Coronavirus: La mia esperienza a Pechino

Coronavirus: La mia esperienza a Pechino

E’ tornata da qualche giorno ad Ostuni, Roberta Bari, la giovane insegnante che lavora e vive a Pechino da 9 anni. La nostra corrispondente a Pechino complice l’emergenza sanitaria che sta interessando parte della Cina per il Coronavirus, lontano comunque 1000 chilometri da Pechino, la professionista ostunese ha scelto temporaneamente di raggiungere l’Italia.

Roberta Bari*

Non me la sento di giudicare nessuno in questo momento, ma posso raccontare i miei sentimenti, le mie preoccupazioni, e le mie paure. Le mie preoccupazioni e le mie paure, che credo condividano in tanti, ma che altri ancora sottovalutano, o non ci si soffermano.

Non mi sento di giudicare chi, qualche giorno fa è ”scappato” dal nord per tornare a casa dai propri cari, nè condanno i genitori di questi ragazzi, che volevano solo averli vicini in un momento difficile.

Mi sento in questo momento di parlare in prima persona, per esperienza personale, e in particolare una situazione con cui convivo da quasi due mesi.

Il 19 gennaio, ero  a Pechino dove vivo da nove anni in ospedale per un’operazione, ed è scoppiato il caso del Coronavirus. In quei giorni tutto sembrava quasi normale e io tornata a casa per la degenza, tranquillizzavo i miei genitori e tutti gli amici che dall’Italia mi mandavano messaggi preoccupati per la situazione.

I primi giorni è passato tutto abbastanza tranquillamente: erano giornate di vacanza per il capodanno cinese, la festa più importante dell’anno, quella che tutti attendono per poter tornare a casa e riabbracciare i propri cari dopo un anno di duro lavoro e lontananza. Pechino ovviamente ogni anno si svuota per questo motivo: gli stranieri vanno in vacanza su qualche isola tropicale o tornano a casa, i locali restano a casa e visitano tutti i parenti, i lavoratori fuori sede tornano a casa nei villaggi di provincia per riabbracciare i propri cari. Quest’anno si respirava un’aria differente. In Cina si è già vissuto il dramma della Sars, ed ero sicura che avrebbero gestito con l’adeguata rigidità questa crisi. Vedere la preoccupazione negli occhi dei cinesi, vedere le loro reazioni, l’isolamento più totale anche in un periodo di festa. Forse in quel momento ero io a sdrammatizzare. Senza panico, poca preoccupazione ma sempre le giuste precauzioni, non pensavo sarebbe stata un’epidemia di questa portata.

Siccome la mia scuola era chiusa fino a data da destinarsi, chiudevano palestre e altri centri ricreativi, ho pensato di tornare a casa in Italia, per stare con i miei, fare la mia quarantena almeno in compagnia; e così è stato. Non ho abbraciato i miei genitori per settimane, li ho costretti a indosare mascherine e guanti usa e getta anche in casa, a disinfettare ogni superficie. Non ho visto nessuno per settimane, per proteggerli, per essere più serena anche io e vi assicuro che non è stato semplice.

Finita la quarantena sono andata a Milano per vedere anche mia sorella, per cambiare aria, per cercare di alleggerire un po’ l’umore incupito dal periodo di reclusione.

Qualche settimana di tranquillità, in cui l’incubo Coronavirus era embrato allontanarsi per un attimo, o quantomeno sotto controllo, i primi casi in Lombardia, la preoccupazione per mia sorella lì da sola, ma con la certezza della sua responsabilità nella gestione dell’emergenza. Fino a quando, non c’è stata l’onda di tutti coloro che dal Nord sono voluti tornare al Sud, per provare a scappare dal virus.

La differenza è che la mia dalla Cina non è stata una fuga dal’epidemia, ma sicuramente la voglia di stare con la mia famiglia. Spero che vista la situazione attuale in Italia, con gli ospedali e gli operatori sanitari allo stremo, ognuno abbia un po’ di accortezza nei piccoli gesti quotidiani. Se non ci preoccupiamo per noi stessi, almeno facciamolo per le persone a cui vogliamo più bene, quelle persone che ora non possiamo abbracciare, ma con cui presto ricominceremo a condividere momenti speciali.

Non mi sento di colpevolizzare nessuno, ma volevo raccontare la mia esperienza dopo aver visto la Cina diventare pian piano un paese fantasma, e ora dover vedere la mia Italia nella stessa situazione.

Roberta Bari

-Rappresentante Associazione Nazionale Italiani nel Mondo ìANIM’ Circoscrizione Consolare di Pechino – segreteria.anim@gmail.com

Corrispondente del CorrierePl redazione@corrierepl.it

 

Redazione

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