Il bene che non è più comune. Conversando con Clemente Mastella.

Il bene che non è più comune. Conversando con Clemente Mastella.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Benevento riceve il saluto della cittadinanza. (foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Di Daniela Piesco

Vice Direttore www.progetto-radici.it

Sappiamo che la politica ha come scopo il perseguimento del “bene comune”, categoria che mai deve essere svuotata fino a diventare un puro nominalismo; né deve essere piegata a letture di tipo ideologico. Ciò farebbe venir meno ogni possibilità di visione e quindi di obiettivo. Il bene comune – una volta individuato nei suoi elementi essenziali – deve poi essere tradotto e sviluppato all’interno di ogni aspetto della vita sociale e dell’ordinamento dello Stato, secondo un dinamismo ancorato da una parte ai principi fondamentali del bene stesso, e dall’altra alle peculiarità dei diversi ambiti.

Il bene comune è un concetto che nasce da molto lontano. Ne parla Aristotele, che considera “beni” i fini che l’uomo persegue nel suo agire, tra i quali il fine più alto è la costruzione della polis, la città, e dunque, il bene comune. In tutto il mondo greco avere a cuore la vita della cosa pubblica era di primaria importanza, tanto che chi non se ne interessava era considerato idiota (che sta a sé; uomo semplice, rozzo, privo d’istruzione, di scarsa intelligenza).

Il concetto di bene comune lo troviamo poi nella civiltà romana nel significato di bene della collettività, la res publica, anche se non riceve grande attenzione ad eccezione di Cicerone e Seneca. Tornerà al centro dell’interesse nel XIII secolo, con S. Tommaso d’Aquino, che rielabora la riflessione di Aristotele e ne farà il perno della sua visione dell’uomo e della comunità umana.

Viene ripreso ,come sottolinea il Sindaco di Benevento durante la nostra conversazione, da alcuni filosofi del diritto di matrice anglosassone, interessati alla nozione di giustizia sociale (come John Rawls) e dalla corrente degli economisti che si interrogano sull’esistenza dei beni collettivi (tra cui il premio Nobel, Elinor Ostrom).

Ma,continua Mastella ,oggi il bene comune continua a risultare per molti anacronistico, soprattutto per il permanere di una visione individualista dell’uomo, che scardina alla base la possibilità di fondare la sua socialità e dunque la politica su un dato oggettivo attorno al quale convergere.

E dunque può essere utile, se non necessario, riflettere sull’importanza del bene comune come fine della politica, in particolare alla luce di quanto sta avvenendo in questo periodo di emergenza sanitaria.

Se vi fosse l’impegno di tutti ed in particolare della politica a tutelare la «dignità, unità e uguaglianza di tutte le persone» ,appunto il bene comune, fatti drammatici come quelli che stiamo vivendo potrebbero essere vinti o quantomeno ridimensionati.

Veniamo al dettaglio della nostra conversazione.

Mario Clemente Mastella ,per chi non lo conoscesse,(Ceppaloni, 5 febbraio 1947) è un politico italiano, sindaco di Benevento dal 20 giugno 2016.
Ex-esponente della Democrazia Cristiana, è stato fondatore di diversi partiti di ispirazione centrista, come il Centro Cristiano Democratico (CCD), i Cristiani Democratici per la Repubblica (CDR), l’Unione Democratica per la Repubblica (UDR), l’UDEUR, i Popolari per il Sud e l’UDEUR 2.0.
È stato ministro del lavoro e della previdenza sociale nel governo Berlusconi I dal 10 maggio 1994 al 17 gennaio 1995 e ministro della giustizia nel governo Prodi II dal 17 maggio 2006 al 17 gennaio 2008. È stato membro del Parlamento dal 1976 al 2008, prima come deputato e, negli ultimi due anni, come senatore.
Dal 2009 al 2014 per Il Popolo della Libertà è stato membro del Parlamento europeo, ove era già stato parlamentare tra il 1999 e il 2004, non venendo però rieletto nel maggio 2014 con Forza Italia.
È stato sindaco di Ceppaloni, suo paese natale, dal 1986 al 1992 e dal 2003 al 2008.
Viene considerato come uno dei politici italiani più trasformisti, essendo passato diverse volte, nella sua lunga carriera politica, da schieramenti di centrodestra a coalizioni di centrosinistra (e viceversa).

