“Facin America “:Mario Schifano al Cima di NY

“Facin America “:Mario Schifano al Cima di NY

NEW YORK– Il Center for Italian Modern Art (CIMA) ha aperto la stagione espositiva 2021 con la prima mostra istituzionale negli Stati Uniti dedicata al pittore Mario Schifano (1934–1998) e alla sua attività tra il 1960 e il 1965. “Facing America: Mario Schifano, 1960–1965” è il titolo dell’esposizione che si apre oggi, 26 gennaio, nelle sale del museo nel cuore di Manhattan, dove sarà allestita sino al 5 giugno a cura di Francesco Guzzetti, Ph.D., già Postdoctoral Fellow presso il Drawing Institute della Morgan Library & Museum, New York, e Fellow del CIMA nella stagione 2014–2015.
Figura di riferimento nell’arte italiana del dopoguerra e contemporanea, Schifano ridefinì radicalmente la pittura attraverso il suo approccio poliedrico, improntando con il proprio lavoro la stagione di transizione dal dopoguerra alla nuova figurazione degli anni Sessanta. Attraverso la ridefinizione radicale dei principi della pittura e la sperimentazione di innumerevoli mezzi ed ambiti espressivi, Schifano elaborò un nuovo vocabolario visivo fin dall’inizio del 1960. La sua attività fu profetica dello sviluppo delle arti visive a livello internazionale, a tal punto che le sue opere precorrono la Pop Art internazionale e sono ad oggi comparabili con la rivoluzione artistica portata avanti da Andy Warhol negli stessi anni negli Stati Uniti.
Con il patrocinio dell’Archivio Schifano a Roma, del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (MiBACT) e dell’Ambasciata d’Italia a Washington, l’esposizione al CIMA documenta il lavoro dell’artista con vari media. Incentrata sui legami di Schifano con l’ambiente artistico di New York, l’esposizione mette a fuoco l’evoluzione dai cosiddetti monocromi dei primi anni ’60 alla pratica figurativa che sviluppò tra il 1962 ed il 1965, quando incorporò riferimenti pop e ridefinì i generi tradizionali della pittura nei suoi dipinti. Nel contesto più ampio dell’influenza dei modelli culturali importati dagli Stati Uniti negli anni del secondo dopoguerra in Italia, Schifano sviluppò un interesse peculiare per la cultura popolare americana, come attestano alcuni dei titoli dei suoi monocromi.
Le opere create tra il 1960 ed il 1962 attrassero l’attenzione dell’importante gallerista Ileana Sonnabend, la cui galleria parigina sarebbe presto stata la porta d’accesso all’Europa per la nuova avanguardia statunitense. Tra tutti gli artisti della scena romana, fu proprio Schifano ad essere messo sotto contratto dalla gallerista e ad avere una mostra personale tra le prime della neonata Galerie Sonnabend, nel 1963. Grazie alla collaborazione con The Sonnabend Collection Foundation, alcuni capolavori di Schifano già della collezione di Ileana Sonnabend sono esposti in mostra, insieme ad opere di artisti rappresentati dalla galleria, come Jim Dine, Jasper Johns e Robert Rauschenberg, il cui lavoro offre una prospettiva di confronto con l’opera di Schifano in quel periodo.
La mostra prende poi in esame l’evoluzione dal monocromo alla figurazione, che fu particolarmente significativa per Schifano. Prima di offrirgli una mostra nella sua galleria, Sonnabend riuscì a far includere un dipinto di Schifano nella fondamentale mostra “The New Realists” (I nuovi realisti), presso la Sidney Janis Gallery a New York nel 1962. Fu la prima esposizione dell’artista negli Stati Uniti, anche se non si recò personalmente in America in quell’occasione. Schifano spedì un dipinto tratto dalla serie intitolata Propaganda, in cui iniziò ad integrare riferimenti prelevati dalla realtà all’interno del quadro, incorporando loghi di grandi compagnie americane come Coca Cola ed Esso. I primi quadri di Propaganda risalgono all’inizio del 1962, solo pochi mesi dopo che Warhol iniziò ad incorporare la forma della bottiglia e il logo della Coca Cola per la prima volta nel 1961. Propaganda attesta dunque l’assoluta originalità della visione dall’artista a confronto con le tendenze che avrebbero definito gli anni Sessanta a livello internazionale. L’importante titolo della serie Propaganda, di cui due versioni importanti sono esposte al CIMA, allude al sottile sentimento di disillusione che Schifano iniziò a percepire verso il modello americano man mano che procedeva nella familiarizzazione con la cultura statunitense.
