Ecuador : la via dei vulcani

Ecuador : la via dei vulcani

Di Adele Quaranta *

L’Ecuador presenta sia un diversificata varietà morfologica (dalla pianura alla regione dei vulcani, dagli altipiani ai litorali), sia un’ampia concentrazione di meraviglie naturali e culturali come pochi Paesi al mondo (paesaggi mozzafiato, isolate cittadine o di notevole impronta coloniale, come Cuenca e la stessa capitale, Quito). In particolare, la fascia centrale è attraversata dalla tortuosa strada Transamericana, denominata “Via dei Vulcani” dall’esploratore tedesco Alexander von Humboldt, il quale visitò questi luoghi all’inizio del XIX secolo. Essa divide in due il Paese ed è caratterizzata da spettacolari ambienti naturali – vette innevate, praterie d’alta quota, foreste sia nebulari (situate ad elevate altitudini) che pluviali equatoriali, lussureggianti parchi nazionali, ecc. –, numerosi villaggi, pittoresche cittadine famose per i mercati e da circa 70 vulcani. Otto sono attivi, tra cui il Cotopaxi, che, con i suoi 5.872 mt s.l.m., occupa il secondo posto, tra i più elevati rilievi ecuadoriani, dopo il Chimborazo (6.310 mt s.l.m.), la cui cima – punto più lontano dal centro della Terra, rigonfiata in corrispondenza dell’Equatore –, offre paesaggi fra i più suggestivi a livello mondiale. È circondata dalla Reserva de Producción Faunística – nell’ecosistema ricadono diversi camelidi, come la vigogna, l’alpaca e il lama –, molto popolare tra gli scalatori, soprattutto a dicembre, gennaio, luglio e agosto (la durata media della scalata è di otto ore, di cui quattro per la salita e circa altrettanto per la discesa).
Il Cayambe (5.790 mt) è l’unico vulcano innevato della Terra, attraversato dall’equatore, mentre il Tungurahua (5.023 mt s.l.m.) risulta uno dei più attivi ed il Quilotoa accoglie una delle lagune più belle del mondo. Situata ad oltre 4.000 mt di altitudine, raggiunge una profondità è di 250 mt e le acque assumono un colore verdastro soprattutto quando sono illuminate dai raggi solari, a differenza del vulcano El Altar – i numerosi picchi formano una specie di altare –, che presenta, nel cratere, la Laguna Amarilla, dal colore delle rocce che ricoprono il versante.

Il centro politico-culturale, commerciale ed industriale del Paese, con i suoi stabilimenti tessili, alimentari e chimici, calzaturifici, è Quito (il nome deriva dalla pacifica etnia dei Quitus), punto di partenza del viaggio effettuato dal 21 dicembre 2019 al 6 gennaio 2020. La capitale registra, secondo il Censimento del 2010, 2.230.076 abitanti, tra l’area urbana (1.609.418 ab.) e quella rurale (620.658), è situata a 2.850 mt nella zona centro settentrionale della catena andina e delle pendici orientali del vulcano Pichincha (4.794 mt) ed è la seconda capitale amministrativa più alta del mondo dopo La Paz. Presenta, inoltre, un centro storico – riconosciuto Patrimonio Mondale dell’Umanità dall’UNESCO per le testimonianze del passato coloniale –, tra i più grandi e meglio conservati del Sudamerica che fa capo a Plaza de la Independencia, dove si trovano il Palazzo del Governo (nel patio andaluso, un tempo si svolgevano le corride), la maestosa Cattedrale ed il Teatro Bolívar e da cui si diramano strade, svettanti campanili, piazze lastricate con pietra vulcanica, quartieri residenziali ed una serie di “cuadre”, che definiscono isolati, segnati da eleganti palazzi nobiliari dal fascino antico ancora intatto, tranquilli conventi come il Monastero di San Francesco (una massiccia costruzione, con una serie di spettacolari patii disposti in sequenza), chiese in stile barocco e gotico (elaborata è quella della Compagnia di Gesù, costruita in 160 anni, riconoscibile dalle cupole verdi, la porta di legno intagliata e le imponenti pareti interne decorate con una lamina d’oro), musei con reperti precolombiani, botteghe e gallerie d’arte, oltre alle alte torri che dominano la città, negozi di artigianato, bar e ristoranti che si animano soprattutto nel fine settimana.

A circa 20 chilometri da Quito si trova il confine tra il N ed il S del mondo, sito dove lo scienziato francese Charles-Marie de la Condamine identificò la linea equatoriale che segna esattamente la latitudine 00°00’00” (dalle moderne tecniche di misurazione è emerso, invece, che, si trova a 240 metri più a nord).
Il monumento trapezoidale della “Metà del Mondo”, alto 30 mt, sormontato da una sfera di ottone, eretto nel punto in cui viene collocato l’Equatore, ospita il planetario, un insettario, fotografie della fauna e della flora locali ed alcuni musei, fra cui quello dedicato al Cacao – illustra la storia sia della produzione del cioccolato ecuadoriano e della birra artigianale, che di Quito coloniale –, oltre a diversi padiglioni incentrati sugli usi e costumi delle differenti etnie indie. Oltre che ponte di osservazione e parco di attrazione, la Mitad del Mundo è anche uno dei pochi siti del pianeta in cui è possibile posizionare un piede su ciascun emisfero.

