In molti mi scrivono per avere aggiornamenti sulla situazione in Cina. Tutti i messaggi, in un modo o nell’altro, sono accomunati dalla volontà di comprendere come un sistema complesso – un Paese di dimensioni continentali – sia riuscito a contenere il contagio con efficacia e ripartire in tempi ragionevolmente rapidi sul fronte economico e sociale. Molti gridano al complotto e alla mistificazione, dando sfogo a pregiudizi e non preoccupandosi di approfondire le dinamiche reali (cosa peraltro non semplice, essendo la Cina un grande gigante sconosciuto). Il dato forse più significativo per misurare il successo cinese credo stia nella definitiva ripresa del turismo interno, con 637 milioni di viaggi confermati nella prima settimana di ottobre (Golden Week), con una flessione di “appena” il 21% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Sintetizzo, qui, le mie considerazioni in materia elencando le differenze sistemiche che hanno rappresentato per la Cina evidenti vantaggi comparati (condizioni in larga parte e per ovvi motivi non replicabili in Italia/Europa).

☑️ Vantaggio culturale
Pare evidente che la popolazione cinese sia culturalmente più disciplinata nel recepire le misure e le indicazioni del governo. Non abbiamo, a queste latitudini, assistito a manifestazioni di piazza organizzate da personaggi dubbi, complottisti, terrapiattisti, pappalardiani, gente che “non ce n’è coviddi”. Di negazionisti, neppure l’ombra sbiadita. Non è stata presa in considerazione l’idea di una manovra del deep-state globalista e sionista diretta da Bill Gates, Soros e Big Pharma. Nei primi mesi del contagio, per esempio, TUTTI hanno messo la mascherina senza abbandonarsi a preoccupazioni legate all’eccesso di anidride carbonica o simili seghe mentali. Ancora oggi molti continuano peraltro a metterla senza per questo essere additati per strada come servi del sistema.
Inoltre, giunta l’estate, i cinesi non sono andati in vacanza in Grecia, in Francia, in Croazia. Non sono neppure andati in Thailandia, Giappone, Singapore, intuendo (prima ancora di dover sottostare all’imposizione di divieti) che non sarebbe stata una mossa propriamente intelligente.

☑️ Vantaggio politico
Le misure di contenimento adottate dal governo cinese non hanno dovuto tenere conto del complesso sistema di pesi e contrappesi politici e sociali che complica invece il processo decisionale italiano. Sia a livello nazionale che locale, in Italia, tutte le decisioni sono influenzate da logiche inevitabilmente legate al breve orizzonte temporale delle amministrazioni. In Cina non siamo sempre in campagna elettorale. Non c’è un’opposizione politica pronta ad aizzare le folle ad ogni provvedimento in ottica di competizione politica e visibilità mediatica.

☑️ Vantaggio urbanistico/abitativo
Nelle megalopoli cinesi non esistono case singole. La quasi totalità della popolazione vive in compound organizzati con enti di gestione autonoma e guardie di sicurezza agli ingressi. Questa configurazione ha reso infinitamente più semplice attuare misure di controllo e implementare i provvedimenti di contenimento. La rigidità del lockdown è stata, in questo modo, modulabile ed adattabile alle circostanze specifiche di ogni città, distretto, quartiere.

☑️ Vantaggio tecnologico
La Cina è una società molto più avanzata in termini di applicazione delle tecnologie al vivere quotidiano. Gran parte delle funzioni sociali è gestita tramite piattaforme mobili utilizzate universalmente, in particolare WeChat ed Alipay. Non si usano più contanti, ed anche le carte di credito sono materia del passato. La vita quotidiana di chi vive in Cina è gestita interamente sullo schermo di un cellulare. Non è stato dunque necessario introdurre il corrispettivo cinese della app Immuni. Tutti gli strumenti tecnologici utili al monitoraggio e al tracciamento erano quindi già qui, installati sui telefoni di tutta la popolazione.

☑️ Vantaggio comunicativo
In Cina non c’è quel pulviscolo di esperti virologi in perenne contraddizione che ha invece contributo a disorientare, spaventare ed esasperare gli animi della popolazione italiana. La televisione e gli organi di stampa, per serietà e conformità agli obbiettivi di gestione ordinata dell’emergenza, non hanno consegnato un megafono ai vari Burioni, Bassetti, Zangrillo, Gallo, Capua, Pregliasco e compagnia varia, nella consapevolezza che – in una situazione di diffusione rapida dell’epidemia – la comunicazione deve essere ufficiale, chiara, univoca. Togliere il microfono alla moltitudine di voci pseudo-scientifiche, puntualmente discordanti e pertanto inattendibili, sarebbe il primo passo verso una gestione corretta della comunicazione pubblica. D’altronde una cosa è la realtà, un’altra – del tutto differente – sono le opinioni. E la realtà, è risaputo, delle opinioni se ne frega.

In tutto questo, già da tempo, il governo cinese ha avviato la somministrazione del vaccino sperimentale ad un vasto campione di popolazione in varie città. Le modalità di accesso a queste prime dosi dipendono dalle amministrazioni locali e quindi non c’è uniformità. In una città dello Zhejiang, per esempio, vaccinarsi sembra sia possibile anche per gli stranieri. In certi contesti è data priorità alle persone maggiormente esposte, altrove chi primo arriva meglio alloggia. 

* Cristiano Varotti è Consulente per l’internazionalizzazione a Shanghai