Solidarietà tricolore in Australia

Solidarietà tricolore in Australia

di Sara Bavato

PADOVA – “L’impatto negativo della pandemia ha colpito duramente centinaia di ragazzi con visti temporanei e lavori precari che, al momento del lockdown, si sono ritrovati in Australia senza un reddito e senza accesso a sostegni e sussidi governativi. Molti non hanno avuto altra scelta se non quella di rientrare in Italia mentre chi è rimasto, specie dopo anni di sacrifici, ha dovuto fronteggiare mesi di ristrettezze e incertezze”. Così scrive Sara Bavato che ha intervistato Fabrizio Venturini per il “Messaggero di Sant’Antonio – edizione per l’estero”.

““Avendo il polso di quanto stava succedendo in Italia, e tenendo in considerazione la situazione lavorativa australiana, è stato facile prevedere cosa sarebbe successo”, spiega Fabrizio Venturini, presidente dell’Associazione senza scopo di lucro Nomit (Italian Network of Melbourne). L’Australia ha infatti il più alto tasso di precarizzazione del lavoro nel mondo, seconda solo all’America. Il nuovo flusso migratorio italiano trova impiego principalmente in settori con un’altissima percentuale di precariato – come la ristorazione – che sono stati anche i più duramente colpiti dalle misure restrittive imposte per arginare la pandemia.
Nomit e il Father Atanasio Gonelli Charitable Fund di Sydney hanno quindi lanciato un appello alla comunità italiana per assistere i giovani in difficoltà, organizzando un Radiothon sulle frequenze dell’emittente Rete Italia.
La risposta è stata sorprendente: in dieci ore di diretta sono stati raccolti oltre 100 mila dollari. Le due associazioni si sono poi occupate di erogare gli aiuti nel territorio.
A beneficiare dei fondi sono state 827 persone, come illustra un rapporto presentato da Felice Montrone, presidente dell’ente caritatevole di Sydney. Per lo più ragazzi tra i 21 e i 35 anni con visti working holiday e studenteschi, provenienti da tutta Italia e residenti principalmente in New South Wales, Victoria e Queensland.
Due le tipologie di sostegno economico fornito assieme al supporto psicologico: un buono spesa di 100 dollari e, per le situazioni più drammatiche, una forma di microcredito circolare di 500 dollari senza obbligo di estinzione, “ispirato alle Società di mutuo soccorso di fine Ottocento. Quello che volevamo generare era un virtuosismo etico: adesso sei tu a essere aiutato, ma quando puoi, cerca di metterti nelle condizioni di aiutare gli altri”, spiega Venturini.
Sulla scia di questa iniziativa, a fine ottobre, ulteriori fondi sono stati stanziati dal Consolato di Melbourne e dal Co.As.It., ente che ha sostenuto economicamente le iniziative di Nomit fin dall’inizio della pandemia. Superata l’emergenza, nell’immediato futuro i nodi cruciali da sciogliere rimangono la precarizzazione e la garanzia di diritti che, durante l’emergenza, sono stati spesso disattesi”. 

Antonio Peragine

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