Dopo la transizione definitiva alla figurazione ed in seguito alla fine del contratto con Ileana Sonnabend, l’artista finalmente visitò New York, accompagnato dalla sua compagna di quegli anni, l’attrice e modella Anita Pallenberg. La coppia si trattenne nella metropoli dal dicembre 1963 al giugno 1964. In quell’occasione, Schifano ebbe la sua prima mostra personale presso la Odyssia Gallery a New York, che fu positivamente recensita dal New York Times. La permanenza nella città permise una più articolata conoscenza della sua complessa realtà culturale e contribuì al senso di disillusione verso il mito postbellico degli Stati Uniti, come si percepisce dal senso di solitudine e di disincanto delle fotografie scattate dall’artista a New York, delle quali un’ampia selezione è esposta per la prima volta negli Stati Uniti al CIMA.
Nonostante avesse visitato gli studi ed incontrato gli artisti di cui a quelle date già poteva conoscere il lavoro, come Jasper Johns ed Andy Warhol, Schifano sviluppò un rapporto particolarmente importante con Frank O’Hara e conobbe, grazie a lui, una vasta cerchia di scrittori, poeti, artisti, musicisti e critici dell’avanguardia culturale, da figure della contro- cultura emergente a miti della musica jazz e delle sue evoluzioni, tanto amata dall’artista, da Allen Ginsberg e Bill Berkson a Thelonius Monk e Charles Mingus.
I dipinti realizzati dopo il rientro in Italia riflettono la consapevolezza della complessità di quello scenario artistico-culturale. Da una parte, nella seconda metà degli anni Sessanta, Schifano mantenne molteplici contatti con le nuove correnti del mondo anglosassone: dalla musica rock e alternativa al cinema sperimentale, come dimostrano le sue collaborazioni con i Rolling Stones e la realizzazione del film Round Trip. Realizzato proprio a New York nel 1964, il film viene presentato per la prima volta negli Stati Uniti al CIMA e costituisce un esempio precoce dello sguardo visionario e radicale di Schifano nell’uso sperimentale del mezzo. Dall’altra parte, i dipinti dell’artista successivi al ritorno dall’America esprimono il desiderio di riaffermare i legami culturali con l’Italia, opposizione come reazione ai miti americani. Connotate spesso da riferimenti politici, le opere che Schifano produsse negli anni dopo il 1965 costituiscono un repertorio di immagini particolari e complesse, la cui forza si deve innanzitutto alle molteplici esperienze e alle improvvise evoluzioni artistiche del percorso tra il 1960 e il 1965.
Attraverso poco più di trenta opere di notevole importanza storica e assoluta qualità, l’esposizione mira a presentare Mario Schifano come figura centrale nella transizione tra gli anni dell’immediato dopoguerra e l’arte contemporanea in Italia e a livello internazionale.
La mostra si svolgerà presso il Center for Italian Modern Art, al 421 Broome Street, quarto piano, New York City, e sarà aperta al pubblico dal giovedì al sabato dalle 14:00 alle 18:00. Visite guidate di circa un’ora si terranno venerdì e sabato alle 11 ed alle 14, accompagnate dai borsisti di ricerca del CIMA.
L’esposizione sarà accompagnata dalla pubblicazione di un catalogo illustrato compreso di riproduzioni a colori di tutte le opere esposte, assieme ad un saggio introduttivo di Francesco Guzzetti ed una biografia dell’artista a cura dei borsisti CIMA.
