Twitter mi censura ancora

Twitter mi censura ancora

di Malachia Paperoga

Pubblichiamo un intervento del giornalista Yasha Levine, che ha sperimentato la censura che Twitter può operare senza fornire alcuna spiegazione in merito. Il ricorso massivo alla sistematica censura dai parte di social media privati, totalmente esenti da responsabilità verso chicchessia, denota una pericolosa deriva autoritaria della società odierna. È triste constatare che molti sprovveduti ancora invocano l’intervento di queste società per silenziare coloro che esprimono una opinione diversa dalla propria. Senza rendersi conto che saranno i prossimi ad essere censurati alla prima occasione.

Di Yasha Levine

Già da una settimana Twitter ha bloccato il mio account a causa di un tweet che faceva riferimento al mio recente articolo su “Immigrati come arma” – quello che parlava dell’impeachment a Trump e della “Dottrina Ucraina”. Ancora non ho alcuna informazione su come Twitter abbia preso questa decisione e come sia successo – e questo anche dopo che un rappresentante delle pubbliche relazioni di Twitter ha risposto alla mia mail e si è offerto di spiegare cosa è accaduto. In realtà, la risposta di Twitter è la cosa più irritante di tutta la vicenda.

Ho mandato a Twitter una mail il 24 dicembre, chiedendo alla società di spiegare come ha iniziato a censurare le opinioni politiche sulla sua piattaforma. Una rappresentante mi ha risposto qualche giorno dopo. Ma prima che accettasse di darmi i dettagli di quanto era avvenuto, mi ha chiesto di non citarla direttamente e di mantenere quello che mi diceva “in sottofondo” e “solo per capirci”. Nel mondo del giornalismo e delle relazioni dei grandi media, questo dovrebbe essere un segno che il tuo contatto si aprirà e discuterà gli avvenimenti in maniera un po’ più franca, Ti diranno quello che è successo, ma non vogliono che la cosa venga attribuita direttamente a loro.

Ho accettato, pensando che fosse l’unica maniera che avevo per carpire qualche informazione da questa società notoriamente opaca nelle comunicazioni.

Che cosa mi ha detto la rappresentante? Nulla. Anzi, peggio che nulla. Ha ignorato tutte le mie domande e ha semplicemente ripetuto lo stesso messaggio generico che avevo ricevuto dal sistema di censura di Twitter quasi una settimana prima:

In background / secondo Twitter: il tuo account è bloccato per aver violato le Regole di Twitter. Come da comunicazione a te inviata dal Supporto Twitter, ti è richiesto di cancellare un Tweet per riprendere l’accesso al tuo account.

In pratica era un grande “vai a farti fottere”. Punto. Ora Twitter ignora le mie mail.

E perché non dovrebbe? Twitter è una piattaforma privata. Posso anche essere un famoso giornalista con una certa rispettabilità nel mainstream e avere un certo numero di sostenitori dalla mia parte, ma non ho comunque alcun diritto su Twitter – salvo quelli che la compagnia ritiene di concedermi. Quindi non posso fare nulla. Ho usato Twitter da giornalista per anni nel mio lavoro, ma [il mio account] può essere chiuso, cancellato e sparire con la semplice pressione di un bottone senza possibilità di ricorso.

L’America non è l’Unione Sovietica, ma ovviamente questo non significa che la censura non esista. In questo caso abbiamo appaltato la censura dei nostri media politici a un potere privato concentrato e che non è responsabile verso nessuno: società che sono totalmente integrate nell’establishment finanziario, politico e di sicurezza nazionale. Ed ecco come funziona questo potere: in maniera opaca e senza guardare in faccia nessuno.

https://mobile.twitter.com/yashalevine/status/1210690828558979072

Non sono certo il primo e di sicuro non sarò l’ultimo a rendermene conto. Succede in ogni momento, a tutti i tipi di persone. Quello che è stupefacente è che c’è un costante appello a un maggiore, non minore, controllo della libertà di parola da parte di queste società.

—Yasha Levine

PS: Naturalmente, funziona anche al contrario. Twitter può collaborare con il nostro apparato di politica estera per mantenere aperte le comunicazioni, anziché chiuse e censurate.

Traduzione:

Washington attinge a una nuova forza potente nella diplomazia (16 giugno 2009)

Washington – L’amministrazione Obama sostiene di avere cercato di evitare parole o azioni che potessero essere viste come un intromissione americana nelle elezioni presidenziali iraniane e nelle loro tumultuose conseguenze.

Eppure lunedì mattina un funzionario 27enne del Dipartimento di Stato, Jared Cohen, ha mandato una richiesta insolita via mail a Twitter: ritardare la manutenzione programmata del suo global network, che avrebbe interrotto il servizio mentre gli iraniani usavano Twitter per scambiarsi informazioni e per informare il mondo esterno riguardo alle crescenti proteste intorno a Teheran.

La richiesta, indirizzata a un co-fondatore di Twitter, Jack Dorsey, è un’altra pietra miliare per i nuovi media: il governo degli Stati Uniti riconosce che un servizio social di internet, che fino a quattro anni fa non esisteva, ha la possibilità di cambiare la storia di un antico paese islamico.

“Si è trattato solo di una chiamata per dire ‘sembra che Twitter stia giocando un ruolo importante in un momento cruciale per l’Iran. Potreste lasciarlo funzionare?'” ha dichiarato P.J. Crowley, assistente segretario di Stato agli affari pubblici.

Twitter ha esaudito la richiesta, dichiarando lunedì in un post che ritardava l’aggiornamento del sito fino al tardo pomeriggio di martedì – le 13:30 ora di Teheran – perché i suoi partner riconoscevano “il ruolo che Twitter sta attualmente interpretando in quanto importante strumento di comunicazione in Iran”. La piattaforma ha ripreso a funzionare normalmente martedì sera.

Il Dipartimento di Stato ha sostenuto che la sua richiesta non costituiva un’interferenza. Cohen, secondo loro, ha contattato Twitter solo tre giorni dopo il voto e ben dopo che le proteste erano iniziate.

Redazione

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