Gli effetti del covid sulle migrazioni

Gli effetti del covid sulle migrazioni

BRUXELLES. Nei primi 10 mesi del 2020, l’Unione Europea nel suo insieme ha registrato un calo del 33% su base annua nelle domande di asilo e il numero più basso di attraversamenti irregolari delle frontiere degli ultimi 6 anni. È quanto emerge dai nuovi dati diffusi oggi dalla Commissione europea su come la pandemia da coronavirus abbia influito anche sulla migrazione verso l’Unione.
Dati da cui emerge, però, che l’impatto non ha prodotto un calo uniforme: in varie comunità locali ci sono stati arrivi inaspettatamente numerosi, e il numero complessivo di arrivi ha continuato a crescere dopo un brusco calo ad aprile.
“Il concetto di solidarietà ha assunto un significato del tutto nuovo nelle azioni senza precedenti intraprese dall’Unione europea per gestire la pandemia di COVID-19”, ha commentato Margaritis Schinas, Vicepresidente e Commissario per la Promozione dello stile di vita europeo. “Quella stessa solidarietà deve essere ora trasferita anche nel settore della gestione della migrazione. Possiamo gestire bene la migrazione solo se lo facciamo tutti assieme – sia nel caso di flussi elevati che nel caso di flussi ridotti. Ora è giunto il momento di trovare un accordo in merito alle nostre proposte per una politica europea in materia di migrazione e asilo”.
La pandemia, ha aggiunto Ylva Johansson, Commissaria per gli Affari interni, “ha avuto un impatto notevole sulla migrazione e sugli stessi migranti, che hanno spesso svolto un ruolo fondamentale nella risposta dell’UE alla COVID-19, facendo al contempo fronte a rischi sproporzionati. Mentre negoziamo il nuovo patto sulla migrazione e l’asilo, gli Stati membri devono proseguire il potenziamento e la riforma dei loro sistemi di gestione della migrazione. Adesso che i pochi arrivi si traducono in minore lavoro per i sistemi di asilo è il momento giusto per trovare un accordo su un modo equo, efficace e resiliente per assumere tutti assieme questa responsabilità”.
Dati aggiornati sulle variazioni demografiche nel loro complesso, inclusa la migrazione legale che rappresenta di gran lunga la maggioranza delle migrazioni nell’UE, saranno disponibili nel corso dell’anno. Questi dati dovrebbero evidenziare un netto calo complessivo della migrazione a seguito delle attuali restrizioni. Anche i dati sui rimpatri nel 2020, che saranno disponibili nel corso dell’anno, dovrebbero registrare un calo. La Commissione intende fornire aggiornamenti ogni trimestre.
NETTO CALO NELLE DOMANDE DI ASILO
Nei primi 10 mesi del 2020, nell’UE sono state presentate 390 000 domande di asilo (incluse 349 000 per la prima volta), il 33 % in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Gli Stati membri hanno ridotto il numero di richieste di asilo pendenti in arretrato. Alla fine di ottobre 2020, il numero di casi era pari a 786 000, il 15 % in meno rispetto alla fine del 2019. Questo significa comunque che, a livello di Unione, il numero di casi in arretrato è superiore al numero di nuove domande presentate in un anno – con notevoli differenze tra gli Stati membri. Il tasso di riconoscimento, o la percentuale di domande di asilo che hanno ricevuto una risposta positiva in prima istanza (prima di eventuali ricorsi), comprese le concessioni dello status umanitario, si è attestato al 43 %.
IL NUMERO PIÙ BASSO DI ATTRAVERSAMENTI IRREGOLARI DELLE FRONTIERE DEGLI ULTIMI 6 ANNI, MA CON NOTEVOLI VARIAZIONI REGIONALI
Si è osservato un calo del 10 % nel numero di attraversamenti irregolari delle frontiere verso l’UE (114 300 nel periodo gennaio-novembre 2020) rispetto allo stesso periodo nel 2019, il livello più basso degli ultimi 6 anni. Nonostante un notevole calo degli arrivi irregolari nei paesi di primo ingresso lungo il Mediterraneo orientale (-74 %, 19 300), il calo è derivato principalmente dagli scarsi arrivi dalla Turchia verso la Grecia, dove è probabile che la situazione muti a causa di diversi fattori tra cui gli sviluppi politici ed economici in Turchia.
Gli arrivi irregolari lungo il Mediterraneo centrale (verso l’Italia e Malta) sono aumentati (+154 %) rispetto allo stesso periodo del 2019, benché nel complesso si sia registrata una riduzione. Ci sono stati 34 100 arrivi irregolari nel 2020, rispetto a quasi 11 500 nel 2019, con la maggior parte delle persone sbarcate a Lampedusa. Con l’eccezione del mese di marzo, gli arrivi hanno superato costantemente i livelli del 2019.
La Spagna, e in particolare le Isole Canarie, ha registrato un notevole aumento degli arrivi (+46 %, 35 800) nel 2020 rispetto al 2019. Nel paese gli effetti delle restrizioni legate alla COVID-19 sugli arrivi irregolari sono stati temporanei: a partire da agosto 2020, il numero di arrivi verso la Spagna è stato nettamente superiore rispetto al 2019.
In entrambi i casi molti dei nuovi arrivi provengono da paesi in difficoltà a causa della flessione dell’economia e non a causa di conflitti. Probabilmente anche una diminuzione delle rimesse contribuisce a questa tendenza. Fino a quando la pandemia non sarà sotto controllo e non sarà avviata la ripresa economica, le scarse prospettive di lavoro e di cure sanitarie nei paesi di origine continueranno a spingere le persone a migrare verso l’UE.
Attraversare il Mar Mediterraneo è ancora pericoloso. Malgrado un calo del numero di partenze nel 2020, 1.754 persone sono state dichiarate morte o disperse rispetto a 2.095 nel 2019. 

Redazione

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