai genitori di lavorare e, a lungo termine, incoraggiare le coppie ad avere famiglie più numerose in un Paese dal basso tasso di natalità. C’era stato un precedente che aveva fatto molto discutere: nel 2012 i residenti nella zona di Nerima, a Tokyo, avevano intentato una causa per risarcimento danni a un asilo nido affinchè mettesse un freno ai suoi bambini troppo rumorosi. Uno statuto che si applica alla periferia di Tokyo vieta i rumori superiori a 45 decibel, compresi quelli generati da bambini. Il regolamento è stato successivamente modificato per esentare i bambini più piccoli e incoraggiare i residenti ad evitare azioni legali, invitandoli a parlarsi per risolvere le loro controversie, ma preferibilmente senza alzare la voce.

Redazione

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