Le Radici contano :in Italia,a Hollywood e alla Casa Bianca

Le Radici contano :in Italia,a Hollywood e alla Casa Bianca

Di Simone Schiavinato

“Io non sono italiana, sono napoletana…è un’altra cosa!”. A dirlo è Sophia Loren in un’intervista prima del suo Academy Tribute il 4 marzo 2011. In un’altra occasione, parlando dei nipoti, dice: “Voglio insegnare il napoletano ai bambini. Anche se parlano ungherese, francese, inglese, devono imparare a capirmi in napoletano””. A scrivere della grandissima attrice italiana, parlando delle sue origini e di quelle della nuova First Lady statunitense, è Simone Schiavinato, in questo articolo pubblicato dal quotidiano italiano edito a San Francisco che lui stesso dirige, “L’italoamericano”.
“Nel luglio 2009, quando riceve la cittadinanza onoraria con tanto di pergamena firmata dal sindaco perché rappresenta nel mondo “il corpo, il cuore e la testa di Napoli”, dice emozionata: “Appena sono arrivata, percorrendo queste amate strade per l’ennesima volta che mi ricordano l’infanzia, la mia adolescenza, i primi film, la pizza de “L’oro di Napoli”, insomma, gli inizi della mia vita e della mia carriera, cercavo di memorizzarle, metro per metro, per rafforzarne il ricordo, fissarle nella mente e portarle con me per sempre”. La scorsa settimana, presentando il film in uscita “La vita davanti a sé” nella conferenza stampa a cui ha partecipato anche L’Italo-Americano, ha tenuto a ribadire: “Io sono napoletana al mille per cento e non lo dimenticherò mai. Ancora oggi se devo cantare una canzone, non c’è dubbio che canto in napoletano. Napoli è nel mio cuore ed è stata la mia fortuna. Perché è lì che ho incontrato De Sica, a cui devo la fortuna della mia vita”. Ed è a Napoli che volano i ricordi, la nostalgia, il pensiero. Anche quando ha girato il film del suo secondogenito Edoardo a Bari, che da Napoli dista 300 km ma si trova sull’Adriatico, dall’altro lato della penisola, per lei non fa differenza. Ha occhi solo per la sua terra. Tra i vicoli pugliesi pieni di gente, umanità e folklore lei dice autentica, candida, che lì ha rivisto la sua Napoli perché lì c’è il suo cuore: “Lo so che era Bari ma il mare, i profumi, la gente…” insomma ogni cosa la riportava a casa.
Non solo non fa mistero delle sue origini, ma vanto.
Quest’attrice meravigliosa che nel 1999 è entrata nel Guinness dei primati come la più premiata di sempre e che è un’icona del cinema italiano nel mondo, considera da sempre le origini, le sue radici profondamente napoletane, un tratto distintivo della sua personalità. Ma noi potremmo anche aggiungere della sua bellezza. Perché nella provenienza di ciascuno c’è un bagaglio culturale pesante e ricchissimo che lascia segni nella lingua, nei comportamenti, nei valori, nell’atteggiamento rispetto alla vita, nella predisposizione alla socialità, nelle usanze, nella cucina (non a caso anche la Loren ha scritto anche due libri di ricette tradizionali).
Di quella sua anima, portata in scena tante volte, è diventata ambasciatrice. Ha offerto al pubblico internazionale uno spaccato della società napoletana, della cultura e delle tradizioni del Sud. Ha contribuito a fissare un canone, a scattare una fotografia di costume, ha ritratto la psicologia, la pasta umana, chiassosa, passionale, verace dei napoletani.
Lo stesso ha fatto, per la verità, con il suo essere italiana.
Quando riceve l’Oscar alla carriera nel 1991 e a Los Angeles vive ormai da anni e alle spalle ha una filmografia da far invidia a dive e star made in Hollywood, collaborazioni con i più grandi del tempo (citiamo solo Frank Sinatra, Cary Grant, John Wayne e Anthony Quinn) dove ha ruoli che niente hanno a che fare con la ritrattistica (o la macchietta) dell’italianità, conclude i suoi ringraziamenti emozionata per quel “momento meraviglioso” nella vita, ricorrendo alla lingua madre, perché ha bisogno di dire in italiano: “Grazie America”.
Per tutti gli italoamericani che la stanno guardando, per tutti gli italiani che stanno gioendo con lei e che da molto tempo la considerano un pezzo della cultura italiana, è un grazie corale.
C’è chi come lei ha realizzato il sogno americano, chi riesce a tornare a casa con lei ogni volta che la vede sullo schermo, chi capisce che non importa da dove si arrivi, se si è cresciuti tra bombardamenti e macerie, se si sono patiti miseria, dolore e fame, perché se si ha talento, se ci si rimbocca le maniche, si può arrivare al successo.
Per forza di cose, queste parole oggi assorbono anche l’attualità delle elezioni americane, che hanno dominato con toni e argomenti ovviamente molto diversi, anche il dibattito televisivo italiano. Se Sophia Loren è riconosciuta come una delle attrici più importanti del cinema mondiale, e l’American Film Institute l’ha posizionata al 21° posto nella lista delle 25 star femminili più celebri e significative di tutti i tempi, non possiamo dimenticare che la Casa Bianca avrà per la prima volta nella storia una First Lady italoamericana. Anche lei non ha fatto mistero delle origini, della famiglia di provenienza. Jill Tracy Jacobs, perché con il nonno si anglicizzò il cognome siciliano Giacoppa, ha più volte raccontato di essere cresciuta con il pranzo della domenica a casa dei nonni: “Spaghetti, polpette, braciole, la casa profumava di origano, basilico, pomodori freschi e aglio. Mi ricordo mio nonno che ci dava a tutti il pane italiano tostato e diceva ‘finire a tarallucci e vino’, che significa che non importano le differenze, finiamo sempre la cena come una famiglia. Ho dei ricordi bellissimi dei giorni passati in cucina con mia nonna, mia madre e le mie quattro sorelle, è stato in quella casa che ho cucinato la mia prima salsa di pomodori”.

Redazione

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