Da selfie a LGTB, un libro racconta la lingua del nuovo mondo

Da selfie a LGTB, un libro racconta la lingua del nuovo mondo

Il libro-viaggio nelle parole e nel tempo di due giornaliste cosmopolite, il primo capitolo è su “pandemia” 

 

©  AHMAD GHARABLI / AFP
–  Il selfie di un celebre cantante degli Emirati arabi Uniti, Walid Aljasim,  a Gerusalemme 

Il mondo cambia a una gran velocità e il linguaggio che serve a descriverlo, ma anche semplicemente a viverci, cerca di adeguarsi. Utilizziamo ogni giorno parole ed espressioni, spesso prestate da altre lingue, che fino a poco tempo fa non conoscevamo, o avevano significati diversi, o nemmeno esistevano: pensiamo a “selfie” oppure “narrativa”, “fact checking” o “Hikikomori”, o ancora all’acronimo LGTB. Da poco meno di un anno, pronunciamo o scriviamo quasi ogni giorno un nome scientifico, Covid-19, che rappresenta la tragica situazione globale in cui vi troviamo.

Proprio “pandemia” è la prima delle “parole della nostra identità identità perduta” affrontate da Cronache dal nuovo mondo (Mondadori, 174 pagine) di Vanna Vannuccini e Francesca Predazzi, giornaliste cosmopolite che hanno deciso di raccontare 29 parole o brevi espressioni emblematiche dei nostri giorni.

Mille nuove parole sul dizionario  

“Il mondo cambia e anche la lingua, basta pensare che nell’ultima edizione dello Zingarelli ci sono mille parole nuove e 3 mila individuate come “da salvare” perché sempre meno utilizzate, come lo stesso aggettivo ‘desueto’”, ha detto all’Agi Francesca Predazzi, da sempre molto interessata all’argomento grazie anche a una formazione da interprete. “Prendiamo Selfie, per esempio: è diventato la parola dell’anno nel 2013 per l’Oxford Dictionary e da noi sconosciuta all’epoca. Oggi anche vecchi e bambini sanno che cos’è”. L’anno seguente, la Società americana di psichiatria ha aggiunto la “selfite” fra i disturbi mentali (è grave se ci si scattano immagini da soli più di sei volte al giorno, si legge nel capitolo sul selfie).

Norbert Elias e il selfie 

Per ognuna delle parole scelte dalle autrici, di due generazioni diverse, si fa un’incursione nel passato degli ultimi decenni e in quattro continenti, grazie all’esperienza, agli incontri e alle interviste di Vanna Vannuccini rilette in una chiave attuale. Tornando al capitolo sul “selfie”, vi si cita il sociologo Norbert Elias, quando ad Amsterdam nel 1989 raccontava le sue osservazioni sull’interdipendenze che influiscono sulle vite individuali. La pandemia ha invece ricordato alle autrici il protagonista di un libro di Margaret Atwood del 2003, Crake: uno scienziato che sviluppa una nuova specie umana facendo scomparire la vecchia con un supervirus.

“Anche il Covid-19 appare come conseguenza di una natura che si ribella al supersfruttamento dell’uomo”, si legge nel capitolo sulla parola “pandemia”, e la stessa Atwood all’epoca aveva messo in guardia: “Bisogna diventare intelligenti molto rapidamente se non vogliamo produrre qualcuno come Crake che trovi il modo di renderci meno numerosi”. “La pandemia – ha spiegato Predazzi – può anche essere l’occasione di iniziare in un modo nuovo: per esempio, si vede già un tentativo di legare l’erogazione di fondi come il recovery fund ad azioni sul clima e a favore dell’ambiente”.  E’ meno ottimista Vanna Vannuccini, che ricorda un’altra espressione, “fact checking”. Nel 2003, la guerra degli Usa all’Iraq fu scatenata da una falsa notizia, quella sulle armi di distruzione di massa in mano a Saddam Hussein, la cosiddetta “madre di tutte le bugie”.

Hannah Arendt per capire le fake news

E’ l’occasione per citare Hannah Arendt: “diceva che il suddito ideale del regime autoritario non è il nazista o il comunista convinto, ma l’individuo per il quale non esiste più distinzione fra il vero e il falso. Ci siamo abituati a sentire bugie e a considerarlo normale. Perché cambi questo ci vorrà molto tempo”.

Attraverso l’analisi del linguaggio, Cronache dal nuovo mondo riesce ad affrontare le più varie tematiche dell’attualità, dalla questione femminile a quella più estesa del genere, dall’ambiente alle discrimazioni razziali, dalle migrazioni alla tecnologia. Molte di queste parole ed espressioni, spiega Predazzi, “creano incertezza e le persone si sentono confuse anche su cose che prima sembravano banali“, a partire dal genere. “Ce n’erano due, maschile e femminile. Ora, per fare un esempio estremo, la Commissione dei diritti umani della città di New York ne conta 31. Quello che ci ha più colpito è il ‘Two spirits’ che caratterizza certi guerrieri Sioux con un animo al tempo stesso maschile e femminile”. 

Per spiegare il Crispr, che consente l’”editing” genetico del Dna e avrà infiniti sbocchi nel futuro, si parte dagli incontri a Sarajevo durante la guerra dei Balcani, legando, come succede in tutti i capitoli/parola, i fatti di ieri alla lingua di oggi: “un viaggio nel tempo e delle parole per affrontare l’incertezza, slogan del nostro tempo”, chiosano le autrici. 

Antonio Peragine

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