Una città chiamata little Italy in Arkansas:Nucci intervista i protagonisti del progetto

Una città chiamata little Italy in Arkansas:Nucci intervista i protagonisti del progetto

ROMA Posso sbagliare, e chiedo ai nostri lettori di aiutarmi se è così, ma non esiste negli Stati Uniti una città chiamata Little Italy.Esistono naturalmente molti quartieri chiamati Little Italy in diverse città americane, ufficialmente oppure no. Ma una città che si chiami ufficialmente Little Italy, che io sappia, non c’è. Oggi, gli ospiti della nostra intervista sono due amici dell’Arkansas che stanno provando a rimediare a questa lacuna.

Hanno costituito un’associazione e aperto un museo, ma da tempo sono impegnati a rendere ufficiale quello che è oggi solo ufficioso: dare alla zona in cui vivono, e dove da un secolo ci sono molte e belle tracce di Italia, il nome ufficiale di Little Italy.A me sembra una magnifica idea”. Questa la premessa con cui si apre l’intervista che Umberto Mucci, fondatore e direttore del portale “We the Italians” ha pubblicato in queste ore a Kristy Eanes e Chris Dorer, i due protagonisti di questa iniziativa.

“Raccontateci un po’ di Little Italy in Arkansas… chi erano e da dove venivano gli italiani che arrivarono lì, e cosa vennero a fare?
Chris: La maggior parte degli italiani che sono venuti qui proveniva dalle regioni alpine del nord Italia. C’erano due cugini che venivano dalla Calabria meridionale, ma erano in minoranza. Gli italiani arrivati in Arkansas gradirono quello che avevano trovato. Poi scrissero ai loro familiari, che li raggiunsero. Per esempio, prendiamo la bisnonna di Kristy.

Sua sorella arrivò dopo e sposò un uomo di nome Sperandio Ghidotti: venne in Arkansas dopo la bisnonna di Kristy. Quindi, molte delle famiglie qui non sono imparentate solo originariamente per sangue, ma anche successivamente per matrimonio. Più volte, quando Kristy parla con la gente, mi chiede: “Ok, come sono imparentata con loro?” I legami sono molto profondi, qui.
Quindi, arrivarono dal nord Italia, e la stragrande maggioranza di loro fece tappa a Chicago.

Lavoravano per la compagnia di automotrici ferroviarie Pullman, che era un’azienda che produceva vagoni di lusso per le linee ferroviarie. Ma a loro non piaceva quello che succedeva lì. Le loro condizioni erano terribili, e così decisero che volevano trovare una vita migliore. Fu allora che arrivarono in Arkansas. Alcuni, come la famiglia della nonna di Kristy, invece, arrivarono a Caspian, una città nell’Alta penisola del Michigan, e lì lavoravano nelle miniere di ferro e carbone. Queste sono storie diverse, e ce ne sono altre: alcune persone che poi sono arrivate nella nostra Little Italy, in realtà sono passate prima per l’Argentina, lavorando in una piantagione di caffè.

Ma sono finiti tutti qui, e poi ci sono rimasti tutti.
Quello che è interessante ora, ancora una volta, è molto rappresentato dalla storia di Kristy. I suoi nonni e bisnonni vivevano qui, ma poi quello che abbiamo visto è che la terza generazione di italiani si è trasferita in una città più grande chiamata Little Rock, a circa 15 miglia da qui. Ora la generazione di Kristy sta tornando a Little Italy per entrare in contatto con le proprie radici. Questo accade spesso”.
L’intervista completa è disponibile sul sito di We The Italians, sia in italiano che in inglese

Redazione

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