Tanti auguri agli scrittori che pubblicano storie nella loro lingua senza intermediari

Tanti auguri agli scrittori che pubblicano storie nella loro lingua senza intermediari

“Condannati, dunque, a stare a casa con i familiari più stretti e/o con se stessi. Non c’è niente di peggio: abbiamo meno paura di stare con il diavolo che ritrovarci soli con noi stessi. Dovremo parlare alla nostra anima, anziché stordirci in happy hour, vacanze, droga, sesso e rock and roll. Che disagio scrutarci dentro e vedere le nostre miserie che finora abbiamo coperto con vestitucci firmati e unghie laccate. Al chirurgo plastico abbiamo chiesto di pomparci le labbra e tirarci il sorriso con effetto forever happy, ma non avevamo fatto i conti che potesse arrivare un Conte che ci impedisse di proseguire in fila come cammelli attraverso i deserti dell’anima, convinti di arrivare all’isola dei famosi.

La vita non è un salvadanaio di certezze, abbiamo visto che anche le banche più rinomate sono finite in cocci. La vita è sogno, è una bottiglia che lanci in mare con un messaggio nella speranza che qualcuno lo raccolga e esaudisca il tuo desiderio. Che un giorno si faccia vivo e ti dica: ti ho letto, tu sei la mia anima gemella. Perché la tua storia è la mia storia, siamo uguali.
Non abbiamo bisogno di dei in cielo ma di nostri simili in terra che sappiano ascoltarci, comprenderci.

Tutti noi abbiamo un messaggio, una storia fantastica o tutta la nostra vita che vorremmo raccontare a qualcuno. A nove anni mi è stato regalato un diario che ho titolato: “Pensieri, opinioni, poesie, immagini e segreti di Elisabetta”. Ho datato la prima pagina e ho esordito così: “Caro giornalino…”. Da lì non ho più smesso di scrivere, soprattutto durante le vacanze dove avevo più tempo da dedicare a me stessa.
Un lusso è poter ricordare e imparare a viaggiare con la fantasia. Si possono visitare mondi diversi e scoprire diverse sfaccettature di se stessi.
Un paio di anni fa ho guardato indietro alla mia vita e ho visto che dalla mia famiglia avevo ereditato solo storie. Ma che erano bellissime, anche se non sempre con happy end. E mi sono chiesta: perché ognuno non può avere la possibilità di raccontare la sua storia e di lasciarla al mondo per sempre? Ci sono tantissime storie del Novecento che rischiano di andare perdute, i nipoti non conoscono la storia dei loro nonni… Se manca memoria, un Paese affoga nel presente. Il web è come il mare, può contenere un numero infinito di storie ma può dare pure la garanzia di tramandarle alle generazioni future.

È nato così il progetto “Ad futuram memoriam” che la Ue ha finanziato per realizzare www.kepown.com, un portale internazionale di storie dove ogni scrittore è l’editore di se stesso. Scrive e pubblica senza intermediari in qualsiasi lingua. Localizza il proprio racconto sulla mappa e lo data con il cursore, in modo che il lettore interessato a una specifica località e ad una determinata epoca storica lo possa trovare immediatamente. Potrà commentare, perché Kepown è un social, e mettersi in contatto con lo scrittore. Magari scoprirà che suo nonno ha fatto la guerra con il nonno dello scrittore, che suo cugino sta in Australia, che il viaggio narrato è proprio quello che desidererebbe fare, che l’amore non ha confini né di tempo né di spazio…
Tra tanti kepowner prima o poi troverà la sua anima gemella, perché ha scritto quello che lui sentiva.

Che sia un Natale fantastico, cari lettori: cominciate a scrivere il vostro kebook in Kepown e concorrete al concorso letterario gratuito “Io Pubblico” (www.kepownevents.com)”.  

 
 

 

Antonio Peragine

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