D)Egregio Sindaco la prima domanda è d’obbligo:cosa ne pensa delle risultanze delle elezioni presidenziali americane?E che influenza avranno sull’Europa?

R)Innanzi tutto mi auguro che termini questa assurda e scandalosa messa in scena da parte di Trump e si arrivi ad un rigore costituzionale per cui J.Biden venga dichiarato finalmente Presidente degli Stati Uniti d’America .
Poi mi pare abbastanza evidente che essendoci stata negli ultimi quattro anni dell’amministrazione Trum,una forma sregolata di rapporti non più di amicizia tra Stati Uniti ed Europa si possa ripristinare il rapporto storico tra le due parti dell’oceano.

D)Ho letto in una recente intervista queste sue dichiarazioni:«il peggiore di noi era meglio della maggior parte di questi» e che, comunque, fu «grillino ante-litteram»
Potrebbe spiegare cosa significa grillino ante-litteram?E perché voi eravate tanto migliori?

R)Prima di entrare in Parlamento, nel 1976, ero giornalista assunto in Rai, e guadagnavo molti più soldi. Potevo prendere il doppio stipendio, come tanti miei colleghi. Il mio caporedattore mi consigliò di “pigliare tutto fin quando puoi”. Rifiutai e mi misi in aspettativa, senza prendere più una lira dalla Rai.
Io per una serie di considerazioni ho un rapporto più diretto con la nostra gente sia da una parte che dall’altra dello schieramento politico,sia nel campo della democrazia cristiana di quel periodo sia nel partito comunista.
Oggi invece noto una forma abbastanza modesta per quanto riguarda i vertici che guidano partiti che hanno ancora un orientamento ideologico come i Cinque Stelle e la Lega stessa.
Sono saltati gli schemi che reggevano una forma di rapporto che era dialettico e anche di contrasto però trovava il modo di recuperare ad unità quando c’erano eventi drammatici. Si pensi al terrorismo. Oggi no .Allora DC e PC tennero fede all’impegno di rispondere alla guerra lanciata dai terroristi. Oggi non accade lo stesso per combattere la guerra lanciata dal Covid.Il contrasto avviene tra maggioranza e opposizione invece di avvenire tra tutti e il covid.

D)Perché lei è immeritatamente il volto della Casta?

Si è tentato di sottolineare questo tipo di aspetto totalmente caricaturale ma assolutamente no:non sono un privilegiato rispetto agli altri o meno privilegiato rispetto agli altri.Perlomeno sono in buona compagnia da parte di tutti .È ovvio che io ero quello meridionale ma ,soprattutto uno che stava da tanti anni sul piano della scena politica e dunque non sembrava vero trovare una forma di capro espiatorio nei miei confronti.

D)In un’altra intervista,ho letto,che lei ha sostenuto che le grandi divisioni tra le correnti della Democrazia Cristiana, che voi giovani guardavate come incolmabili dalla periferia, in quei corridoi dei palazzi romani finivano per oliarsi, per amalgamarsi(Cito testualmentele le sue parole .” De Mita parlottava con Andreotti, Fanfani chiacchierava con Scalfaro.”)Ecco perché oggi non si riescono a vincere i contrasti che invece tendono ad acuirsi sempre di più?Perché non si riesce a fare fronte comune nei confronti dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo?