IL CIMA
Fondato nel 2013, CIMA è una fondazione pubblica no profit dedita a promuovere l’arte italiana moderna e contemporanea presso il pubblico internazionale. Attraverso mostre molto apprezzate dalla critica, programmi pubblici diversificati ed il sostegno di prestigiose istituzioni accademiche, CIMA colloca l’arte moderna italiana in nuovi e più ampi contesti storici e culturali e ne evidenzia il fondamentale contributo allo sviluppo della cultura artistica internazionale. Situati in un luminoso loft nello storico quartiere di SoHo a New York City, CIMA offre un ambiente intimo per apprezzare al meglio le opere d’arte. Le visite guidate con i borsisti, disponibili ogni venerdì e sabato, iniziano con la degustazione di un caffè espresso e sono seguite da un percorso della mostra concepito per favorire il dialogo tra borsisti e visitatori. I programmi pubblici del CIMA offrono numerose opportunità per approfondire la mostra e l’arte italiana; sono una piattaforma volta a promuovere il dialogo tra artisti, ricercatori, scrittori e altre figure di spicco del mondo dell’arte e della cultura.
L’ARCHIVIO MARIO SCHIFANO
L’Archivio Mario Schifano è nato per volontà dei legittimi eredi nel 2003 con la collaborazione di un gruppo di studiosi scelti per la profonda conoscenza dell’opera dell’artista e a lui legati nel corso della sua vita. L’Archivio possiede un fondo documentario imponente, quasi totalmente digitalizzato, e ha al suo attivo le più importanti esposizioni e pubblicazioni degli ultimi anni sull’autore. L’Archivio Mario Schifano detiene il copyright dei film e del materiale artistico.
MARIO SCHIFANO
Nato ad Homs, in Libia, il 20 settembre 1934, Mario Schifano emigrò in Italia con la famiglia in giovane età. Sin dall’inizio degli anni Sessanta, fu immediatamente riconosciuto come una figura di spicco nell’arte italiana. È maggiormente noto per i suoi monocromi e per le sue opere figurative, spesso create con una speciale tecnica di collage che univa carta e pigmenti industriali, tra cui lo smalto. Le sue opere figurative mescolano riferimenti di cultura bassa ed alta, icone popolari e storia dell’arte, immagini fotografiche e loghi di marchi ampiamente riconosciuti. A proposito del riferimento alla Pop Art negli anni Sessanta, l’artista americano Ed Ruscha (1937) ricorda che “anche Mario Schifano dipingeva in quella vena. Mi sembrava che avessimo un comune interesse nella cultura popolare, cioè nelle cose ordinarie”. Sismografo sensibile della cultura del proprio tempo, Schifano lavorò con molti mezzi artistici, sperimentando negli ambiti del film, della musica e della fotografia, spesso combinando media differenti. Fino alla morte, avvenuta a Roma il 26 gennaio 1998, l’artista si mostrò sempre attento interprete dei temi culturali, sociali e politici del proprio tempo.
FRANCESCO GUZZETTI
Francesco Guzzetti, Ph.D., ha ricevuto il dottorato in storia dell’arte contemporanea presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. Il suo ambito principale di ricerca riguarda l’arte italiana del dopoguerra fino agli anni Settanta, in particolare i legami con la scena artistica americana. Ha ottenuto diverse borse di studio pre e post-dottorali da parte di istituzioni come il CUNY Graduate Center e il Center for Italian Modern Art (CIMA) a New York, il Centre Pompidou a Parigi, la Harvard University e Magazzino Italian Art Foundation a Cold Spring, NY. Più recentemente, è stato post-doctoral fellow 2019–2020 presso il Drawing Institute della Morgan Library and Museum, sempre a New York. Ha curato mostre e pubblicato saggi su vari argomenti nell’ambito della storia dell’arte moderna e contemporanea. Ha pubblicato il libro Ennio Morlotti e l’arte a Milano 1937–1953 (Milano: Scalpendi Editore, 2020) e sta attualmente lavorando ad un nuovo libro dedicato ai rapporti tra l’arte americana e italiana nei primi anni ’70. 

Redazione

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