Shy:l’opera di Antony Gormley in piazza Duomo a Prato

Shy:l’opera di Antony Gormley in piazza Duomo a Prato

ph. Ela BIlakowska

PRATO– Può un’opera esposta al pubblico generare sentimenti soggettivi, teneri, intimi e interiori? Antony Gormley, nato e residente a Londra, ha posto al centro della sua ricerca artistica il rapporto tra il corpo, come sede della mente, in relazione agli spazi architettonici o naturali con cui si relaziona. Egli presta particolare attenzione alla collocazione della sua arte in spazi pubblici accessibili, nel suo lavoro possiamo trovare una forte attenzione alla politica ambientale e sociale che lo caratterizza.

Gormley insiste da sempre sul fatto che il silenzio e l’immobilità della scultura sono le sue qualità più forti, che le permettono di essere aperta a tutti i nostri pensieri e sentimenti. In contrasto con la tradizione, secondo cui la scultura sostiene e celebra il potere politico e religioso, il progetto di Gormley cerca di riconoscere e catalizzare l’esperienza soggettiva. C’è sia empatia che umorismo in questo lavoro, con il quale l’artista desidera rianimare il potenziale dell’arte nel regno collettivo per celebrare la vita quotidiana.


“Voglio fare qualcosa che sia sicuro della sua presenza come punto di riferimento, ma che all’esame si connetta con il nostro io interiore e si confronti con quelle emozioni umane più timide e silenziose come la tenerezza e la vulnerabilità”. Con queste parole lo stesso Artist ha annunciato il suo intervento pubblico a Prato, dove l’opera Shy è stata inaugurata in piazza Duomo nel mese di dicembre.
Sfruttando una struttura architettonica semplice, la scultura vuole evocare la timidezza nella sua stessa esposizione.

Realizzata con 3600 kg di ghisa, Shy porta in una piazza del XVIII secolo i materiali e i metodi della rivoluzione industriale. L’artista utilizza la dimensione per attivare lo spazio e invitare chi ne è partecipe a prendere coscienza della propria posizione, costantemente in movimento nello spazio e nel tempo.
L’istallazione dell’opera di Gormley testimonia il costante impegno del Comune di Prato nell’aggiornamento della sua identità contemporanea, grazie anche all’azione propositiva svolta negli ultimi trent’anni dal Centro Pecci per l’Arte contemporanea. La Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana, che gestisce il Centro Pecci, è il punto di riferimento per la collaborazione tra i soggetti pubblici e privati che operano nella Regione e la promozione della produzione artistica contemporanea in Toscana.

Questa collaborazione si è sviluppata nel contesto di una crescente consapevolezza ambientale. Negli ultimi anni Prato ha sviluppato importanti politiche di riciclo delle acque industriali, riciclo dei tessuti e risparmio energetico. Il rapporto sempre più stretto della città con i partner istituzionali europei ha fatto sì che la Prato dell’innovazione e dell’economia circolare sia uno scenario perfetto per una collaborazione artistica internazionale.


In questo quadro si è sviluppato per affinità il coinvolgimento dell’Associazione Arte Continua, nata con l’obiettivo di connettere la comunità internazionale dell’arte con le comunità locali e a valorizzare la cultura della circolarità, della forestazione e del green deal come motore di cambiamento, e come frontiera di sperimentazione sociale legata ai temi di una nuova vivibilità dei centri abitati “Ricentrando” con gli artisti della comunità internazionale dell’arte le periferie e le zone industriali.


Il progetto di collaborazione si è concretizzato con l’invito del Centro Pecci ad installare nel centro di Prato l’opera Shy di Antony Gormley, con cui Associazione ha già realizzato in passato progetti di arte pubblica e mantiene un forte legame.
Il Comune di Prato e la Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana, attraverso il Centro Pecci, in collaborazione con Associazione Culturale Arte Continua hanno inaugurato l’opera che resterà esposta in Piazza Duomo per sei mesi. 

Redazione

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