R)Ne prendo atto mal volentieri.Posso solo consigliare di tornare a quello spirito originario e a imitare quella che è stata una forma esemplare di vivere la vicenda politica quando ci sono stati turbamenti che hanno toccato la democrazia come nel caso cui accennavo prima,del terrorismo.
Tra la fine degli anni sessanta e la prima metà degli anni ottanta l’Italia intera fu scossa dal terrorismo politico. Progressivamente sconfitto fino a ridursi a una dimensione marginale e sempre meno in grado di colpire, il terrorismo italiano rimane però uno dei nodi essenziali della nostra storia recente. Non solo esso ha segnato le vicende delle ali più radicali del nostro schieramento politico, ma ha rappresentato un drammatico problema generale per tutte le forze politiche, per lo Stato e per le sue istituzioni, per i suoi corpi di intelligence, di polizia e di giustizia, per gli interi equilibri che ne sono risultati in termini di coesione della compagine nazionale.Bisogna in questi momenti tutelare quello che gli anglosassoni da John Rawls in poi chiamarono il bene comune :viene prima il mio paese poi tutto il resto.

D)Perché secondo lei il Parlamento non conta più come allora?

R)Dipende da chi è in Parlamento. Un parlamentare può contare o non a seconda della sua capacità di esercitare la funzione e il ruolo che gli è assegnato dalla Costituzione Italiana. Oggi il parlamento si è rannicchiato, si è appisolato a questa forma nuova di non ingerenza trascurando la sua fondamentale funzione di essere in campo sempre e comunque. Invece lo ritrovo che assiste impotente a questa dialettica tra governo e regioni.

D)Qual’e’ il suo giudizio sull’operato del premier Giuseppe Conte durante il periodo di pandemia ?

R)Conte ha fatto molto bene nella prima fase .Oggi invece lo vedo più costretto ,magari,a fare opzione nella seconda .Non credo sia positivo trattare con tutti .Invece nella prima fase con il lockdawn è stato originalissimo, capace,esemplare,nel senso di imporsi con tutti e verso tutti .Del resto è la strategia che attuerebbe un generale.Si fa così nei momenti di difficoltà. Oggi assistiamo alla messa in scena costante e deleteria di tanti compromessi che a me personalmente non piacciono.

D)La Campania, almeno nel momento in cui si scrive ,resta zona gialla,ma qual è la sua opinione sulle misure attuate da un altro sindaco ,Luigi De Magistris ?

R)Mi pare che faccia il Masaniello in un periodo in cui il masanellismo è vietato.

D) Infine una disamina sulla realtà che sta governando, Benevento..

Quando sono arrivato mi sono trovato in una situazione in cui c’erano 142 milioni di debito.Questo ‘numero ‘è chiaramente indicativo su come sia stata gestita sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista amministrativo. Immediatamente ci siamo adoperati a fronteggiare tale dissesto realizzando ,con una serie di provvedimenti necessari ed urgenti, l’apertura di ponti e la costruzione di nuove scuole .Cose che non venivano fatte da anni.
In particolare con riferimento all’emergenza sanitaria che stiamo vivendo abbiamo risposto e continuiamo a farlo,alle esigenze più drammatiche attraverso la distribuzione di mascherine gratis ,attraverso uno screening gratuito a maggior parte della popolazione ,tenendo in debita considerazione soprattutto gli anziani.
Inoltre provvediamo a dare ristoro alle persone bisognose. Siamo stati vicino ai ristoratori e agli altri consentendogli di usufruire di spazi all’aperto quando le normative covid mettevano a rischio di utilizzo gli spazi interni e ciò ancor prima di provvedimenti del Governo. Abbiamo fatto quello che era giusto fare .Abbiamo sempre allertato e tenuta informata la popolazione sulla situazione dei contagi e sulle misure che man mano venivano adottate e devo dire che la stessa ha risposto in maniera esemplare .Oggi lavoriamo ancora con più forza di volontà anche se vedo in giro molta inquietudine. Di fatto lo spirito con cui si è affrontata la prima fase non c’è in questa seconda fase.Occorerebbe ritornare al modus procedendi della prima per vincere la guerra.Anche se la mia città e la mia provincia sono al 97 ‘posto nella graduatoria relativa alle zone più colpite.

Di Daniela Piesco

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