Proseguendo verso Sud, lungo la Valle dei Vulcani verso la regione del Cotopaxi, dominata dall’omonimo vulcano, sempre innevato, ricade il Parque National, meta di emozionanti avventure nei pressi della capitale e grande riserva ecologica che copre un’area di 330 kmq della Cordigliera orientale delle Ande, molto interessante dal punto di vista geologico, botanico e faunistico (si annoverano oltre novanta specie di uccelli – tra cui il colibrì, il condor alpino, il caracara, gabbiani andini, anatre, pavoncella – e mammiferi, come il cervo, la volpe delle Ande, la lepre, il puma, etc).

Nella provincia del Cotopaxi – nella sezione occidentale delle Ande ecuadoriane – ricade il lago Quilotoa, che occupa il cratere dell’omonimo vulcano. Una distesa di blu-verde smeraldo – colore scaturito dai minerali presenti nelle sue acque –, ubicata a 3.500 metri di altitudine, larga 2 chilometri e profonda 250 metri circa, meta turistica destinata a vari sport (escursionismo, trekking tra villaggi indigeni ad alta quota, tubing, kayak, mountain bike, etc) e agli amanti della fotografia grazie alla presenza di diversi mammiferi (è possibile scendere e risalire a piedi o a dorso di mulo, ma la passeggiata dura circa 4 ore).

Gli Inca – nonostante la loro breve presenza in Ecuador (meno di 100 anni) – esercitarono anche una significativa influenza sull’organizzazione sociale, sistema della proprietà terriera (abolita e sostituita con la gestione collettiva), assegnazione, ad ogni famiglia, di un piccolo appezzamento di terreno arabile, diffusione di tecniche agricole innovative che prevedevano l’uso dei lama come animali da soma e l’irrigazione, nonché l’introduzione di nuove colture, tra cui arachidi, patate dolci e cacao (per l’aroma floreale e il gusto complesso, dal secolo XVIII è molto richiesto dai cioccolatieri europei).

Sullo sfondo di impressionanti montagne, a Zumbahua (circa 12.000 ab.), nelle chiesette dei villaggi indigeni si svolgono emozionanti rappresentazioni della Natività effettuate dai bambini e sono presenti piccoli negozi di artigianato tipico ed anche caratteristici mercati all’aperto.

Tra i mercati più autentici delle Ande, quello di Zumbahua si svolge ogni sabato, si sviluppa lungo la ferrovia, è diviso in aree (ciascuna dedicata a un prodotto specifico) ed attrae un gran numero di indigeni, i quali vendono e comprano di tutto – vestiti variopinti, colorati scialli di alpaca, tappeti, coperte, maglioni, articoli di pelle, guanti, berretti, oggetti di avorio vegetale (conosciuto come tagua) –, rispettano le antiche origini quechua e rimangono fedeli allo stile di vita tradizionale. Si muovono a piedi o a cavallo e si accompagnano spesso ai lama, le donne, in particolare, indossano i costumi tradizionali portando, con orgoglio, una lunga treccia nera, mentre gli uomini usano cappelli di feltro, poncho di vari colori e pantaloni generalmente al polpaccio. Tutte le transazioni avvengono in lingua locale, ma i commercianti parlano spesso lo spagnolo.


  • Adele Quaranta è anche l’autrice del corredo fotografico, realizzato con il telefonino.
    Già Ricercatrice di Geografia economico-politica presso l’Università del Salento e Presidente dell’Associazione Culturale G.ECO.S. («Geografia Ecosostenibilità Sviluppo»), è impegnata sia nella progettazione e realizzazione di un’ampia gamma di attività scientifico-culturali (incentrate su tematiche geo-economico-sociali), sia nella promozione e salvaguardia, in ambito nazionale e globale, delle specificità e complessità storico-geografiche e architettonico-paesaggistiche, nella convinzione che la “geografia” non è solo scienza dei luoghi, ma degli uomini e che nessun intervento di carattere operativo può essere intrapreso senza una preventiva lettura e analisi dell’organizzazione del territorio e delle vicende dell’habitat (si veda: www.gecos40.it).
    L’Autrice opera, inoltre, nell’ambito del volontariato coinvolgendo le scolaresche di ogni ordine e grado nella tutela delle “eredità” della società contadina (ormai quasi completamente scomparsa), puntando su numerose attività laboratoriali in grado di rafforzare le identità e tradizioni. Collabora, infine, con riviste e associazioni rivolte alla conoscenza, salvaguardia e valorizzazione del Salento, nonché con emittenti televisive locali (in particolare, Telerama e Terre del Salento, attive nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto).


Redazione

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